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175

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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allo stile della mascheretta gorgonica, attribuiamo
questi oggetti ancora al secolo VI av. Cr. Un gorgo-
neion di stile analogo in oro, che faceva però da cion-
dolo in una collana, fu trovato a Idalion in tombe
della prima metà del VI secolo (').

Fra le altre oreficerie norensi offre una forma de-
corativa apprezzabile, benché anch'essa semplice, un
orecchino a croce ansata raffigurato sulla medesima
nostra tavola. Il tipo è comunissimo a Tharros, ove
probabilmente tali orecchini erano fabbricati (2) ; ignoto

0 raro invece in altri paesi fenici. L'origine di questo
tipo, pel suo carattere egizio, deve risalire ad epoca
ancora abbastanza arcaica; ma la frequenza con cui
ricorre a Tharros, benché non si abbiano notizie si-
cure intorno all'associazione degli oggetti in quelle
tombe, induce ad ammettere una persistenza fino ad
epoca piuttosto recente. Nulla di meno probabile che
la importazione di un gioiello tanto semplice ; nulla
di più probabile che la fabbricazione sul posto, in
un' isola così vasta e che aveva città importanti e
serbava tradizioni proprie. In quanto all'esemplare
norense, l'essersene trovato un solo e non il paio è
indizio che esso apparteneva ad una deposizione più
antica, del cui corredo il sepolcro fu spogliato dai
più recenti occupatori. Volentieri adunque ravvicinerei
questo orecchino alla penna d'oro con gorgoneion,
essendo esso stato trovato nella medesima tomba; ma
non l'attribuirei al medesimo corredo personale, poiché

1 vasi dipinti dell' Italia meridionale ci avvertono che
il costume di portare una benda con penna ritta sulla
fronte era proprio dei giovani, non delle donne, in
cui si presenta solo per eccezione.

Che quell'orecchino appartenga ad una deposizione
abbastanza antica, risulta anche dal suo trovarsi iso-
lato fra gli altri restituiti dalle tombe di Nora(3). Tutti

(') Ohnefalsch-Pichter, Kypros, die Bibel unii Ilomer, ta-
vola XXXIII, fìg. 17.

(2) Crespi, Catalogo della raccolta Chessa, p. 143, tav. II,
fìg. 14; Perrot et Ohipiez, Hist. de VArt, III, fìg. 582.

(3) Avevo già scritta questa memoria, quando le mie de-
duzioni ricevevano una nuova conferma dagli ultimi scavi
di Cartagine. Sulla collina di Bordj-Djedid si 6 trovata una
serie di tombe protopuniche, del VII-VI secolo, ove gli orec-
chini a croce ansata sono apparsi numerosi. Cfr. Compte
rendu de la marche du servire en 1902 (Gauckler), Tunis
1903, p. C.

i rimanenti orecchini d'oro norensi, sì quelli rappre-
sentati nella nostra tavola, sì pochi altri affatto si-
mili, sono a cerchio, con l'anima di argento o di
bronzo. Il cerchio talora si assottiglia da due capi,
ove la lamina d'oro che lo riveste viene tirata a filo
per fissare i due capi con giri di spirale e formare
l'appiccagnolo, per lo più rotto e mancante; altre
volte il cerchio mantiene più lungamente lo stesso
spessore, e forma esso stesso delle girate a spira. &
questo il genere più comune di oreficerie sardo-fe-
nicie, come risulta da una semplice ispezione della
raccolta di Cagliari e delle altre dell' isola ; io credo
che anche tali gioielli venissero fabbricati in paese.
Alcuni di questi cerchi, più grandi degli altri, e spe-
cialmente quelli a spirale raffigurati in basso della
nostra tavola, poterono anche servire a rattenere ed
ornare ciocche di capelli; l'uso di gioielli adope-
rati a tale scopo e corrispondenti a quelli che i
Greci dicevano t'Xtxtg pare verificato in ambiente
fenicio (').

La medesima tomba XXVI, la più ricca fra le no-
rensi in oggetti d'oro, diede un anello-sigillo tutto
d'oro massiccio, col nome del proprietario inciso in
bel carattere (tav. XV,1, in alto a destra). Questo
nome è b WIX Oz Baal ; * forse » — come mi scrive
cortesemente il prof. Ignazio Guidi — « invece di
bV21V o blD"W; la prima lettera è chiaramente
un aleph, e d' altra parte la sostituzione di X a I? è
possibile ».

Restano a notare da ultimo alcuni globetti vuoti
di sottile laminetta d'oro, che si portavano infilati
nelle collane insieme con le conterie di smalti e gli
amuleti. La nostra tavola ne figura una coppia in
alto a sinistra. Per l'esilità di codeste lamine si pen-
serebbe che rivestissero sostanze organiche le quali
non ci sono pervenute. Comunque, tali globuli appa-
iono anche altrove in epoca abbastanza antica, p. e.
a Cartagine, ove ne ho notati al Museo del Bardo,
tomba n. 50 (2).

(') Spano, Bull. Archeol. Sardo, IV, p. 111-112; Crespi,
Catalogo, p. 143; Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art-, III»
p. 810 sg.

(2) Citerò pure quelli di Cipro, trovati a Enkomi e a
Curium; cfr. A. S. Murray, H. B. Walters, A. H. Smith, Exca-
vations in Cyprus, tavv. XI, 166-169; XIII, 15, 27. Nelle belle
 
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