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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0135

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253

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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Per la storia della stirpe fenicia, le numerose dif-
ferenze che, accanto alle somiglianze, abbiamo, ana-
lizzando il materiale di Nora, indicato in confronto a
quello di Cartagine, mostrano cbe non è possibile ve-
dere nelle città sardo-fenicie delle semplici propaggini
della metropoli punica; e tanto maggior valore hanno
le differenze notate, in quanto, da tutto ciò che sap-
piamo dei Fenici, non siamo indotti ad attribuir loro
un alto grado di originalità e di facoltà inventiva.
1 coloni elio si recavano in occidente dovevano essere
misti provenienti da varie città della Fenicia propria,
e forse si erano anche aggregate altre genti dell'Egeo,

011 si riconosce che per caso qualche misero avanzo, senza
•"Cuna urbanizzazione nò unità, scarsamente fornite di bronzo,
del quale facevano grande economia continuando ad adoperare
s^"""r|1,i ili pietra accanto ai metallici, ed affatto ignare
llr1<'- Chi arrivi a persuadersi che le condizioni di vita in
'l'iell'epoca lontanissima erano straordinariamente favorevoli
■j|la Sardegna, la quale aveva pure a suo vantaggio il possesso
'Diportanti miniere di metalli; chi immagini una Sardegna
Polenta e civile, in mezzo ad un bacino marittimo lo cui
•PUgge sono occupate da popolazioni assai più arretrate, vedrà
(cfr- Ardii Onnis, in Atti d. Soc. Rom. di Antropol. 1903) che la
llresenza nelle Baleari dei talacoti e delle navetas, rispettiva-
"flente affini ai nuraghi e alle « tombe di giganti » sarde, come
P"re dei tesi a Pantelleria e dei couchets in Tunisia, meglio che
elle tappe di una infelice ritirata e quasi fuga dei Shardana
v>nti e disfatti, sono invece i segni di una talassocrazia sarda
affine alla cretese, di vincoli che irraggiavano dall'isola mag-
£'°re, unendole più strettamente, forse in un solo stato, le Ba-
'eari, e facendone sentire l'influenza fino alle opposte spiagge
'1 Africa ed a qualche altra isola minore. I rapporti tra la ta-
lassocrazia sarda e la cretese sono provati dalla recente sco-
perta avvenuta in Creta di grossi pani di bronzo marcati,
"Siali a quelli trovati in Sardegna (cfr. Bull, dipaletn. it. 1903,
P- ^43; Rendic. d. Acc. dei Lincei, ci. di se. mor., serie 5a,
v°l- XII, p. 304). Era quello il tempo in cui i Sardi lavora-
Vani> il bronzo a scopo industriale ed artistico: nelle navicelle
''i bronzo trovate sul continente in tombe del così detto pe-
r>odo d'arte orientale, io non so vedere una strettissima paren-
ela stilistica con le sarde genuine, lo quali attestano, qua-
lunque fosse la loro destinazione, che quegli artefici del bronzo
furono anche un popolo eminentemente marinaro. Ad ogni
■nodo la produzione di siffatti oggetti potè continuare a lungo,
ed anche esemplari sardi giungere in continente ed esservi con-
servati per secoli quali cimeli. Se ne conservavano perfino in
ePoca romana, e i nuovi possessori v'incidevano il loro nome:
"ella collezione Pischedda d'Oristano ho osservato, in giu-
S"o 190], una navicella di bronzo arcaica a testa d'antilope,
ertissimo conservata e di splendida patina, trovata in una
tomba romana e recante due volte, sul fondo e sopra un fianco,
In lettere punteggiate, le sigle ì n>, in cui difficilmente può
riconoscersi altro che il prenome Se(,vtus) seguito dal cognome
Possessore. Non è punto da meravigliarsi che i padroni

ove i luoghi di popolazione mista, in contatto con
colonie fenicie, abbondavano. Certo non mancavano
tra i fondatori di Nora elementi affini o anche iden-
tici a taluni di quelli che si noveravano tra i fon-
datori di Cartagine, ma sicuramente ve n'erano di
quelli che diversificavano. E del resto la suppellettile
che appartiene ai secoli VII-VI avanti l'èra nostra
ci riporta ad un periodo in cui Cartagine non poteva
ueppur sognare l'egemonia dell'occidente e la conquista
della Sardegna. Quando precisamente avvenisse la
fondazione di Nora non si può stabilire, perchè la
suppellettile a noi pervenuta nelle tombe ci si pre-
senta, come abbiamo visto di volta in volta, in con-
dizioni tali da far supporre la preesistenza e l'avve-
nuta dispersione di altra suppellettile più antica. Oltre
alle prove già recate, noteremo qui ancora come le
tombe non ci abbiano conservato nulla della piccola
ceramica corinzia arcaica, che non manca nelle più
antiche tombe di Cartagine e delle altre città sardo-
fenicie. Ora un frammento di quella ceramica ap-
parve invece fra le terre negli scavi da me diretti ('),

del

del niare d'occidente, in relazioni e talora forse in lega con
gli Egei, abbiano preso parte ad una spedizione contro l'Egitto:
"nghe navigazioni e dominio del mare possono esercitarsi

anche con flotte di semplici piroghe e fin dall'età della pietra,
come provano i noti fatti analoghi della Polinesia ai tempi
del Cook. E quei Shardana poterono anche essere, come più
tardi i Tirreni, popoli orientali, ed aver lasciato di sè qualche
traccia, come questi, nei paesi d'origine e lungo la via, allo
stesso modo che ebbero comune il destino, di rappresentare
gli uni la civiltà delle isole occidentali, gli altri quella della
penisola. Se non che, e questo è l'importante, sebbene ele-
menti antichissimi e di civiltà e di popolazione venissero in
Sardegna a sovrapporsi agli eneolitici, da una parte i nuovi
venuti, mediterranei anch'essi, non potrebbero antropologica-
mente distinguersi dagli abitanti primitivi, dall' altra la ci-
viltà risultante non fu una vera importazione, ma una elabo-
razione locale che assunse fisonomia speciale e tipica. Secondo
la nostra concezione della sua protostoria, la Sardegna non
fu dunque l'ultimo rifugio, ma il centro di formazione e di
diffusione d'una civiltà. La talassocrazia sarda potè essere
stata fondata prima dell'arrivo dei Shardana, in pura età li-
tica: base economica ne sarebbe stato il commercio dell'ossi-
diana, così abbondante nell'isola. Le erronee notizie degli
autori antichi i quali fanno della Sardegna la maggior isola
del Mediterraneo sono forse l'ultima eco di una preminenza
tramontata per sempre.

(') Notizie 1902, p. 71. Ivi ritenni che si trattasse d'imi-
tazione campana, ciò che non altera in ogni caso notevolmente
la cronologia. Ma un solo frammento, lontano da confronti
diretti, è troppo poco perchè io stesso possa ora dare al mio
giudizio di allora un valore assoluto. Può anche darsi che nel-
l'epoca arcaica Cartagine, per la vicinanza della Sicilia o per
altro ancora, fosse in maggiori rapporti coi Greci che non la
Sardegna. Perciò forse manca in quest'isola l'oinochoe a bocca
trilobata che a Cartagine è compagna costante della fiasca
punica.
 
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