Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

DOI Artikel:
Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0097

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
177

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

178

Gli oggetti d'argento, non abbondanti, sono ossi-
tati e frammentati in modo da non prestarsi a ri-
Produzione grafica, e del resto i tipi che vi si pos-
ano riconoscere sono affatto comuni, cioè armille a
Icilio, anelli a cerchio semplice e anelli-sigilli,
orecchini a cerchio per lo più rigonfio da un lato
1uasi a sanguisuga, catenine. Della penna frontale
Ubiamo già parlato.

2. / bronzi.

La

scarsezza degli oggetti di bronzo rinvenuti

e^e tombe di Nora si deve anch'essa, senza dubbio,
ali

successive spoliazioni cui quegl' ipogei andarono
oggetti nell'antichità stessa ogni qual volta i nuovi
^ Plu tardi occupatori usurpavano il posto che i de-
1 di epoche precedenti si erano riserbato. Ciò
vPPaie evidente quando si consideri che quasi tutto
P'odotto della esplorazione di ben 40 ipogei è rap-
Presentato dai pochi oggetti figurati nella nostra
tav. xv, 2.

^l'a essi merita il primo posto l'esemplare di ra-

010 che è collocato nel mezzo. È il tipico rasoio pu-

DlCo in forma d'accetta, col taglio nel medesimo posto

6 1 avrebbe un'accetta, e con l'appendice a collo di

Cl^Do, tuttora riconoscibile nel nostro bronzo non

orante la forte ossidazione. Questo tipo è apparso

c°n frequenza negli ultimi scavi di Cartagine, prima

c°mpreso e chiamato appunto accetta, poi ricono-
Sciuto T

• a rasoi cartaginesi, di cui una sene importante
s*-ata scoperta e resa nota dal p. Delattre, hanno
tutti rappresentanze incise sulle due facce,
^ variazioni di stile che attestano una lunga du-
a della forma di quest'oggetto e un'origine abba-
nza arcaica ('). Anche in Sardegna ne erano apparsi

«e,

«ria

' quest'opera si nota pure come sia comune per l'ore-*

!amin

°ipriot

i il procedimento ili ricavare ornati a punzone

0 d'oro, talora assai rozzi.

, 0) Compie* rendus de VAcadémie des Inscnplwns et Bel-
les-tettres, 1899, tavv. I, II (cfr. ibid., p. 556 sgg.) ; 1900. par
498 Rgg. cfr. pure Delattre, La nécrnpole de Douimcs,
Gilles de 1893-1894, estr. dal Cosmo* 1897, p. 25; Nécro-
Pole Punique voisine de Scinte-Monique, Premier mois des
lutile,, gennaio 1898, estr. dal Cotmot 1899, pp. 13 e W;
°c^ième mois, febbraio 1898, ibid., p 23; Deuxième tri-
aprile-giugno 1898, ibid., pp. 11, 21, 22, 27 ; Deuxieme

altri ('), e ne possedeva il Museo di Cagliari, ta-
luno anzi con qualche traccia di graffito ; ma finora
non è riuscito di togliere l'incrostazione prodotta
dall' ossido a questi rasoi sardo-fenici, nè io potei
occuparmene nei pochi mesi della mia residenza in
Sardegna.

E da augurarsi che il nuovo direttore di quel
R. Museo, il mio amico e collega A. Taramelli, re-
standone a capo per un periodo bastevole a produrre
buoni frutti, trovi anche modo e tempo di sodisfare
questo desiderio.

Viene in seguito, fra i più tipici oggetti di bronzo,
il campanello, di forma conica, con anello sospen-
sorio ; quest'oggetto si era già trovato a Tharros, ove
ricorre anche d'argento in piccole proporzioni (coli.
Pischedda di Oristano).

Anch'esso è apparso frequentemente a Cartagine
soprattutto negli scavi del p. Delattre (2). Tali cam-
panelli venivano deposti nelle tombe come oggetti
apotropeici, ovvero seguendo l'idea di apprestare al
defunto quanto poteva occorrergli come nella vita ter-
rena, quindi anche un mezzo di richiamo. Comunque
sia, non si tratta punto di costumi precisamente pu-
nici, ossia particolari ai Fenici occidentali. Il tin-
tinnabulo di bronzo era già apparso a Sidone, durante
la missione del Renan, il quale, non conoscendone
altri esempì, dubitò a torto dell' antichità dell' og-
getto (3). E anche in Cipro le tombe d'Idalion for-
nirono esempì di tintinnabulo (4).

M

okumknti antichi — VoL. XIV.

semestre, luglio-dicembre 1898, ibid., pp. 15, 24; Rev. Archóol.
1891, I, p. 08; Mém. des Antiq. de France, voi. LVI, p. 262,
nota, pp. 264, 311, 386; Héron de Villefosse, Compie rendu
de l'Acad. des Inscrittions, 1899, pp. 300, 582; Ph. Berger,
ibid., 1900, p. 220; Calai, du Musce de Carthage, pp. 204,
211, tav. XXX, 5, 6; tav. XXXI, 1. Ter la questione dell'uso,
olire alle ragioni allegate dal Berger (cioè le figure simboliche
clic attestano il carattere religioso dell'azione cui l'oggetto
serviva e le iscrizioni recanti il titolo di barbiere sacro), io
accetto il riscontro col rasoio in ferro, tuttora usato dai negri
dell' interno (cfr. Compte rendu de l'Acad. des Inscriptions, 1901,
p. 590) che anche allo Schulten è sembrato persuasivo (Arch.
Anzoiger 1902, p. 52) e del cui valore mi sono convinto esa-
minando un esemplare di tali rasoi esposto accanto ai punici
nel Museo di S. Luigi.

(') Reme Archéologique 1867, li, p. 269; Anthropologie,
1903, pp. 670, 672, fig.' 13.

(a) Vedi i citati rapporti, passim. Se ne trovò anche qual-
che esemplare di oro (Revue Archéol. 1890, I, p. 15).

(') Mission de Phénicie, p. 431.

(*) Cesnola-Stern, Cypern, tav. X.

12
 
Annotationen