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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0090

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167 MONUMENTI

viva a coniare una delle due faccie. L'uso di un doppio
conio, oltre che dalla forma di quelli ritrovati ('), si
desume anche dall'esame dei bronzi stessi; molte delle
spade di Àbini sono infatti munite di costolature che
non si corrispondono da ambo i lati (2), e dimostrano
l'uso di due matrici nelle quali furono colate quando
queste non combaciavano esattamente.

Fuso l'oggetto, si toglievano le bave di fusione,
e quindi si ri Univa a martello. A questo proposito,

Fig. 96. — Forma per fondere lame di pugnali con codolo
(fot. Vochieri).

mancando le forme per fondere le ascie a margini
rialzati, si potrebbe credere che si ottenessero a mar-
tello battendo i fianchi delle ascie piatte, ma in alcuni
esemplari i margini verso il taglio si allargano avan-
zandosi l'uno verso l'altro, in modo che solo la fusione
può ottenerlo, per questi perciò certamente e per gli
altri probabilmente, si deve ammettere che provengano
da forme appositamente incavate. Il conio di Beivi
(fig. 94 a) dimostra inoltre che le piccozze a tagli paral-
leli e quelle a tagli perpendicolari si ricavarono da una
sola matrice, nella quale ancora si osserva l'incastro in
cui si inseriva il piolo di sostanza refrattaria che ser-

(') Per fondere una punta di lancia occorrevano ad esempio
due matrici identiche a quella riprodotta dalla fig. 95.

(2) Pais, Bull. arch. sardo, 1884, p. 136.
Non posso convenire coll'illustre storico sulle ragioni di tale
fatto, die egli crede intenzionale e destinato a rafforzare i
tagli.

PRIMITIVI 100

viva a ricavare il foro nello strumento. Una matrice,
quella a sinistra nella citata figura, mostra un incavo o
rincasso destinato al collocamento di una tamponatura
qualsiasi, la quale doveva dar forma alla parte supe-
riore dello strumento, chiudendo contemporaneamente
la forma stessa, ufficio questo che nelle altre poteva
essere compito da lastre di sostanza refrattaria, so-

Fig. 97. — Forma per fondere falci ed altri oggetti
(fot. Vochieri).

vrapposte a piatto sulla pietra in cui sono incise,
benché la fusione potesse eseguirsi ugualmente man-
tenendo il conio orizzontale e lasciandone libera la
parte superiore; bastava infatti la martellatura per
regolarizzare in seguito la superficie dello strumento.
In questo caso il metallo doveva versarsi dal lato
aperto della forma; ma negli altri dovette colarsi
da un foro praticato nelle lastre di tamponatura;
altrove invece ed in specie nella fusione degli oggetti
per i quali si richiedeva una matrice doppia, il me-
tallo dovette colarsi dalle aperture appositamente la-
sciate nei fianchi, e la parte dello strumento più vicina
al foro di colatura doveva poi sbarazzarsi a martello
delle bave di fusione.

Peraltro non tutti i bronzi sardi si ottennero con
questi mezzi, giacché prescindendo dai vasi in lamina,
che io non so se furono lavorati nell' isola o se vi si
importarono, le figurine animali ed umane e le bar-
 
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