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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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e questo è indizio certo che se tal genere di vasetti
non è rappresentato nei corredi funebri norensi, gli
è solo perchè questi sono incompleti.

Appena occorre poi rammentare a questo punto
ciò che avrà più d'una volta verificato chi ha avuto
la pazienza di seguirci, come cioè varie particolarità
interessanti, la forma degl'ipogei, l'acromia della ce-
ramica, il tipo del santuario, lo stile e i concetti
religiosi delle stele funebri, richiamano piuttosto di-
rettamente la Fenicia propria e le fonti della cultura
e della religione di questa, anziché Cartagine e l'Africa
punica. A riprova di ciò notiamo come taluni feno-
meni che quivi si manifestano con carattere locale
non trovano eco non solo a Nora, ma, per quanto
sappiamo, nella Sardegna fenicia : così il ricorrere delle
maschere dipinte su corteccia d'uovo di struzzo ('), l'uso
delle cassette lapidee per ossuari, quello di scrivere
con atramento il nome del defunto sugli ossuari di
creta, ecc., mentre per contrario le penne frontali
d'oro e d'argento sembrano un costume sardo e non
cartaginese, ed i vasetti con beccuccio fallico sono
finora una specialità di Nora.

Possiamo adunque pel secondo punto concludere
che la fondazione di Nora, e certamente anche quella
di altre città in Sardegna, si deve ad espansione di-
retta dei Fenici orientali, parallela a quella che con-
dusse alla fondazione di Cartagine, e che anche sotto
l'egemonia punica si conservarono a Nora, e senza
dubbio anche altrove, tradizioni indipendenti che de-
rivavano direttamente dalla madre patria.

In questo giudizio, che si può ora pronunciare
dopo un esame coscienzioso del materiale archeolo-
gico, abbiamo consenzienti i dotti editori del Corpus
Iiiscriplionum Semiticarum dal punto di vista epi-
grafico. Nella grande iscrizione di Nora, n. 144, essi

vedono una scrittura che non ha nulla di punico, e
che rivela nei coloni gente oriunda dalla Fenicia
orientale e stabilitasi da lungo tempo in occidente (').

Quanto al terzo ed ultimo punto, gli altri popoli
cioè coi quali i Norensi poterono aver relazione, de-
vono esser considerati gli Etruschi, i Greci, i Sice-
lioti e gì' Italioti.

Di etrusco Nora non ha dato nulla, ma, io credo,
perchè la suppellettile non ci è pervenuta integra. Da
Tharros, ove, come abbiamo notato, dovevano esser
meglio rappresentati i depositi più arcaici, si sono
avuti buccheri etruschi; il Museo di Cagliari ne pos-
siede una piccola serie che io giudico fabbricati nel-
l'Etruria propria (2). Sono poi conosciuti i rapporti
storici fra Etruschi e Cartaginesi ; Cartagine dà anche
essa alcuni buccheri neri, che ritengo pure etruschi,
e diede l'avorio inscritto rinvenuto negli scavi del
p. Delattre (3).

Con maggior sicurezza possiamo dire che Nora, al
pari delle altre città sardo-fenicie per quel che ora
ne conosciamo, non ebbe contatti diretti con la Grecia
propria. Mancano gli elementi greci nei prodotti del-
l'arte e dell'industria locale; qualche pezzo isolato di
ceramica potè capitare per commerci indiretti; il
gruppo di vasi neoattici appartenente tutto al mede-
simo corredo prova al più rapporti individuali che è
meglio riferire ad una rivendita occidentale anziché
ad una officina ateniese.

Rapporti coi Sicelioti mostra l'arte delle terrecotte
più recenti : ma essi possono essere stati indiretti. È
anzi mia opinione che tali influenze cominciassero a
farsi sentire col sorgere dell'egemonia di Cartagine,
più vicina alla Sicilia e dove non mancano tracce
di somiglianti fenomeni di infiltrazione ellenica (4).

(') Si dirà che in Sardegna non c'erano struzzi; ma non
ci sono neppure a Tunisi, e non c'erano quindi a Cartagine!
La brevissima navigazione avrebbe portato facilmente a Nora
le uova di quell'uccello, se i Norensi ne avessero avuto biso-
gno per i loro riti; infatti esse giungevano in Etruria (ne fu-
rono rinvenute a Vulci nella " Grotta d'Iside », cfr. Dennis,
Gities and Cemeteries of Etruria, I, p. 457). Oltre a ciò,
se il rito ci fosse stato, si sarebbe facilmente trovato un
succedaneo, con lastrette di marmo, di stucco, di creta, ecc.
Invece in Sardegna non solo non troviamo la materia su cui
sono dipinte le mascherette cartaginesi, ma addirittura non
troviamo mascherette dipinte.

(•) G. lnscr. Semit., p. 192: « quidquid sit, scriptura cippi
« nostri punicam speciem non habet; colonos qui eam exara-
« verunt Carthaginienses fuisse non non credimus, sed potius a
« Phoenicia oriundos per longum intervallum temporis a pa-
li tria divisos ».

(2) Tale fu anche l'avviso del Milani, cui ne inviai delle
fotografie.

(3) Bréal in Journal des Savants, janv. 1899, p. 63; Lattes
in Rendiconti del R. Ist. Lornb. di, se. e lett., serie II, vo-
lume XXXII, 1899; Martha nel Bulletin des Ant.iquaires de
France, 2e trimestre 1899, p. 186; Delattre, Nécropole pu-
nique voisine de Sainte Monique, 2e sem., p. 21, figg. 12 e 41.

(4) Vengono rilevati dal Gauckler fin da epoca molto an-
tica in terrecotte apparse negli scavi di Cartagine del 1902.
 
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