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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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senza dubbio faceva parte di corredi funebri assai arcaici
deposti negl' ipogei. La figurina data a tav. XVIII, 1
riproduce il tipo della dea nuda asiatica che si preme
i seni, tanto comune a Cipro, e noto anche in Sar-
degna da terrecotte di Tharros (•) e dal pendaglio d'oro
del Museo di Cagliari, il meglio conosciuto della serie.
Ciò non pertanto la figurina di Nora è assai interes-
sante per lo stile, energico ed accentuatamente egit-
tizzante nelle forme del viso, sicché io credo che,
una volta fatta conoscere, prenderà con vantaggio,
nelle opere di divulgazione, il posto di altre figurine
sardo-fenicie dello stesso tipo, di stile però assai meno

Fig. 24.

caratteristico e di esecuzione più trascurata. A questa
degl' ipogei si rannoda una statuetta acefala della ne-
cropoli a cremazione (fig. 24), rappresentante anch'essa
la dea nuda, ma con le braccia abbassate lungo la
persona e modellata molto superficialmente, o forse
cavata senza cura da una forma in cattivo stato (2).

Alla stessa arte ed epoca appartiene l'altro tipo
rappresentato a tav. XVIII, 1 e 2. È anch'essa una
divinità femminile stante e munita di un largo dia-
dema come quella nuda; qui è però volata e vestita
di rigido abito talare; con le due braccia raccolte al
petto sorregge il disco in cui si suole riconoscere
quello lunare. Questo tipo è ben lungi dal ricorrere
in oriente con la frequenza con cui appare in Sar-
degna, ove lo ritroveremo anche nelle stele funebri ;
sembra anzi particolare dell' isola, il tipo prediletto

(') Porrot et Chipiez, ffist. de l'Art, III, p. 419, fig. 291;
cfr. Winter, Die Typen der figùrlichen Terrakotten, I, p. 19, n. 5.

(2) Una statuetta acefala della medesima divinità, trovata
a Cartagine e conservata al Museo di St. Louis, offro una po-
sizione delle braccia intermedia tra le nostro due, e anch'essa
comune alle figurazioni asiane e cipriote della dea nuda, cioè
la destra al seno, la sinistra abbassata sul ventre.

dei Sardo-Penici, poiché a Cartagine, dopo parecchi
anni di esplorazioni fruttuose, non erano in mostra
nel Museo di St. Louis all'epoca della mia visita
(dicembre 1901) se non due sole terrecotte dello stesso
soggetto (').

Queste terrecotte arcaiche, che si rannodano al più
antico periodo dell'arte fenicia, soggetta all' influenza
egizia, sono aperte posteriormente, come quelle di
Cartagine : sono impronte ricavate da forme, ed è già
stato notato che se l'esecuzione materiale dell' impronta
e la cottura potevano essere fatte nell' isola (come
sembra probabilissimo), le prime di queste forme de-
vono essere venute dalla Fenicia orientale per essere
poi imitate nelle colonie del lontano occidente a mi-
sura che, sviluppandosi, esse acquistavano una indi-
pendenza sempre maggiore dalla madre patria.

Or tornando alle terrecotte di arte locale primi-
tiva, è chiaro che esse non possono giudicarsi più an-
tiche delle terrecotte fenicie arcaiche. Queste sono
impronte di forme venute dall'oriente, ovvero buone
e fedeli imitazioni delle prime forme, eseguite con
maggiore o minore predilezione per l'uno o l'altro
tipo, da artefici esperti ; quelle invece sono prodotti
di mani imperite che si sforzano d'imitare alla meglio
qualche tipo figurale, e si contentano di accennare
ingenuamente le forme. Non v'ha dubbio infatti che
nel vasetto antropoide si sia voluto imitare il tipo
della dea nuda che preme il seno con le mani. È
un fenomeno di tutti i paesi e di tutti i tempi la
esistenza di tentativi artistici individuali inesperti,
accanto all'arte tradizionale che si evolve: tentativi
che non hanno maestro né scolari, e che finiscono,
per ciascun individuo vivente in una società già do-
tata dell'arte progredita, o con l'abbandono o con
l'apprendimento dell'arte: fenomeni che si verificano
ogni qual volta i bambini prendono il gesso o il car-
bone per disegnare, ovvero la creta per modellare.
Piuttosto sarebbe da domandarsi se simili tentativi
debbano attribuirsi ai coloni fenici, o non piuttosto
a gente del luogo attratta da loro e che avrà formato
fors'anco il nucleo della popolazione delle loro città,
come io ho mostrato altrove esser avvenuto per la
greca Clima. Una risposta potrebbe forse aversi ini-

(') V. Reme Archéologique 1890, I, tav. I; cfr. Winter
o. e, p. 17, n. G.
 
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