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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0078

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139

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

HO

La medesima disposizione si ritrova in due tabernacoli
scoperti dal Renan presso la sorgente A'in-el-Hayàt
ovvero fontana dei serpenti ('). Ma non sempre il sim-
bolo divino era protetto da un tabernacolo od arca
che si voglia : spesso (e tale doveva essere il costume
più antico e primitivo) esso stava all'aperto. Così il
téfisvog di Afrodite a Idalion presentò verso il centro
gli avanzi di una costruzione quadrata, di una base,
su cui forse stava una pietra conica (2). E lo stesso,
benché non si conservino o non se ne siano scoperti i
ruderi, avveniva in quel gran tempio di Byblos de-
dicato al culto di Afrodite e celebratissimo per le
orgie in onore di Adone e per le prostituzioni sacre.
L'autore del IIsqì vqg 2vQi'rjg Vsov, scritto che venne
attribuito a Luciano, lo nomina fra i templi della
Siria che a lui parevano più antichi e quasi contem-
poranei ai templi egiziani E una moneta di By-
blos, coniata sotto Macrino (4), ci pone davanti agli
occhi l'aspetto generale del santuario. Vi si vede a
sinistra una cella a frontone triangolare, che rassomi-
glia ad un tempio èv nuqaaictaiv, e deve essere la
rappresentanza di un edificio aggiunto, del tempo dei
Seleucidi o fors'anco posteriore. Ma a destra si di-
stende la parte veramente antica e caratteristica del
tempio, che conferma la impressione riportatane dallo
scrittore greco. E una vasta corte circondata da por-
tici, in mezzo alla quale s'innalza, a cielo scoperto,
la pietra conica, simbolo della divinità.

Un importante particolare del tempio di Byblos,
che pur si rileva a mio avviso chiaramente dalla mo-
neta, è però fin qui rimasto oscuro agl'interpreti, che
non mostrano averne colto il vero significato. Si è detto
finora che la pietra conica, la quale si vede rappre-
sentata in mezzo alla corte, è circondata da una ba-

(') Renan, Mission, tav. IX; Pcrrot et Chipiez, [list, de
l'Art, figg. 188, 189.

(2) Ohnefalsch-Kichter, Kypros, die Bibel und Homer,
tav. VII.

(3) Cfr. § 2: HqSìxoi uèv <ì>v àvfrgwniav, tBv fjfisìg ìfifiev,
Alyvnxioi Xèyovxat fleO»> te èvi'oir\v Xapeìv xai Igà e'CaaoOai

xai xe/tévea.....§ 3: xrti ìoxiv Igà xai èv ^vgirj oì nagà

no%i} xoìg Jiymxioiaiv (aojfgovéotxa, xCDv èycò nXeìaxa ondina.

.....§ 6 : eitfuv de xai èv livft'tup fiéyu Igòv HopQorUtys Bv-

fiAtrjg, èv xù> xai xà Sgyia i( "ASioviv ènnsì.éovaiv.....§ 9:

làfie (lèv ènxi xà èv ri) Zvgifl àg%aìa xal fieycika Igà.

(4) Donaldson, Architectura numismatica, n. 30; Perrot
et Chipiez, Hist. de l'Art, III, fig. 19.

laustrata che la protegge da ogni contatto profano (')•
Ma l'oggetto che è sembrato una balaustrata è invece
nella moneta chiaramente caratterizzato come altare
dai « corni » visibilissimi nei due angoli superiori ; e
ciò che, massime neli' ingrandimento della medaglia,
può parere una transenna traforata a giorno, è invece
senza dubbio la traduzione nella tecnica monetale ài
un ornato a rilievo o a commesso in metalli ovvero
altri materiali preziosi. Bisogna infatti porre in rela-
zione l'altare su cui a Byblos posa la pietra conica
col dado su cui sorge il tabernacolo che racchiudeva
il sacro simbolo sia nel Maabed di Amrit, sia ad
Ain-el-Hayàt. Colà il dado rappresenta in senso reli-
gioso l'altare ; a Byblos l'altare tiene il luogo, i'1
senso costruttivo, del dado o base della divina ima-
gine sorgente all'aria libera. Quello che ci apparisce
sulle monete è senza dubbio l'altare di bronzo, del
quale finora invano si era escogitato quale potesse
essere il posto e la forma (2), che Jehaw-Melek, re
di Byblos, rammenta fra le opere da lui compiute
nel santuario della « padrona di Gebal » (antico nome
di Byblos) per conciliarsene il favore, in una stela
inscritta ove si fa pure menzione dei colonnati del
tempio e dell'oro profuso nella decorazione di esso (3)-

L'edificio da me scoperto a Nora ripete, più che
quella dei tabernacoli di Amrit, la disposizione del
tempio di Byblos, inquantochè bisogna piuttosto ri'
conoscere nel dado centrale l'altare sul quale, forse
da altra base o mensa sacra (cui potè appartenere il
bel lastrone di panchina trovato presso il lato nord-est
del tempio) sorgeva la sacra piramide, all'aria libera;
e sarebbe invece meno probabile la supposizione che
sulla sostruzione di pietra sorgesse un tabernacolo di
mattoni cotti al sole, fabbricato cioè come i muri del
così detto tempio di Golgos, che era invece piuttosto
un thesaurus (4).

Ma la somiglianza del tempio di Nora con quello
di Byblos non si limita soltanto alla collocazione

(') Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art, III, p. 248.

(2) Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art, III, p. 251.

(3) Corpus Inscriptionum Semiticarum, pars I, n. 1.
C) Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art, III, pp. 272-3. Dcl

tempio di Paphos (ibid., p. 266 sgg.) abbiamo dati troppo i°'
certi ed incompleti perchè ce ne possiamo utilmente servir^
Pare che, pertanto, pur restando fedele al tipo generale de'
tempio fenicio, si avvicinasse piuttosto alla disposizione del
tempio di Byblos; cfr. Journal of Hellenie Studies, IX, p. 19^'
 
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