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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0112

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211

LA SITUILA ITALICA PRIMITIVA

212

fra l'ima e l'altra Etruria avvenuta appunto nel tempo,
in cui l'arte ionica dominava al sud dell'Appennino ;
per la mancanza nella regione bolognese di germi, da cui
potesse trarrò origine la decorazione figurata delle si-
tuie; per la assoluta priorità cronologica della situla
Benvenuti a rispetto delle due situle affini di Bologna.

Escluso l'influsso dal sud, rinnoviamoci la domanda:
Da che parte giunse a esercitare la sua azione sul
Veneto l'arte ionica ? Non per le vie di terra : nè dal
nord, nè da occidente.

Dall' occidente questo non avrebbe potuto avve-
nire che per opera de' Galli immigrati nella re-
gione transpadana occidentale, i quali avessero por-
tato seco elementi presi dai Focesi di Marsiglia. Ma
la civiltà gallica della Transpadana non ci ha of-
ferto che monumenti isolati dell'arte decorativa delle
situle, generalmente improntati di uno stile grosso-
lano e imperfetto ; e, che è più, monumenti apparte-
nenti a strati ed a gruppi assolutamente posteriori
agli strati e ai gruppi delle più antiche situle euganee.
Queste adunque dovevano riguardarsi come prototipi
di quelle, non viceversa.

Quanto alla derivazione dal nord o nord-est del-
l'arte figurativa delle nostre situle, converrebbe si
potesse dimostrare il passaggio dell'arte ionica attra-
verso ad una via terrestre, che ponesse in comunica-
zione la penisola balcanica e l'Italia superiore.

Che la ipotesi non sia ammissibile dimostrano vari
dati.

Anzitutto abbiamo osservato e ripetuto più volte
che anche le situle della zona austriaca sono uscite
da gi'uppi sepolcrali seriori per rispetto a quelli, cui
spettano le più antiche situle atestine ('), e gli ele-
menti zoomortìci che vi riscontrammo, giudicammo
derivati appunto dall'arte veneta.

In secondo luogo, come giustamente ha osservato
l'Hoernes, nella parte nord-ovest della regione balcanica,
nella Bosnia ad esempio, ove pure in quest'ultimo se-
colo si esplorarono vaste zone cimiteriali e si ricu-
perarono monumenti preistorici d'altissimo rilievo, non
si trovò mai nessuna traccia di lavori in bronzo figu-
rati di questa specie (2).

(') Cfr. parte I, col. 225 e sgg., parte II, col. 127 e in questa
parte III il cap. V, § 3.

(2) Hoernes, Urgesch- dcr Kunst, p. 673-674.

In terzo luogo gli argomenti dottamente allegati
dall' Helbig per dimostrare antichissime relazioni ter-
restri fra la penisola balcanica e l'Italia superiore ('),
analizzati ed escussi dal Pais in una di quelle sue me-
morie, nelle quali alla profonda conoscenza delle fonti
risponde l'acume finissimo della critica (2), non si pos-
sono avere altrimenti come prove di siffatte relazioni ;
perocché essi « o falliscono interamente al loro scopo
o servono invece ad attestare antichissime relazioni
marittime » (■'').

E infatti, quando noi abbiamo escluso tutte le
vie terrestri per il passaggio delle forme decorative
dell'arte ionica nel Veneto, le vie del sud, dell'ovest,
del nord ; non rimane aperta che la via orientale :
quella dell'Adriatico.

Ci richiamiamo interamente alle osservazioni, pog-
giate sullo studio rigoroso delle fonti, con le quali
il Pais si fa a comprovare l'alta antichità dei rap-
porti fra la Grecia e l'Italia attraverso all'Adriatico.

Un noto passo di Erodoto (I, 168) attribuisce ai
Focesi di avere scoperto quel mare; ma, innanzi ai
Pocesi, negoziatori e pirati corinzi e corciresi, che
l'a. 625 av. C. avevano fondata Epidammo, dovettero
senza dubbio spingersi in esso (4).

Un frammento importantissimo del partenio di
Alcmano, ove si ricorda il xshjg 'Evenxóg, frammento
che, sfuggito agli storici, fu richiamato opportunamente
dal Pais, e messo in rapporto col mito di Diomede
divulgato e localizzato nel Veneto, aggiunge nuovi
dati per credere alla navigazione dei Greci sino alle
estreme coste settentrionali dell'Adriatico (5).

Finalmente, lasciando stare gli altri indizi, che
le fonti letterarie studiate dal Pais hanno serbato di
siffatte navigazioni, non dobbiamo tacere, come la no-
stra congettura, che i Greci esercitassero un' influsso
artistico sul Veneto per via marittima, cammini di
pari passo con quella del Pauli concernente l'origine

(') Helbig, L'epopèe komerique, p. 105 e sgg.

(2) Pais, Intorno alle più antiche isolazioni tra la Grecia
e l'Italia, nella Rivista di Filologia e d'Istruzione classica XX
(1891), p. 177 e sgg. L'articolo è rifuso e inserito come III
appendice nella Storia della Sicilia e della Magna Grecia, I,
p. 422 e sgg.

(3) Storia cit., p. 435.

(4) Pais, op. cit., p. 435.

(5) Pais, op. cit., p. 435 e sg.
 
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