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NELLA REALE TEMUTA DI CASTELPORZEANO
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tendo il sito di quella da lui descritta e abitata circa
i tempi di Traiano : ma, dai tempi di Traiano in poi,
chi sa quante volte avrà cambiato padrone, quante
volte sarà stata risarcita forse con diverso disegno !
È quindi assurdo, o almeno improbabile lo sperare
che la pianta del sito corrisponda a quella a noi tra-
mandata dal suo antico proprietario, pianta che ha
messo a dura prova la sagacia e la pazienza di tanti
architetti. Molto più importante per noi è la questione
se questi sieno veramente i ruderi scavati dal cava-
liere Marcello Sacchetti nel 1713. Per me la cosa è
certissima. Il messicano Pietro Marquez che visitò il
sito degli scavi nel 1797, in compagnia dell'architetto
pensionato spagnuolo don Silvestro Perez, e del ca-
nonico francese Luigi Petit-Radel, lo descrive così :
» esso è dunque quello entro la oggi chiamata Palom-
bara che fa parte della tenuta di Castel Pusano del
principe Chigi, e più precisamente ivi dove ancor si
vedono alcuni avanzi di antichi muri » (').
Il Pea che visitò lo stesso luogo nel 1802, ve-
nendo non dalla Laurentina, come il Marquez, ma
dalla Severiana, descrive alla sùa volta « le rovine
esistenti ancora e visibili nel recinto di Castel Fu-
sano vicino al luogo detto Piastra chiamato ora la
Palombara (p. 67) a più miglia a levante del Casino,
dove il viale della Pineta (cioè la via Severiana) viene
chiuso e terminato da un gruppo di leccini antichi,
ma non molto grandi perchè malmenati ogni tanto,
servendo alla caccia de' palombacci » (p. 71).
Il Desjardins, infine, ripete un po' vagamente:
« quant'au Laurentinum de Pline ... c'est sans doute
celle dont on voit les ruines à gauche du petit ruisseau
de la Pocetta, à égale distance, à peu près, de Castel
Pusano et de Torre Paterno » p. 161.
Ammesso dunque che gli scavi Sacchetti sieno
stati eseguiti indubbiamente nel sito della villa che
apparteneva a Plinio al tempo di Traiano, rimane un
altro fatto da mettere in chiaro. Furono gli scavi eseguiti
diligentemente, alla moderna, ovvero con la negligenza
caratteristica del settecento? In altri termini: sarebbe
egli il caso di tentare di nuovo la prova, con la spe-
ranza di lieto successo? Le testimonianze di coloro
che si sono occupati di questa faccenda ("Volpi, Lan-
(') Marquez Pietro, Della villa di Plinio, il giovane.
Monumenti antichi — Voi.. XIII.
cisi, Marquet e Pea non sono punto concordi. Il Volpi
Vet. LaU tomo VI, Lib. X, c. 3, p. 44, dice che si
trassero due piante dei muri scoperti, una per mon-
signor Furietti, l'altra per la biblioteca Vaticana, ma
che tali piante non corrispondevano in modo alcuno
a quella descritta da Plinio.
Il Lancisi (') ricorda vagamente la scoperta di tre
atrii, di tre portici ed aree, di due torri, e di stanze
con pareti di reticolato e pavimenti di marmo e di
mosaico. Il Marquez, p. 37, vi osservò « due muri pa-
ralleli diretti verso libeccio... un non so che di stanza
tonda... ruderi grossi assai, i quali forse sono gli avanzi
di alcuni delle due torri. Un condotto che esiste dalla
parte opposta ai suddetti due muri paralleli, e che
trovammo coperto di mattoni con marca poco intel-
ligibile, perchè poco improntata, poteva aver servito
nella cella frigidaria per iscaricare le acque ».
Queste tre testimonianze ci spingerebbero a cre-
dere che gli scavi del tredici sieno stati fatti con
diligenza, da un capo all' altro del fabbricato. Ma ben
diverso è l'avviso del Fea, p. 71 : * il viale della Pi-
neta di F usano viene chiuso e terminato da un gruppo
di leccini antichi... Questi coprono da tem-
po sicuramente anteriore all'anno 1713
le rovine della pretesa villa, e sono radicati e distri-
buiti in guisa che mostrano non essersi fatto
lo scavo in regola, seguito da un punto all'altro,
ma qua e la tastando fra V una e l'altra
pianta». Il Fea ha completamente ragione: ho ve-
duto gli elei come egli li descrive; e i ruderi che
essi abbracciano con le loro radici non sono stati es-
senzialmenle molestati da secoli. C è anche da osser-
vare che gli scavi del tredici non fruttarono alcuna
scoperta di monumenti scritti o scolpiti: poiché le
iscrizioni riportate dal codice Angelico del Ghezzi e
dal Marucelliano del Cori (donde CIL. XIV 435,
1277, 1306, 1776, 1830 etc.) come trovate dal ca-
valiere Sacchetti, non vengono dalla Palombara, ma
da una vigna vicina ad Ostia che fu scassata del 1726.
Così pure i grandi dolii horrearii, che oggi ancora ab-
belliscono il piazzale del castello, non vengono dagli
scavi Sacchetti, ma furono comperati da don Sigi-
smondo Chigi l'anno 1783 da don Diego di Norogna
(') Physiol. animadv. in Plinii villam naper in Laurent,
detect. opp. tomo II, p. 90 seg.
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tendo il sito di quella da lui descritta e abitata circa
i tempi di Traiano : ma, dai tempi di Traiano in poi,
chi sa quante volte avrà cambiato padrone, quante
volte sarà stata risarcita forse con diverso disegno !
È quindi assurdo, o almeno improbabile lo sperare
che la pianta del sito corrisponda a quella a noi tra-
mandata dal suo antico proprietario, pianta che ha
messo a dura prova la sagacia e la pazienza di tanti
architetti. Molto più importante per noi è la questione
se questi sieno veramente i ruderi scavati dal cava-
liere Marcello Sacchetti nel 1713. Per me la cosa è
certissima. Il messicano Pietro Marquez che visitò il
sito degli scavi nel 1797, in compagnia dell'architetto
pensionato spagnuolo don Silvestro Perez, e del ca-
nonico francese Luigi Petit-Radel, lo descrive così :
» esso è dunque quello entro la oggi chiamata Palom-
bara che fa parte della tenuta di Castel Pusano del
principe Chigi, e più precisamente ivi dove ancor si
vedono alcuni avanzi di antichi muri » (').
Il Pea che visitò lo stesso luogo nel 1802, ve-
nendo non dalla Laurentina, come il Marquez, ma
dalla Severiana, descrive alla sùa volta « le rovine
esistenti ancora e visibili nel recinto di Castel Fu-
sano vicino al luogo detto Piastra chiamato ora la
Palombara (p. 67) a più miglia a levante del Casino,
dove il viale della Pineta (cioè la via Severiana) viene
chiuso e terminato da un gruppo di leccini antichi,
ma non molto grandi perchè malmenati ogni tanto,
servendo alla caccia de' palombacci » (p. 71).
Il Desjardins, infine, ripete un po' vagamente:
« quant'au Laurentinum de Pline ... c'est sans doute
celle dont on voit les ruines à gauche du petit ruisseau
de la Pocetta, à égale distance, à peu près, de Castel
Pusano et de Torre Paterno » p. 161.
Ammesso dunque che gli scavi Sacchetti sieno
stati eseguiti indubbiamente nel sito della villa che
apparteneva a Plinio al tempo di Traiano, rimane un
altro fatto da mettere in chiaro. Furono gli scavi eseguiti
diligentemente, alla moderna, ovvero con la negligenza
caratteristica del settecento? In altri termini: sarebbe
egli il caso di tentare di nuovo la prova, con la spe-
ranza di lieto successo? Le testimonianze di coloro
che si sono occupati di questa faccenda ("Volpi, Lan-
(') Marquez Pietro, Della villa di Plinio, il giovane.
Monumenti antichi — Voi.. XIII.
cisi, Marquet e Pea non sono punto concordi. Il Volpi
Vet. LaU tomo VI, Lib. X, c. 3, p. 44, dice che si
trassero due piante dei muri scoperti, una per mon-
signor Furietti, l'altra per la biblioteca Vaticana, ma
che tali piante non corrispondevano in modo alcuno
a quella descritta da Plinio.
Il Lancisi (') ricorda vagamente la scoperta di tre
atrii, di tre portici ed aree, di due torri, e di stanze
con pareti di reticolato e pavimenti di marmo e di
mosaico. Il Marquez, p. 37, vi osservò « due muri pa-
ralleli diretti verso libeccio... un non so che di stanza
tonda... ruderi grossi assai, i quali forse sono gli avanzi
di alcuni delle due torri. Un condotto che esiste dalla
parte opposta ai suddetti due muri paralleli, e che
trovammo coperto di mattoni con marca poco intel-
ligibile, perchè poco improntata, poteva aver servito
nella cella frigidaria per iscaricare le acque ».
Queste tre testimonianze ci spingerebbero a cre-
dere che gli scavi del tredici sieno stati fatti con
diligenza, da un capo all' altro del fabbricato. Ma ben
diverso è l'avviso del Fea, p. 71 : * il viale della Pi-
neta di F usano viene chiuso e terminato da un gruppo
di leccini antichi... Questi coprono da tem-
po sicuramente anteriore all'anno 1713
le rovine della pretesa villa, e sono radicati e distri-
buiti in guisa che mostrano non essersi fatto
lo scavo in regola, seguito da un punto all'altro,
ma qua e la tastando fra V una e l'altra
pianta». Il Fea ha completamente ragione: ho ve-
duto gli elei come egli li descrive; e i ruderi che
essi abbracciano con le loro radici non sono stati es-
senzialmenle molestati da secoli. C è anche da osser-
vare che gli scavi del tredici non fruttarono alcuna
scoperta di monumenti scritti o scolpiti: poiché le
iscrizioni riportate dal codice Angelico del Ghezzi e
dal Marucelliano del Cori (donde CIL. XIV 435,
1277, 1306, 1776, 1830 etc.) come trovate dal ca-
valiere Sacchetti, non vengono dalla Palombara, ma
da una vigna vicina ad Ostia che fu scassata del 1726.
Così pure i grandi dolii horrearii, che oggi ancora ab-
belliscono il piazzale del castello, non vengono dagli
scavi Sacchetti, ma furono comperati da don Sigi-
smondo Chigi l'anno 1783 da don Diego di Norogna
(') Physiol. animadv. in Plinii villam naper in Laurent,
detect. opp. tomo II, p. 90 seg.
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