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AUFIDENA

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Le mura (tav. Ili, A, B) sodo costruite di blocchi
informi di calcare ippuritico del luogo, disposte ad
apparecchio cosidetto ciclopico, unite con fango e
riempite a sacco. I blocchi non sono molto grandi, le
misure d'uno dei maggiori sono m. 1,45 X 0,75 X 0,50.
Qua e là si notano rinzeppature di sassi piccoli negli
interstizi. Lo spessore del muro è di m. 2,50 e l'al-
tezza non si può calcolare, essendo ovunque diroc-
cato in alto ; tuttavia i punti meno scoronati ci dànno
un' altezza di m. 3,00. La cinta è conservata special-
mente nel lato nord-ovest; è utilizzata la roccia in
più punti ad est. Lo stile di queste muraglie, an-
ziché ricordare la costruzione delle mura di Tirinto
e di Micene o quelle poligonali delle città volscbe ('),
rammenta piuttosto le rozze costruzioni della Basili-
cata (2) e alcune muraglie di città cretesi (3). È un
sistema molto primitivo di architettura militare che
trova riscontro in altre simili cinte di mura che esi-
stono nella vicina regione peligna (4).

tas-Manatt, Mycenaean aqe, p. 369 ; per Gulàs approssimativa-
mente dalla pianta dell'Evans, The city ofZeus, in Annual of
the British school at Athens, 1895-96, tav. V; per Glia dal
Noack, Ath. Mitth. 1894, p. 405 e sgg. ; per le città Lucane da
piante e misure fornitemi dall'egregio ispettore degli scavi
prof. Vittorio De Cicco e dal Lacava, Top. e storia di Meta-
ponto, Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e Basilicata;
per Norba dalla pianta dello Knapp nei Monumenti delVInst.
1829; per Alatri dai rilievi fattine dal eh. arch. G. B. Giove-
nale; per la terramara Castellazzo di Fontanellato, dal Pigorini,
Notizie degli Scavi 1892, p. 452 ; per Eoma da misure for-
nitemi dal prof. G. Gatti.

(!) Cfr. Mariani, Nuova Antologia 1896, p. 557 sgg.; Fro-
thingham, nell'American Journal of Archaeology, 1897, p. 62
segg. ; 1896 p. 197 segg. ; De Cara, fi Lazio e i suoi primi
abitatori, Atti della Pontificia Accademia di Arch. 1899,
tav. II e figg. nel testo ; Giovenale, I monumenti preromani
del Lazio, ivi, 1900.

(2) Mariani, Bull. Comm. Arch. Munic. 1896, p. 52 e
nota 6; Lacava, Storia di Metaponto, tav. XVIII = Baumeister,
Deukmaeler fìg. 1779; Patroni, Notizie degli Scavi 1897,
p. 112 segg.

(3) Mariani, Antichità cretesi, nei Mon. Lincei, VI, p. 108
e segg., fig. 69, 71 di Gulàs; Taramelli, Ricerche archeolog.
cretesi, nei Mon. Lincei IX, 1899, fig. 6, diAxòs; ed inoltre
le mura di Hyrtakina.

(4) De Nino, Notizie degli Scavi 1866, p. 170 (Roccacin-
quemiglia); Balzano, Dove fu Aufidena, p. 12, nota 17. Il De
Nino nella sua Archeologia Leggendaria, p. 35 segg., nota
mura ciclopiche nelle segg. località: Roccacasale, Introdacqua,
Prezza, Raiano, Vittorito, Canzano, Sulmona, Pacentro, S. Be-
nedetto in Perillis. E nei paesi vicini dei Marsi, ad Ortona,
Notizie degli Scavi 1892, p. 240, a Penna de' Marsi = Ar-
chippe (?), a S. Pelino, le Murate del Diavolo presso Pizzoli
etc. ed in quello dei Vestini, a Civitaretenga, v. Notizie degli
Scavi 1896, p. 169.

Nella valle Curino ho detto che doveva esistere
il centro della città antica ; e oltre alle ragioni topo-
grafiche, abbiamo anche argomenti archeologici per
dimostrarlo. In essa furono praticati degli scavi dal
comm. De Nino nel 1879 ('), il quale vi rinvenne
avanzi di edifici romani e ciò che egli suppose esser
l'area dell' antico fòro. Ora è probabile che anche nel-
l'epoca preromana questo luogo fosse destinato alle
riunioni ed ai monumenti pubblici.

Un saggio di scavo fatto da me nel 1898, nella
parte più alta della Valle Curino e precisamente
nella leggera insenatura centrale dell' acropoli orien-
tale, ove pare che imbocchi la strada delle Vigne
Cafise, malgrado il breve tempo impiegato, mise in
luce alcuni blocchi lavorati che dovevano appartenere
a qualche edificio e dei piccoli frammenti di fittili.

Oltre a ciò, dalla valle Curino sono venuti in
luce alcuni pochi oggetti di suppellettile anche pre-
romana, i quali dimostrano non soltanto come il
centro da noi descritto fosse abitato, ma anche con-
temporaneamente alla necropoli ; e quindi una esplo-
razione sistematica dell' acropoli, specialmente della
Valle Curino, offrirebbe certamente materiale utile a
ricostruire la storia della città. Sugli oggetti scoperti
nel Curino tornerò più tardi a parlare; ora debbo
completare la descrizione della città stessa.

Poiché il lato orientale dell' acropoli formava una
lunga barricata naturale che separava la Valle Cu-
rino dalle bassure ad oriente e specialmente dalla via
che scendeva alla necropoli, erano stati praticati tre
tagli artificiali nella roccia (fìg. 2) a guisa di strade,
larghe circa m. 2,20, le quali come tre porte mette-
vano in comunicazione la città con la insenatura detta
Vigne Cafise, la quale era la strada più diretta alla
necropoli che si stendeva nei piani al di là del Rio-
torto a sud-est della città.

Tali porte a canale hanno le pareti a picco e se-
guono non una linea retta da ovest ad est, ma bensì
sono leggermente arcuate in pianta, forse per ren-
derne più facile lo sbarramento in caso di pericolo
(v. Tav. VII a b c).

Altri ingressi riconoscibili alla loro struttura archi-
tettonica non mi è stato concesso constatare nella città,

(l) Vedi appr. p. 242.
 
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