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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0115

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217

STUDIATA SPECIALMENTE IN EST E

218

EPILOGO

Abbiamo condotto a compimento la nostra mono-
grafia, secondo il disegno, che esponemmo nell'avver-
tenza messa innanzi alla prima parte. Il disegno era
di offrire la storia di uno de' prodotti, che le industrie
primitive elaborarono specialmente nella regione ve-
neta, appiè de' Colli Euganei : il vaso di bronzo a
tronco di cono rovescio, noto agli archeologi col nome
di situla. La storia di un vaso di tipo e caratteri
ben determinati, come era tema di per sè semplice
e modesto, così poteva parere eziandio arido e povero
di risultati. Senonchè conferivano all'argomento inte-
resse archeologico non comune la importanza, che il
vaso assunse fra gli antichi Veneti, la frequenza straor-
dinaria degli esemplari, che ne uscirono in luce, la
copia, la varietà, i pregi artistici delle ornamenta-
zioni, che gli furono in processo di tempo appropriate.

Ma l' interesse del tema veniva poi a crescere agli
occhi nostri per i rapporti, onde quel vaso collegavasi
con tutto lo insieme delle industrie paleoitaliche. Trat-
tavasi di studiarlo nell'ambiente, nel quale appariva;
di sorprendere il momento, il luogo, le circostanze
della sua prima manifestazione, di tener dietro ai mo-
menti, ai luoghi, alle circostanze delle sue esplica-
zioni successive. Bisognava indagare se la sua origine
fosse paesana o forestiera; se esso fosse da collegare
con gli elementi delle industrie vetuste, risalenti alla
età del bronzo, o con altri penetrati di poi nella penisola
da estranee regioni e determinanti il passaggio della
civiltà italica alla cosidetta prima età del ferro. Nel
seguire lo svolgimento tipico e formale della situla era
mestieri parimenti non perder mai di vista le condizioni,
in cui ci si presentava, gli usi cui serviva, le associa-
zioni di essa con altre suppellettili metalliche e ce-
ramiche. Solo così era sperabile riuscire a porre in
chiaro le ragioni dello svolgimento del vaso ; a quali
centri produttori fosse dovuto; quando si propagasse

così largamente e così riccamente si ornasse nell'Italia
superiore ed oltr'Alpe.

Se le nostre indagini abbiano sortito ogni desiderato
effetto non osiamo davvero affermare. Possiamo dire
soltanto di aver tenuto sempre presente in ogni inve-
stigazione la necessità di uno studio obbiettivo del vaso,
guardato in rapporto con le altre manifestazioni della
civiltà paleoitalica. E ponemmo ogni cura a sfuggire
un difetto, che occorre molto più spesso che non si
creda nelle moderne ricerche archeologiche di simil na-
tura : 1' uso esclusivo e isolato del metodo tipologico, il
quale conduce spesso a deduzioni lontane dal vero. Que-
sto metodo crediamo debba esser sempre non solo coor-
dinato, ma subordinato alla indagine dei dati topografici
e del materiale archeologico, di cui l'oggetto, che si
studia, forma parte integrante. Per la coscienziosa ap-
plicazione di siffatti criteri abbiamo fiducia che le
deduzioni principali ricavate dal presente studio non
siano poggiate su basi malsicure.

La situla, quale appare primamente nella pienezza
della civiltà villanoviana dell' Etruria marittima, ripete
origine forestiera: origine, dicemmo, orientale. Maurizio
Hoernes (') ha dato troppo peso ad un raffronto, che, a
meglio suffragare questa attribuzione, ponemmo fra le
situle dell' Etruria e un vaso, che appare figurato fra
i tributi dei Kefa nella celebre tomba di Reckmara :
raffronto, che non pare agli occhi suoi decisivo. Ma
noi pure siamo stati lontanissimi dal reputarlo tale, dal
dare ad esso importanza più che mediocre. Concedemmo,
concediamo volentieri, il vaso di quella tomba esser al-
tra cosa e per la preziosità del materiale e per le deco-
razioni e per il singolare coperchio, sebbene nel gruppo
delle situle atestine ci sia un esemplare ornato, come

(') Mittheil. der Anthrop. Geselkchaft, XXVIII, p. 46.
 
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