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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel sepolcreto di Haghia Triada presso Phaestos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0349

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PRESSO PHAESTOS

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notevole pendenza da est a ovest ('). Ora trovare queste
irregolarità, mentre pure il luogo ha dovuto essere pre-
parato e lavorato prima di costruirvi sopra, appare
certo assai singolare. Nè so trovarvi altra ragione, se
non questa, che forse, presentando la roccia una qualche
difficoltà a lasciarsi spianare, perchè offre una sfaldatura
tabulare, che nella presente pendenza doveva ostacolare
il taglio orizzontale, i costruttori si siano accontentati
di lasciare il fondo roccioso inclinato, rimediando forse
in qualche altro modo allo sconcio.

Può darsi, che si fosse ottenuta la orizzontalità,
stendendo uno strato di terra di spessore decrescente
da ovest ad est, così come nella tomba decima del
gruppo delle cinquantadue rupestri scavate dallo
Tsundas a Micene (2) dove i cadaveri erano su uno
strato di terra. Oppure, ipotesi anche meno control-
labile, su questo suolo inclinato si era costruito un
pavimento di legno. Nessuna traccia del resto rimane
ora di tali rivestimenti, perchè addossate al lato occi-
dentale, ossia proprio nel punto più basso, si rinven-
nero alcune ossa appoggiate precisamente sulla roccia.
Pertanto se pure esistè mai uno strato di terra, esso
sarebbe stato portato via dalle acque, forse anche
prima della caduta di tanta parte della tholos (3).

Su questa roccia così inclinata senza ulteriori sot-
tofondazioni si sono poste in giro le pietre che dove-
vano costituire il primo filare della iholos. La costru-
zione che ne è risultata, il cui spessore varia da
m. 1,40 a 1,49, è a grandi massi di quel calcare cre-
taceo che costituisce la roccia, calcare tenero, e che
per il suo clivaggio permette facilmente il taglio a
pareti piane. Ciò non ostante i massi non sono squa-
drati, nè lisciati alla superficie, ma del tutto irrego-
lari. Tra essi sono inserite schegge più piccole dello
stesso materiale, e v' è commista molta terra che allo
stato fangoso sembra, abbia costituito una specie di
malta di questa costruzione. Non si ha traccia, che tale
brutto muro fosse in modo alcuno mascherato con un
intonaco o con legno, o con ornamenti in bronzo. Si
direbbe, ripensando anche alle tombe di Phaestos,

(') Il punto occidentale più basso è a m. 0,54 sotto il
livello del punto orientale più alto.

(2) 'Etptjp. 'Aqx-, 1888, p. 140.

(3) Nella tholos di Vaphion il suolo è del tutto irregolare.
Lo Tsundas attribuisce però tale ineguaglianza di superficie ai
seppellimenti successivi (Efpfj/j,. Hq%., 1889, p. 142).

Monumenti Antichi — Vol. XIV.

che i monumenti di questa necropoli non hanno
grandi pretese architettoniche.

Anche la pianta non è esattamente circolare. La
parte conservata è poco più di una semicirconferenza,
il cui diametro è a un dipresso di m. 5,40.

Delle parti più alte nulla è conservato, solo nol-
l'interno le pietre cadute facevano fede dell' esistenza
di esse. Anche nella piccola parte rimasta si può osser-
vare, che il tamburo non è esattamente cilindrico, ma
leggermente conico, essendosi, secondo il sistema ben
noto, ristrette le file di pietre, man mano che si saliva.
Nell'interno per l'altezza massima di m. 1,90 il muro
devia dalla perpendicolare di m. 0,155; all'esterno
pure per l'altezza massima di m. 2,30 si ha una devia-
zione di m. 0,285. Più in alto probabilmente la de-
viazione dalla perpendicolare cresceva in ragiono non
esattamente proporzionale all' altezza, in modo da pre-
sentare quella singolare curva parabolica, che si ritrova
nelle tholoi meglio conservate. Le pietre poste più
in basso sono, come è naturale, alquanto più robuste
delle altre.

Della porta non resta alcuna traccia, il che ci
costringe a pensare, che essa fosse nella metà nord-est
caduta, come del resto la conformazione del suolo
richiede, perchè se la porta fosse stata aperta nella
parte rimasta in piedi, che è quella fondata più in
alto, l'acqua delle piogge avrebbe certamente invaso
l'interno della tomba. Il dromos pertanto non por-
tava in declivio giù nella tomba, come nella massima
parte delle tholoi finora note, ma ascendeva ad essa.

Essendo piccola e ben salda la parte conservata,
si potè fare quel che nello scavo di altre tholoi non fu
concesso : liberare cioè il muro anche esternamente. La
costruzione presenta da questo lato gli stessi carat-
teri di trascuratezza, ma è notevole il fatto, che in
essa si osservano tre filari orizzontali di pietre spor-
genti a distanze varie luna dall'altra (massima m. 1,18,
minima metri 0,51) e fila da fila alla distanza di
m. 0,40 (fig. 2). Non mi pare, come a prima vista
avevo creduto, che queste pietre sporgenti potes-
sero aver reso qualche servigio per la posa dei filari
superiori; anzitutto sono piccole, e sporgono circa
di una ventina di centimetri in media, e in secondo
luogo era molto più comodo, e staticamente più si-
curo accumulare della terra addosso alla costruzione,
man mano che si saliva, e ottenere così, che gli

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