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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0088

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163 MONUMEN

quali avevano caratteri certamente votivi, conservavano
traccie dell' impiombatura che aveva servito a fissarle
sopra piedistalli di pietra; ma le armi erano legate a
fasci, tutto il materiale poi raccolto nel ripostiglio
Vivanet, diviso a gruppi, era stipato in altrettante
fosse: e pur ammettendo il carattere votivo di al-
cuni oggetti evidente ad esempio negli stocchi che
sopportano cervi e sopra di essi cacciatori trionfanti
(tav. XIV, fig. 2), si deve convenire che il luogo
sacro nel quale originariamente quei bronzi dovevano
essere esposti, non poteva essere la buca entro cui
si sotterrarono, dopo averli strappati dai loro piedi-
stalli.

L'errore nacque a questo riguardo da una afferma-
zione del tutto gratuita della relazione ufficiale intorno
alle scoperte di Abini, nella quale si legge che nel
piano antico del nuraghe si erano ritrovati in posto
alcuni dei piedistalli destinati a sostenere le spade
o gli idoletti votivi ('), molti dei quali si rinvennero
nelle sottoposte buche ; in queste perciò si videro delle
favisse destinate a contenere il superfluo degli ex
oolo originariamente esposti nella cella del nuraghe
e poi sepolti sotto il suo pavimento, quando per 1' af-
fluenza dei voti venne a mancare lo spazio e si do-
vettero riporre i più vecchi, od i meno notevoli.

Dalla relazione però apparisce così evidentemente
che i commissari inviati sul posto non erano riusciti a
formarsi un concetto chiaro della disposizione dei mo-
numenti frugati ad Abini, che stupisce la netta affer-
mazione di aver ritrovato dei piedistalli in posto;
giacché senza eseguire scavi e restando soltanto poche
ore in un luogo sconvolto da cima a fondo da avidi
cercatori di tesori, non era possibile formarsi un con-
cetto delle originarie condizioni di giacitura di alcune
pietre lasciate là da quei vandali come oggetti di nessun
valore. Che poi in realtà quei piedistalli non fossero al
loro posto originario, si può desumere dal fatto che
non sopportavano più i bronzi destinati a sostenere;
infatti chi li svelse dalle loro basi, qualunque fosse
la ragione che lo induceva a far ciò, per facilitare il
lavoro dovette rimuoverle dal loro posto originario,
in specie se questo era la cella ristretta ed oscura
di un nuraghe.

(!) Not. degli scavi, 1878, p. 248, n. 1.

PRIMITIVI 164

Inoltre anche ammettendo che in origine alcuni
di quei piedistalli coi bronzi oggi mancanti siano
stati realmente ivi esposti, non se ne dovrebbe dedurre
perciò che il nuraghe di Abini fosse stato costruito
allo scopo di servire quale tempio; il Pais stesso
infatti, citando il costume dei Garamanti di piantare
delle spade sopra i sepolcri dei loro avi, lo ricollega
argutamente cogli stocchi simbolici di Abini, i quali
perciò potrebbero aver figurato sui loro piedistalli
anche in un sepolcro; nè è possibile confondere in un
medesimo monumento uno scopo coli' altro, giacché,
malgrado la prevalsa convinzione che dal culto all'an-
tenato possa nascere quello alla divinità, è certo che
nelle civiltà progredite come è quella dei nuraghi,
i due culti sono già perfettamente distinti, come di-
versa è di regola l'architettura del sepolcro da quella
del tempio.

Ciò a riguardo della notizia riportata; del resto
la natura stessa degli oggetti che contenevano, esclude
la ipotesi che quelle buche fossero delle favisse desti-
nate ai voti che non potevano più lasciarsi esposti
nell' edificio.

L'esame del loro contenuto mostra infatti il di-
verso loro scopo; quasi tutti gli oggetti ivi raccolti
conservano traccie di lungo uso, la maggior parte
sono rotti o guasti, ciò che non si spiegherebbe
ammettendo che fossero stati degli ex voto; oltre a
ciò ad Abini si rinvennero molti oggetti che non pos-
sono certamente essere dei voti : vi sono, ad esempio,
delle falci, degli scalpelli, delle lime, dei punteruoli,
delle lame di sega usate, guaste, rotte in più punti
anticamente, che mostrano di aver prestato lunghi
servigi, nè si comprende a quale scopo potrebbero es-
sere state offerte in quello stato alla divinità.

Lo stesso è da dirsi dei minerali di piombo, di
rame, di ferro e di stagno in frammenti ed in pa-
nello, che invece evidentemente erano destinati alla
fusione; ora lo stesso scopo deve aver cagionato la
loro associazione cogli altri bronzi inservibili, cosicché
in queste fosse mi sembra che fossero accumulati
degli oggetti vecchi acquistati, o rubati qua e là da
antichi monumenti e sotterrati quindi nel nuraghe, in
attesa del momento propizio per rifonderli, o per esi-
tarli a qualche fonditore o calderaio.

Quando si sotterrarono questi bronzi e donde pro-
vengono essi? La forma e la costruzione delle fosse che
 
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