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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0044

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LA S1TULA ITALICA PRIMITIVA

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Ho già toccato della voluta, che si riattacca alle
linee uscenti ad angolo dalla bocca del leone. Questa
è fatta, come tutte le altre della presente situla, con
una linea incisa a scarpello ed una rilevata, mediante
una serie di bottoncini. Una seconda voluta simile è
appaiata simmetricamente con essa, anzi si sviluppa
da essa. Due altre appaiono più giù situate capric-
ciosamente una sopra l'altra. Altre ancora sorgono sotto
e sopra al corpo della fiera, e quelle di sotto sono
sormontate da una foglietta capovolta. Una di quelle
di sopra poi è con una lineetta incisa ridotta a forma
di conchiglia (elix).

Il secondo quadrupede assomiglia nelle forme al
primo, salvo che ha il corpo più allungato e la testa
umana. Trattasi di una Sfinge, che noi già conosciamo
neH'oruainentazione delle nostre situle, avendola ve-
duta figurata nella seconda zona della situla Benve-
nuti. Le parti animali sono trattate come nella fi-
gura precedente, con eguali rilievi, con le stesse in-
cisioni; ala e coda sono pressoché identiche. Il volto
umano ha espresso l'occhio con un grosso bitorzolo,
l'orecchio con una specie di virgola, la bocca con un
breve trattino inciso. Notabilissima è la copertura del
capo consistente in un pileo sormontato da un apice, la
cui punta è rivolta indietro. Dalla nuca scende abbon-
dante la capellatura, che lungo il collo prende l'aspetto
della giubba leonina del primo animale.

La nostra Sfinge è tutta circondata da motivi de-
corativi posti per riempimento d'ogni spazio. L'orrore
del vuoto si manifesta in questa situla assai più che
nelle altre. Le volute, che abbiamo vedute intorno
al leone, sono qui combinate con fogliami e disposte
in isvariata guisa, per lo più con la ricerca della sim-
metria. Così dinanzi al petto della Sfinge due volute
partono attorcendosi esteriormente ed hanno in cima
ambedue una palmetta. Altre due volute simmetriche
si aprono sopra la schiena, e dal piccolo arco che
le congiunge si spicca un'altra palmetta con le foglie
allungate. Dall'alto scendono due riccioli rivolti in giù
aventi 1' uno una, 1' altro due foglietto. La voluta o
spirale fra mezzo alle gambe posteriori, chiusa da linea
trasversale ha preso qui pure la forma di una conchi-
glia (elix). La superficie della lamina sotto al ventre
dell'animale è guasta dall'ossido, ma lascia scorgere,
sebbene non nitidamente, la voluta e i fogliami che
erano sparsi anche quivi.

L' ultima figura è un uccello dal grosso e lungo
collo, che, nonostante talune divergenze, ricorda da
vicino le figure di uccelli delle piccole situle Capodaglio
E-G della tomba 103 e della maggiore baccellata H
della tomba 105 (tav. II). Sembra essere espresso un
uccello acquatico della specie delle oche. Il collo è
con un attorcimento piegato in avanti. L'ala però, in
luogo di essere sollevata come nelle figure delle dette
situle, è abbassata. La posteriore parte del volatile
con la punta dell'ala e la coda manca, essendo guasta
e perduta una piccola porzione della lamina. Mo-
struose e stranissime sono le gambe di questo uccello,
le cui proporzioni e il modo come sono articolate, le
renderebbero adatte piuttosto ad un quadrupede. Fra
mezzo alle due gambe bizzarramente sollevate appare,
a mala pena visibile per l'ossidazione della lamina,
un'altra curiosa figura: una testa umana, il cui collo
finisce in una specie di coda spiegata a ventaglio;
« quasi una compendiosa rappresentazione di Sirena »,
coni' ebbi a chiamarla altra volta (').

Sotto e sopra all'uccello appaiono fogliami e volute
in grandissima copia e ivi sparsi senza ordine.

La seconda metà della rappresentanza, che occupa
l'altra lamina componente la situla, è una ripeti-
zione della prima, non rigorosamente esatta per duo
ragioni; prima perchè le tre figure del leone, della
Sfinge e dell'uccello, sebbene egualmente disposte e
rispondenti al medesimo schema, sono tuttavia lavorate
a mano libera e non impresse mediante punzoni, onde
dovevano necessariamente riescire in taluni particolari
disformi dalle altre. In secondo luogo anche maggiore
libertà ha serbato a sè l'artista nel foggiare e nel
distribuire le volute e i fogliami riempitivi degli spazi
vuoti.

La figura del leone, che è in grandissima parte per-
duta per la rottura del vaso, ha la testa assai meglio
trattata di quella dell'analoga figura dell'altra lamina.
V'è nell'occhio e nell'apertura delle fauci qualche cosa
di più espressivo e più rispondente alla natura feroco
della belva. Dall'estremità superiore della bocca pende
un lungo ramo e i soliti viticchi a volute. La giubba
è più larga, il collo meno assottigliato in alto, che
non siano il collo e la giubba della figura corrispon-

(') Cfr. Rendiconti della R- Accademia dei Lincei ; ci. ili
scienze morali, voi. II (1893), p. 224.
 
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