Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
403

AUFIDENA

404

dena doveva essere piombata, dopo aver specialmente
fiorito nell'età più arcaica (').

Se ora ci vogliamo fare un' idea della civiltà ante-
riore al periodo rappresentato dalla necropoli di Alfe-
dona in questa regione, meglio che gli scarsi avanzi
di altro località del circondario di Sulmona, ci soc-
correrà un confronto colle antichità della Valle della
Vibrata, ove possiamo seguire la successione della
civiltà archeolitica, neolitica, eneolitica, del bronzo e
del ferro, presso un popolo che non deve aver variato
molto sostanzialmente, malgrado le varie influenze
« italiche » ed i contatti colla civiltà di Villanova.
Malgrado finora sia prematuro formulare una teoria a
questo riguardo, mi sembra che si possa ritenero la
civiltà sabellica come un derivato della civiltà eneo-
litica; questa ha persistito infatti nell' Italia meridio-
nale e nel litorale Adriatico molto di più che nelle
regioni presto invase dalla civiltà Villanoviana (2).
E tale idea trova conferma anche nel fatto che antro-
pologicamente la popolazione di Alfedena mostra ca-
ratteri omogenei, privi d'infiltrazioni e propri delle
razze meridionali dell'Italia (3).

La civiltà indigena in Alfedena non ha lasciato
tracce posteriori al IV-III sec. C è da credere che i
Romani, conquistando quel territorio, abbiano trovato
quei Caraceni montanari nelle condizioni di civiltà
rappresentateci dalla parte più recente della necropoli.
La popolazione però dopo quel periodo si romanizzò
rapidamente ed il quadro dello sviluppo ulteriore di
questa civiltà sotto le influenze romane ci è ben rap-
presentato dalla necropoli di Corfinio, che appunto a
tali tempi discende. In essa gli elementi locali dei

(') Osservisi infatti come la zona A, più lontana dalla
città, contenga tombe povere; v. anche le tombe della Madonna
del Campo e dell' Ortorotondo.

(2) In quanto alla cronologia delle antichità dell'Italia me-
ridionale, io non sono d'accordo col mio amico Patroni; egli,
poiché nelle sue esplorazioni trova molto materiale di carattere
eneolitico, 6 indotto ad assegnare a questo una data molto an-
tica; io invece, notando le sopravvivenze e le persistenze di
costumi e di arte neolitica fin nell' età del ferro, credo che le
stazioni o necropoli dell'Italia meridionale dal Patroni attri-
buite all'eia eneolitica, siano invece più recenti (cfr. Mon.
Lincei, IX, 1899, p. 606) ; tutto dipende dallo scindere la questiono
etnografica dalla cronologica; per la questione etnografica io
son d'accordo col Patroni (v. Bull. Palei. It. V, 1899, p. 199).
Cfr. anche Orsi, Pantalica, Mon. Lincei, IX, 1899, p. 106;
Cassibile, ivi, p. 138.

(3) V. Appendice I.

costumi, come abbiamo veduto, persistono anche attra-
verso la veste ellenistico-romana.

XV.

Questione storico-topografica.

Dall'esame minuto e coscienzioso che credo aver
fatto delle antichità di Alfedena e dintorni, mi sembra
che risulti chiaramente come la città antica da noi
descritta, colla sua necropoli e le sue fortezze avan-
zate fosse un centro importantissimo della regione in
epoca preromana e che essa fiorisse principalmente
nei secoli VI-IV a. C. Verso di essa, dalla natura
posta in luogo difeso e preponderante, convergevano
le principali vie che mantenevano in relazione la chiusa
valle dell' alto Sangro colle valli vicine, popolose e
fertili, abitate da genti affini.

Abbiamo veduto anche come la posizione strate-
gica di questa città la rendesse la necessaria signora
del paese circostante; e come infatti, fino al cerchio
formato da Bovianum vetus, Aesernia, Atina, Sora,
Sulmo, nessun'altra località possa pretendere alla su-
premazia della regione.

Il commercio dell'Adriatico colla Grecia aveva
spinto per la valle del Sangro fin sull'aspre montagne
la sua influenza, e la città aveva prosperato e svilup-
pato una civiltà locale quasi indisturbata, finché verso
il sec. Ili a. C. questa decadde e si spense ad un
tratto. La vita successiva di questa città non è in
relazione colla potenza primitiva, puro possiamo affer-
mare che in epoca romana essa continuò a vivere e
che anche nei tempi imperiali si costruivano edifici
sontuosi nel suo territorio.

La regione da noi esplorata era quella abitata dai
Sanniti Caraceni ('), i quali sono detti da Tolomeo

(') Cfr. Nissen, Rai. I^andeskunde, p. 240 seg., p. 528 seg.;
Niebuhr, Lànder u. Vólkerkunde, p. 479 seg.; Ed. Meyer,
Gesch. des Alterlums, II, p. 497. Lo Huelsen pr. Pauly-Wis-
sowa, Realencyclopedie d. Altertuiviss, s. v., suppone che i
Caraceni si estendessero fino al corso inferiore del Sangro,
cfr. Caretini infernates (Plin. IV, 106) della IV regione, nel
territorio dei Frentani; ed Helvidius Priscus, regione Italiae
Carecina, e municipio Cluvio (Tac. Hist. IV, 5, cfr. Prosopo-
graphia I. R. II, p. 129, n. 37). Si ignora tuttavia il sito di
Cluviae, che era non lungi da Anxanum cfr. Moinmsen, C. I. L.,
n. 2999 ed Hulson, in Pauly-Wissowa, Realencycl. s. v. ; forse da
identificare colle rovine di Monte Pallano nella valle del Sangro,
a nord-est di Juvanum (cfr. Ann. Ist. 1854, p. 27). La ipotesi
del Romanelli (Top. stor. del R. di Nap. II, p. 784), che Ca-
 
Annotationen