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LA SITULA ITALICA PRIMITIVA

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quello, di baccellature. Ma ci bastava additare quel vaso,
perchè la sua forma a tronco di cono rovescio rispon-
deva genericamente a quella fondamentale della sitala
italica, la cui provenienza ultramarina crediamo di aver
indiscutibilmente dimostrata per via di altri argomenti
di capitale valore, desunti dalla analisi del mate-
riale, in mezzo a cui nell' Etruria la situla venne
alla luce.

Purtroppo di molti vasi paleoitalici dell' età di
Villano va apparsi nell' Etruria non si sono trovati an-
cora i prototipi orientali o greco-orientali. Ma chi
non sa quante e quali indagini restino ancora da com-
piersi in quelle terre lontane per strappare ad esse
i tesori, che ancora racchiudono; per rintracciare i
centri primi di produzione e di propagazione d'opere
d'industria o di arte, che fuor di dubbio non nacquero
in Italia per generazione spontanea?

Riconosciuta del resto la provenienza esotica del
tipo del vaso, lo vedemmo, se non uell'Etruria propria,
nelle contrade transappennine prendere uno sviluppo
prodigioso: acclimatarsi, italianizzarsi, diventare cosa
nostrale e delle più caratteristiche. Essendo strettissimi
i rapporti fra 1' Etruria e la valle del Po, nel tempo
in cui la situla penetrò nell' Etruria, cioè intorno al
secolo Vili av. C, questo vaso passa ben presto con
tutto il patrimonio industriale, al quale il commercio
sulle coste del Tirreno aveva dato un impulso pode-
roso, nella regione bolognese, ed è accettato dagli
abitatori di quelle contrade. Di là il vaso si propaga
oltre il Po: da un lato nel Veneto, dall'altro nella
Lombardia. E dal Veneto sale nelle regioni delle Alpi
e dell' Europa centrale.

Dappertutto, nel Bolognese da prima, poi nelle
altre regioni, la situla si riproduce, anche per ragione
d'indole economica, dal metallo nella terracotta. Nel
Veneto e in ispecie in Este essa viene ad assumere
una funzione rituale funeraria. Anche nelle necropoli
arcaiche bolognesi si depone nelle tombe, ma come
parte della suppellettile, come vaso da liquidi. Nelle
necropoli venete invece diventa essa l'ossuario; e si usa
in cambio dell' ossuario panciuto o biconico dell' età
anteriore, più o meno affine all' urna villanoviana, il
quale a poco a poco cade in dissuetudine, finché scom-
pare. L'uso dell' ossuario a situla segna proprio l'inizio
di una nuova èra di civiltà del paese : il secondo pe-
riodo della civiltà atestina.

Neil' Etruria e nel Bolognese il vaso metallico si
fabbrica semplicemente con la consueta tecnica, senza
ornarsi. Ma ad Este esso riceve una serie di motivi
geometrici, i quali, non creati apposta, ma trascelti
fra quelli noti alla civiltà di \ illanova, si dispongono
intorno al vaso con elegante e armoniosa varietà. Ta-
luni di codesti motivi, i grandi circoli e le protomi
di serpi o d' uccelli, combinati armoniosamente si ri-
petono in più esemplari di Este, in uno di Rivoli
Veronese, ed escono dall' Italia e percorrono un lungo
cammino insino alla Baviera, all'Ungheria, alla Da-
nimarca. Sono le prime espansioni e irradiazioni del-
l' arte italica: di queir arte, che valicando le barriere
alpine e spingendosi in remote contrade riuscirà a poco
a poco, nel lento passaggio de' secoli, a rompere, a
diradare, a dissipare le fitte nebbie della barbarie nor-
dica, a diffondervi la sua serena e vivida luce.

L'ornamentazione geometrica delle situle, contraf-
fatta nelle imitazioni fittili con una tecnica curiosa e
singolarissima, quella delle borchie di bronzo conficcate
nell' argilla, ci ha condotto a trattare largamente e
sistematicamente la questione dell'origine e del pro-
gresso di codesta tecnica. Ne trovammo nel territorio
etrusco e nel falisco i primi germi; spiegammo le ra-
gioni del suo svolgimento, essenzialmente collegato
alle industrie metallurgiche; notammo il suo raro
apparire nel Bolognese, il suo strano apparire nelle
terremare dell' Emilia, e tenemmo dietro alla rigo-
gliosa fioritura di cotesta tecnica nella regione ate-
stina e alle forme svariate de' vasi, cui fu adattata.

Giunti alla ulteriore ornamentazione delle situle,
la figurata zoomortìca, la analizzammo nei singoli esem-
plari atestini, e, determinati i caratteri assunti via
via da essa, la estensione eh' ebbe nel Veneto e fuori,
a occidente nella Lombardia, a mezzodì nel Bolognese,
al nord ne' paesi alpini, ci ponemmo a cercarè la ge-
nesi delle nuove forme ; e, per via di particolari, mi-
nute e precise comparazioni ci parve di trovarne i
sicuri prototipi nell' arte arcaica greco-orientale o ionica.

Se noi non avessimo tenuto conto delle circostanze
topografiche, che accompagnarono le scoperte delle
situle e in particola!- modo della più antica situla
atestina e delle due di Bologna, saremmo stati senza
fallo indotti a ripetere l'introduzione di queste forme
nel Veneto dall' Etruria propria, dove l'arte ionica
penetrò e dominò lungamente. Senonchè per gravi ra-
 
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