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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0105

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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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ziando scavi sistematici nelle sedi della popolazione
sarda primitiva : per ora accenno alla somiglianza che
Presenta, se io non m'inganno, la testina fig. 22 con
u«a delle due teste di terracotta, rozzissime anche
Per l'impasto, da me osservate nella collezione Pi-
schedda di Oristano, e trovate, come mi riferì il pos-
sessore, a Nuraxinieddu, presso un nuraghe.

Ma veniamo all'ultima serie delle terracotte. La
testina femminile fig. 25, con alta acconciatura cor-
rispondente al xàXado; greco, mostra già un altro
indirizzo d'arte e di tecnica. Non è più una semplice

1 e 2. L'una, acefala, rappresenta Astarte-Afrodite
velata, munita di cintura e di collana, caratterizzata
dagli attributi della colomba e del fiore sorretti dalle
mani aderenti al seno ('). L'altra, a campana, senza ac-
cenno di braccia, e a quel che pare (benché manchino
i termini rispettivamente comparabili più da vicino)
di arte più libera, è forse della stessa divinità, ornata
di largo diadema a fascia e con fori alle orecchie e
nei capelli spioventi ai lati del collo, per la inserzione

Fig. 25.

Fig. 26.

"^pronta cavata da una forma, ma appartiene alla
serie delle statuette chiuse posteriormente, e munite
^i fori sfiatatoi, ovvero aperte di sotto. In quanto al
*ÌP° generale, quell'acconciatura, in ambiente fenicio,
llchiama più che altro la divinità matronale ironeg-
giale (')• Ma in quanto al trattamento stilistico delle

for

ure, non v'ha nulla in questa testina, — nè i con-

torni od i particolari del viso, nè le forme stileggiate
*toi capelli, nè il sorriso rialzante gli angoli della
bocca — cne peSsa disconvenire all'arcaismo ellenico.
Den questo il momento in cui l'arte greca dà il

n°> prende il sopravvento; e presso i Fenici occi-
pitali, che in Sicilia avevano così largo contatto e così

8fa lotta di predominio con la nazione ellenica, non
Poteva non farsi sentire l'influenza della coroplastica
,SlCuliota. È bene l'arte dello terrecotte acragantine o
gelee, siracusane o megaresi, son bene le protomi della
dea di vita e di morte, che in ambiente sicelioto è
^erneter o Persefone, quelle che ci vengono rammen-
to^ dalle protomi norensi riprodotte nella tavXYIII

(') Cfr. Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art, TU, fig. 322;
Lavigerìe, tav. XV, figg. 1, 2; Delattre, Nécropole pu-
voisine de Sainte Monique, 2° semestre, p. 8, fig. 13.
a Peraltro anche rammentato il tipo di Afrodite stante rap-
presentato in Sicilia da terrecotte di Grainmichele e di Megara,
Wlntor, o. e, p. 100, n. 1.

Monumenti antichi — Vol. XIV.

di pendenti e di gioielli crinali, del cui uso presso i
Fenici già abbiamo discorso (2).

Forme stilistiche del tutto affini a quelle della
coroplastica greca mostra poi la statuetta acefala
fig. 26, trovata nella necropoli ad incinerazione. Se
l'animale ieraticamente aggruppato e quasi incorporato
alla divinità è, come pare, piuttosto un capro cho un
cerbiatto, sarà da pensare all'Afrodite èmrqayia, iden-
tificabile con qualche divinità femminile o con qualche
aspetto della divinità femminile presso i Fenici (3).

Appena meritano qui menzione alcune prese fram-
mentate di grossi vasi (fornelli?) trovate negli scavi
della stessa necropoli di cremati, 1' una in forma di
rozza protome bovina modellata a stecca, le altre con
l'impronta di un mascheroncino.

Figuriamo invece (fìgg. 27, 28) due singolari dischi
trovati nell'ipogeo n. 16, con ornati a rilievo (fiore di
loto in mezzo a stella di spiraline ricorrenti intrecciate
con palmette ; palmette combinato con volute e rosette,

(') In quanto pero alla posa, panneggio, attributi o loro
posizione, trovo la massima analogia con la nostra in tre pro-
tomi di Kertsch, Winter, o. e, p. 250, n. 2.

(2) Per i tipi analoghi sicelioti cfr. Winter, o. e, p. 252.

(3) Statuette che hanno affinità tipologica con la nostra
trovansi nella collezione Karapanos in Atene, provenienti da
Corfù; cfr. Winter, o. e, p. 100.

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