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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0269

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NELLA NECROPOLI DI PHAESTOS

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care la campagna, arieggiano gli altri che spuntano
presso quel toro, e nemmeno qui manca sotto i piedi
la indicazione del terreno e delle sue ineguaglianze,
per quanto più schematica e convenzionale

Piii dentro e a poca distanza dalla banchina si-
nistra giacevano alcuni frammenti di un vaso fittile
di forma incerta (n. 17), la metà circa di una tazza
rovesciata di terracotta non colorata (n. 21), ed
inoltre due asticelle di bronzo con capocchia tonda,
forse agili crinali, di cui l'uno spezzato (n. 18, la capoc-
chia, I8a, si rinvenne a molta distanza), l'altro (n. 19).
meglio conservato ma spuntato, è lungo 0,10; la ca-
pocchia è costituita dalla continuazione dell'asticella
ravvolta a spire su sè stessa. Lì presso si raccolse
poi una pietra incisa (corniola) a tre facce (n. 20),
delle quali una è liscia; la seconda (fig. 10,è) esibisce
un quadrupede, probabilmente un cane, che volgesi
indietro; nella terza (fig. 10, c) si veggono affrontati
due di quei demoni, che ormai ci sono noti da pa-
recchi esemplari, alcuni parimenti da Creta: dietro cia-
scuno di essi sorge un virgulto (2).

Più oltre, sopra lo lastre che coprivano la fossa
di mezzo, era un cranio frantumato, che può riferirsi
sia al gruppo di ossa in parte cadute dalla banchina
(presso il n. 2) sia alle altre sparse nel mezzo del
pavimento (presso il n. 22). Lì vicino era una lucerna
di pietra a basso piede e di forma ben conosciuta
(n. 24) e tra questa e il cranio una conchiglia, che
dovette servire di ornamento o di amuleto (3).

Sgombrato il pavimento, furono esplorate le fosse.
Tra la terra che riempiva la fossa a destra (lunga
m. 2 e larga da m. 0,70 a 0,52) si trovò un pezzo di

(') Perrot-Chipiez, op. cit, VI, p. 786, fig. 369.

(J) Furtwiingler, Gemmcn, I, tav. II, nn. 30-35; Perrot-
Chipiez, op. cit., VI, p. 843, fig. 426, n. 16; Milani, Studi e ma-
teriali, II, pp. 29, 43, 62, 62 a, li riproduce quasi tutti e ne
discute il significato. Cfr. Cook in Journal ofhell. studies, XIV,
1894, p. 81 segg. ; Karo, Altkretische Cultstàtten, in Archiv fur
Religionsioissenschaft, p. 154. Un nuovo esemplare cretese edito
dal Bosanquet in Annual of the British School at Athens, VIII,
1901-2, p. 302, fig. 18 : cilindro di Palaekastro, dove uno di tali
demoni è associato a due figure muliebri. In genere quando
sono duo affrontati reggono sempre la prochous, mentre nel no-
stro esemplare questa manca.

(3) Conchiglie come ornamento formanti anche delle intere
collane, cfr. Tsuntas-Manatt, Mycenaean Age, p. 183. La con-
chiglia forse come amuleto 6 frequente nelle tombe di Creta;
un esempio recente a Palaekastro, in una delle tombe premi-
cenee, dove fu trovato analogamente sotto ad un cranio (Bo-
sanquet, loc. cit., p. 296).

Monumenti Antichi — Vol. XIV.

sostanza turchina (xvaroc?), di cui altre tracce si
rinvennero pure in altri punti della tomba medesima
ed anche in altre tombe della medesima collina (cfr.
appresso p. 557). Nel fondo, che era a circa m. 0,60
dal piano, erano pochissimi avanzi di uno scheletro dis-
fatto, cioè porzioni di un femore, di un omero, di una
pelvi e del cranio con alcuni denti staccati che indica-
vano un giovane. È degno di nota il fatto che i denti
e i resti del cranio erano in uno stesso gruppo con quello
delle gambe, il che non si spiega altrimenti che am-
mettendo o che la fossa sia stata rimaneggiata, op-
pure che il cadavere sia stato deposto non disteso,
ma molto rannicchiato, come si è supposto di già per

Fig. 12. — Frammenti di lamella d'oro dal castone di un anello.

3:i

quello che stava nel punto corrispondente dell'opposta
banchina. Il rinvenimento di tre altri frammenti del
predetto vaso di steatite nell'interno della fossa sem-
brerebbe parlare in favore della prima ipotesi, ma
non è da escludere che vi siano penetrati casualmente
al momento del seppellimento. Va poi notato che sotto
le ossa si vedeva chiaramente una estesa macchia
formata dà uno strato sottile di sostanza carboniosa ;
e qui aggiungo che tale macchia nera fu riscontrata
dappertutto dove erano ossa. La macchia non poteva
provenire da altro che dalla decomposizione di una
tavola di legno che sia stata sottoposta ai cadaveri (').

Colle ossa si rinvenne soltanto un anello di oro
(diam. 15 mm.), non massiccio ma con anima di pasta
o smalto turchino, rivestita di due sottili lamelle di

(') Ad una cassa credo non si possa pensare non essendosi
trovata alcuna traccia di chiodi, ed inoltre perchè la macchia
nera era limitata ad un solo strato. Ora mi sfuggo se tracce sif-
fatte di legno decomposto siansi notate in altre tombe di quel-
l'epoca; ma certo casse o tavole di legno si sono riscontrate in
tombe meno antiche, dall'Italia fino alla Crimea. Vedi la biblio-
grafia presso Pellegrini, Monum. aut. d. Lincei, XIII, p. 282,
nota 1 ; cui si possono aggiungere gli esempi di Caracupa presso
Norba (Savignoni e Mengarelli, Notizie degli scavi, 1903, p. 292)
e di Taranto (Quagliati, ibid., p. 212).

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