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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0137

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257

nora. colonia fenicia in sardegna

258

I

rapporti diretti fra le due isole sono stati sempre

scarsi.

Ma i più frequenti rapporti di commercio che ci
mostri il materiale archeologico sono quelli che ave-
vano luogo con gì' Italioti, e in particolare con la
Campania. Ho già notato come fenomeno singolare
che la quantità di cocci campani, di cui sono cosparsi
1 campi ove fu Nora, pareggia se non supera quella
degli avanzi di ceramica locale rustica; e i corredi
degl'ipogei mostrano una decisa prevalenza del va-
sellame campano verniciato di nero, a partire dalla
seconda metà del secolo V.

Ma chi trasportava quel vasellame in Sardegna?
Erano navi delle città sardo-fenicie che si recavano a
Prendere il carico nei porti della Campania? Erano
navi fenicie che vi poggiavano andando in occidente,
ln Ispagna? Partivano forse i carichi da Cartagine,
anch'essa piena di quel vasellame, ovvero dalla Sar-
degna si andava a provvedersi nella città ormai di-
Venuta la più potente e che stava per colorire il suo
disegno di egemonia sui Fenici occidentali ?

La prima di queste ipotesi non ha nulla contro
di sè, e poteva hen verificarsi in più d'un caso. La
seconda è da escludere per l'epoca in cui cade questo
commercio; le relazioni delle colonie con la madre
Patria si erano rallentate, ed i Fenici d'occidente for-
mavano oramai quasi un mondo a sè. Alla terza ipo-
tesi ostano la frequenza del vasellame campano, non
c°sì notevole a Cartagine come a Nora, e soprattutto
le ragioni che c' inducono ad ammettere, nella maggior
parte dei casi, un traffico esercitato direttamente dalla
marina mercantile delle città greche delle coste cam-
pane ('). Questa è infatti l'ipotesi che meglio spiega

quali ricevo il rapporto proprio mentre attendo a terrai-
Dare la redazione di questa memoria (Direction des Antiquités
et des Beaux-Arts, Compte renda, de la marche du service
en 1902, Tunis, 1903, p. 0).

(') Bel pari non sarebbe verosimile che il traffico fosse
esercitato da navi cartaginesi, giacché esse avrebbero fornito
Plu la Sardegna e meno la loro stessa città.

come la Sicilia greca, Cartagine e la Sardegna (') fos-
sero tutte approvvigionate dalla Campania, ciascuna se-
condo il proprio gusto; che si presta alla combina-
zione storica della cessazione del commercio di va-
sellame attico all'epoca della guerra di Siracusa ; che
ci fa argomentare (l'abbiamo visto a suo luogo) in
che modo, per mezzo dei Fenici di Sicilia, si diffon-
desse in tutto il mondo punico uno dei generi di ce-
ramica che le fabbriche campane coltivavano con
maggior successo (2).

L'isola di Sardegna, elio ha storia e fìsonomia
così particolari, era adunque ancor prima del dominio
romano riallacciata alla penisola italica, ma con fili
tenui, di cui non restano notizie scritte, che sfuggono
quindi allo storico-filologo e può soltanto talvolta ri-
velare l'indagine archeologica. Ma non è questo il
più importante risultato cui può e deve condurre lo
studio della Sardegna fenicia, che è da sperare inau-
gurato con questa memoria intorno a Nora. L'isola-
mento, la distanza, la decadenza della madre patria
e l'affievolimento, poi la mutazione dei rapporti, con-
tribuirono, come già si poteva supporre e come ora
crediamo dimostrato per Nora, a conservare meglio
che altrove elementi primitivi di cultura e di reli-
gione fenicia. Sono appunto questi elementi, che la
Sardegna può rivelare, quelli che riusciranno prezio-
sissimi per lo studio di una civiltà che ha lasciato
così evanescenti tracce nei suoi paesi d'origine, e che
fu pur sempre uuo dei più grandi fattori della evo-
luzione storica dei popoli mediterranei.

Giovanni Patroni.

(1) Mi mancano i dati per giudicare della Spagna, ove pe-
raltro occorrono vasi campani (p. e. nella necropoli preromana
di Cabrerà in Catalogna, cfr. Gaz. archéol. 1881-82, p. 3, tav. VII,
Vili), anche dipinti, a quel che pare; cfr. Rcvue archéol. 1890,
p. 222.

(2) I vasi verniciati di nero si fabbricavano in quasi tutte
le città dedite alla ceramografia, ma principalmente a Capua
e poi a Cales, che invece non avevano grandi officine cerano-
grafiche, ed ove essi rappresentano la continuazione del ge-
nere etrusco, affermatosi prima con la fabbricazione di buc-
chero locale.

Monumenti antichi — Vol. XIVr.

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