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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Editor]
Monumenti antichi — 13.1903

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Savignoni, Luigi: Il vaso di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0046
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79

IL VASO DI HAGHIA TRIADA

PO

inferiore ad esse, vale a dire nella qualità meno
nobile della materia, nella quale fu lavorato.

Il vaso è di steatite nera('), una materia, che, come
è noto, fu molto in uso in Creta per oggetti di tal sorta
nell'epoca, che diciamo micenea, e prima ancora (2).
Splendidi esempi dell'arte di lavorare vasi in pietra,
anche durissima, noi abbiamo dall' Egitto fino dai
tempi dell'Antico Impero; e di là appunto deve es-
sersi diffusa nelle isole dell' Egeo Quivi ben presto
fu appresa ed esercitata con tale padronanza della
tecnica, che dalle semplici imitazioni si passò poi ai
prodotti di spiccato carattere indigeno, dalle forme
grossolane e disadorne alle sagome eleganti e gentili,
con superfìcie ora liscia ora decorata abilmente con
bassorilievi.

Dopo gli eccellenti esemplari di Micene, fra cui
spicca il noto vaso liscio d'alabastro della IV tomba
e la bella pyxis di quarzo adorna di un polipo rile-
vato (4), abbiamo ora i numerosi e magnifici vasi in
alabastro, marmo ed altre pietre di Knossos (5) e di
Phaestos, alcuni dei quali, rinvenuti nello stesso pa-
lazzo di H. Triada, sono pubblicati in questo stesso
volume (n). La frequenza dei vasi di pietra nei depo-
siti micenei o premicenei di Creta ci fa pensare che
il principale, se non l'unico, centro di lavorazione di
tale specie di vasi era proprio quest' isola. La steatite
poi è una materia tanto frequente e tanto speciale a
Creta, non solo per vasi ma anche per sigilli e cose
minori di quei tempi, che non si può fare a meno di

(') V. le fotoincisioni che, per le tavole I e II, sono eseguite
su fotografie prese dall'originale, per la III da fotografie prese
da calchi in gesso, dei quali quello, che è figurato in basso, ri-
produce lo svolgimento intero della zona a bassorilievo, ma colla
inevitabile ripetizione di alcune figure alle due estremità. Il
tondo di centro ò la veduta di sopra della bocca del vaso, e
così questa, come la figura soprastante del vaso stesso, sono
grandi al vero, laddove quelle delle altre tavole sono alquanto
più grandi.

(2) Vedi A. J. Evans, The Ilagios Onuphrios deposit in
Cretan Pictographs, p. 116 segg. ; cfr. anche l'esemplare di
Nipiditò citato da Halbherr nel rapporto che precede, p. 17.

(3) Cfr. Evans, 1. e., ed anche E. Pottier, Revue de Paris,
1902, febbraio, n. 4, p. 848, e marzo, n. 5, p. 189.

(4) Tsountas-Manatt, Mycenaean Age, p. 75; Perrot-Chipiez,
hist. de l'art, VI, pp. 922, 927 e 951.

(5) Ancora inediti, tranne alcuni figurati nell'Annual Report
ofthe Britisk School at Athens mi. VI e VII, 1899-1900, 1900-
1901 ; cfr. anche Pottier, 1. c.

(6) Halbherr, p. 16 e p. 60 segg.

ammettere, che i vasi della medesima materia rinve-
nuti nell' isola siano di lavorazione indigena. Ciò è molto
importante, perchè ci determina la sede di un'arte,
che sapeva produrre opere così pregevoli, quale è il
presente vaso di H. Triada. E che quest'arte fosse assai
fiorente in Creta ed avesse ivi anche trovato una for-
mula propria e già tanto matura da presupporre un
lungo e tradizionale esercizio, ce lo comprovano alcuni
altri frammenti di vasi della stessa materia e dello
stesso stile trovati a Knossos. Due di questi provengono
dal palazzo e rappresentano, l'uno un arciere vestito di
corte brache e simile agli arcieri del frammento di vaso
d'argento e di un pugnale di Micene, l'altro un pu-
gnatore nudo pronto alla parata ('); un terzo fu rac-
colto in una prossima collina, e vi si scorge un altare
ed un albero sacro, presso il quale è accoccolata, come
pare, una donna, mentre un uomo se ne allontana a
gran passo (2).

Con questi frammenti si può collegare per ragione
dello stile ancora un quarto, sebbene, secondo la no-
tizia pubblicata, non sia di steatite ma di pietra scura
verdognola (3), e sebbene sia stato trovato non in Creta,
ma in Atene nella colmata posteriore all' incendio per-
siano. Vi è rappresentato un uomo sospeso in aria e un
residuo che sembra di un toro, vale a dire un epi-
sodio di una scena di caccia analoga a quella che si
svolge attorno ad una delle coppe di Vano. Quest'ul-
timo esempio ci prova, che la tecnica era già tanto pro-
gredita, da non temere nemmeno la resistenza di una
materia più dura per gì' intagli a rilievo non solo di
semplici motivi ornamentali, ma della stessa figura
umana. Nessuna meraviglia quindi che tale maestria
si riveli ancora meglio nei lavori in pietra men dura,
come nei vasi in steatite di Creta, dove è tanta viva-
cità nell'azione e tale realismo nella modellatura delle
figure, da sembrare incredibile per quell'epoca.

Di questi esemplari il più importante, come anche
il meglio conservato, è il nostro vaso di H. Triada.
Sventuratamente però anch'esso non fu trovato intero,
ma solo la sua parte superiore ; è però da sperare che

(1) Cfr. Evans nel cit. Annual ecc. VII, p. 44, fig. 13 ; p. 95,
fig. 31.

(2) Evans, Mycenaean tree and pillar cult in Journal of
IMI. Studies, XXI (1901), p. 103, fig. 2.

P) Max Mayer, Jahrb. d. arch. List., VII, (1892), p. 80.
 
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