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Ui

j^a pietra sacra sopra un grande altare allo scoperto.

e a Nora il tempio è sul culmine di una emi-
aenza, cos'i avveniva anche a Byblos, poiché dalla
^eta citata sopra si rileva chiaramente che il por-
era ad un livello più alto del terreno circo-
knte, e vi si accedeva per un largo scalone il quale
^0nduceva alla fronte del quadriportico, dall'incisore
^ conio rappresentata di prospetto, mentre degli altri
e *ati, per maggior facilità ed intelligibilità di ese-
Uzi°ne, egli ha dato una veduta dall'alto, quasi a
Vol° d'uccello (').

^ ^d anche in accordo coi caratteri generali del
P'° fenicio (potrebbe forse dirsi semitico) e in
'colare con quelli del santuario di Byblos, meno
Proporzioni più modeste, pare a me che debba
£arsi quanto altro ci rimane del tempio di Nora,
istruzioni che circondano all'indirò il dado-al-

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

142

8Pie

nial si prestano a spiegarsi per fondazioni in

tare

'e*ra di muri in materiale caduco (mattoni seccati
sole), che avrebbe costituito attorno alla base del-
te^°^° Un *abernacolo di dimensioni inaudite per il
^ P'o fenicio, e pur sempre troppo stretto, troppo
ente a quella base per potervi girare attorno
e a non tener conto dei tre muretti che inter-
fono il giro a[ sud-est, e, secondo ogni probabilità,

ori

una moditìcazione posteriore della pianta
'8'nale, avvenuta però senza dubbio tuttora in epoca
"ttana e quando l'edifìcio sussisteva ancora e ser-

viva
che
noi

al suo scopo primitivo). Siamo invece persuasi
si va lungi dal vero se ammettiamo che a

non

^ 8la giunto in gran parte il primo filare,
Un ren*ie a^a roccia, delle fondazioni di
j ^ilobate, sul quale si elevava un co-

1111 a t o o padiglione che circondava e ren-
ava A

A. aecoroso e maestoso l'altare della
dlvinità.

Questa supposizione, già in sè probabile perchè
accordo con l'idea del tempio che avevano i Fenici
1 dati di fatto offerti dallo scavo, è confermata
aperta, avvenuta anch'essa durante gli scavi

^enchè fi ° 110n a^r'menti e da intendere questo particolare,
dripo,.^. nora s' s'a soltanto osservato che la fronte del qua-
P«nt0 'J.0 na una specie di propilei, senza badare al differente
Jfitt , 1 Vls(a della rappresentanza (cfr. Perrot et Chipiez,
' e VArt, III, p. 2i8).

eseguiti sotto la mia direzione, di un singolare ca-
pitello, che per le circostanze di ritrovamento e per
l'arte deve ascriversi ad epoca preromana piuttosto
antica. Un capitello esige una colonna, anzi una serie
di colonne, e sarebbe stato assai strano che queste
decorassero altri edifìci e mancassero al tempio di
Tanìt, costruito nel luogo più eminente e centrale della
città, evidentemente per designarlo come il santuario
principale.

Fio. 6.

Nel punto che sulla pianta a tav. VI è indicato
con la lettera C, il giorno 11 luglio 1901 fu trovato
un avanzo di mola romana e del locale ove essa era
situata ('). Della mola rimaneva il solito sodo ro-
tondo che serviva di base alla mela, la quale non fu
rinvenuta: esso posava su un piano di calcestruzzo,
e si trovava a m. 1,85 di profondità dal piano di
campagna. A togliere ogni dubbio sul carattere di
questo rudere, si rinvenne poco lungi un frammento
del catillus.

Ma sul sodo rotondo poggiava capovolto (e quindi
sosteneva direttamente la meta come vedesi nella
fìg. 6) un capitello quadrato che, evidentemente, per
essere adoperato in tal barbaro modo già nell'epoca
romana, aveva dovuto appartenere ad una colonna
facente parte di un edifìcio assai ragguardevole e
molto antico, andato in rovina, e i cui avanzi veni-

(l) Notizie 1902, p. 75 sgg.
 
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