147 LA NECROPOLI BARBARICA DI CASTEL TROSINO 148
Pure accidentalmente vennero messi in luce, qua costeggia il terreno denominato Campo, immediata-
e là, avanzi di costruzioni romane (•)• mente a levante di Castel Trosino.
L'importanza archeologica di questa località fu Tali oggetti consistevano in « monete coli'effigie
rilevata fin dal secolo scorso dal Colucci nelle Anti- « di Giustiniano Imperatore, testiere d'oro di cavallo.
•JOWM
10 s o 10 2o 30 Km..
Fio. 1.
ehiià Picene, voi. XXI. Ivi egli descrisse antichi e « bottoni d'oro, manache (?), punto d'oro di sciable,
preziosi oggetti rinvenuti a più riprese dal 1765 «scatole d'oro, catine di bronzo ed altri attrezzi
al 1782, e anche anteriormente, nel fosso Grande che « militari ».
(') A breve distanza da Castel Trosino, verso ponente, sul
greto del Castellano, si trovano delle sorgenti di acqua ferru-
ginosa ed altre di acqua solfurea. I romani ne avevano tratto
profitto « trasportandole in Ascoli mediante un acquedotto pra-
« ticabile di cui si conservano ancora notevoli tratti ». (Vedasi
la Guida di Ascoli Piceno, del cav. Giulio Gabrielli, nonché
il Colucci, op. cit. voi. XXI, e il Vagnozzi, Trattato sulle
acque salmacine, 1642).
Pure accidentalmente vennero messi in luce, qua costeggia il terreno denominato Campo, immediata-
e là, avanzi di costruzioni romane (•)• mente a levante di Castel Trosino.
L'importanza archeologica di questa località fu Tali oggetti consistevano in « monete coli'effigie
rilevata fin dal secolo scorso dal Colucci nelle Anti- « di Giustiniano Imperatore, testiere d'oro di cavallo.
•JOWM
10 s o 10 2o 30 Km..
Fio. 1.
ehiià Picene, voi. XXI. Ivi egli descrisse antichi e « bottoni d'oro, manache (?), punto d'oro di sciable,
preziosi oggetti rinvenuti a più riprese dal 1765 «scatole d'oro, catine di bronzo ed altri attrezzi
al 1782, e anche anteriormente, nel fosso Grande che « militari ».
(') A breve distanza da Castel Trosino, verso ponente, sul
greto del Castellano, si trovano delle sorgenti di acqua ferru-
ginosa ed altre di acqua solfurea. I romani ne avevano tratto
profitto « trasportandole in Ascoli mediante un acquedotto pra-
« ticabile di cui si conservano ancora notevoli tratti ». (Vedasi
la Guida di Ascoli Piceno, del cav. Giulio Gabrielli, nonché
il Colucci, op. cit. voi. XXI, e il Vagnozzi, Trattato sulle
acque salmacine, 1642).