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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0026
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temente dimostrata. Certamente alcuni di quei bronzi
e forse tutti si fusero anche dai terramaricoli, avendo
le loro stazioni restituite delle matrici di fusione ;
ma ciò non prova che da questi li ricevessero gli
abitatori del Tirreno, potendo gli uni e gli altri averli
imitati o ricevuti da un centro comune di produzione.
Ora appunto i bronzi scoperti intorno al lago di Fu-
cino, illustrati dal Pigorini, i dischi pubblicati dal
Conestabile, il ripostiglio di Piediluco, provano che
almeno all'alba della età del ferro nell'altopiano del-
l' Italia centrale era assai florida l'arte di fondere il
bronzo e ciò lascia supporre che fosse largamente
diffusa anche nel periodo immediatamente precedente.
11 ritrovarsi poi nel Museo di Cortona delle ascie
umbre del tutto identiche a quelle padane e tirrene
e le identiche condizioni geografiche di queste regioni
rispetto all'altipiano centrale, rendono del tutto pro-
babile la ipotesi che anche nelle età precedenti fos-
sero avviati per le valli dei fiumi che ne discendono
all'Adriatico ed al Tirreno delle relazioni commer-
ciali fra gli abitatori del piano e del monte. A questi
ultimi fonditori si può adunque attribuire l'origine
di alcuni di quei tipi propri della età del bronzo,
che si rinvennero identici nella valle del Po e nel
Tirreno, perchè quinci e quindi furono di là esportati
e servilmente riprodotti.

Ad ogni modo la scarsezza del materiale è tale
che reputo conveniente sospendere ogni giudizio su
cofcesta questione ed attendere che i futuri scavi ab-
biano fatto maggior luce sulla civiltà ivi fiorita nei
due periodi dell'età del bronzo.

Età del ferro.

Questa è assai più riccamente rappresentata di
quelle antecedenti ; e vi si riferiscono parecchi gruppi
sepolcrali, scavati con sempre maggiore perizia dal
1874 in poi.

Il più vasto è quello alle falde orientali dell'Oppio
sull'Esquilino ; altri gruppi importanti si rinvennero
alle origini del Quirinale verso il Castro Pretorio, nel-
l'antico Argileto, cioè proprio allo sbocco della Suburra
sul Foro, ed infine non ne mancano tracce nel Cam-
pidoglio, che, prima del taglio eseguito da Traiano per
aprire il Foro che porta il suo nome, era congiunto al
Quirinale, di cui era la propagine verso il Tevere.

La bibliografia su coteste necropoli non è disgra-
ziatamente assai ricca. Tralasciando le notizie raccolte
dal Caylus e da altri raccoglitori di antichità appa-
riscenti, si deve in Roma al Pigorini il risveglio degli
studi paletnologici ('), nati con le ricerche del Vi-
sconti e di altri (*) sulla necropoli di Monte Cre-
scenzio nei colli albani, studi che erano poi caduti
nell'oblio. Il Pigorini non ebbe però modo di occuparsi
largamente del materiale romano, impegnato come egli
era in altre ricerche; ed al Nardoni si deve il me-
rito di avere pubblicato per il primo notizie impor-
tanti sul materiale preistorico che si ritrovava negli
sterri per l'applicazione del nuovo piano regolatore (3),
materiale che egli acquistava per arricchire la sua
notevole collezione di cimeli preistorici, solo in parte
edita nelle presenti ricerche.

Quasi contemporaneamente si incominciò ad inte-
ressare a tali rinvenimenti Michele Stefano De Rossi (4),
che avrebbe potuto raccogliere dei materiali di una
importanza capitale per la storia primitiva di Roma,
se non avesse trascurato l'esame analitico dei singoli
ritrovamenti, pur promettendo in ogni circostanza dei
grandi lavori di sintesi, che poi non furono mai com-
piuti, e non fosse stato distratto da studi d'indole
del tutto diversa, che assorbirono in gran parte la sua
attività scientifica, e gli fecero spesso trascurare i rin-
venimenti preistorici che si succedevano allora senza
tregua nel suolo romano. Ciononostante dobbiamo a
lui delle notizie di fatto assai importanti, e delle

(') Annuario scientifico ed industriale, XI, p. 173 e seg. ;
Bull. Inst., 1866, pp. 97, 98; 1878, pp. 1, 2; 1886, p. 262.

(2) Visconti, Lettera sopra alcuni vasi sepolcrali rinvenuti
nelle vicinanze di Alba Longa, negli Atti delVAcc. romana
di archeologia, I, 2, p. 332 e seg. È questo il più antico la-
voro (1817) nel quale si afferma l'età preistorica dei sepolcri
contenenti corredi del tipo di quelli che oggi si riferiscono
alla età del ferro; ed è pure il più antico lavoro in cui si
cercò, per quanto era possibile, di descrivere separatamente i
corredi delle singole tombe.

(3) Buonarroti, ser. II, IX, 1875, p. 79 e seg.; Bull. Inst.,
1877, p. 70 e seg.; 1878, p. 11 e seg.

(4) Ann. Inst., 1867, pp. 5-72 e Mon. dcWInst., Vili,
tav. XXXVII; Buonarroti, ser. II, IX, 1875, p. 79 e seg.; Bull.
List., 1875, p. 230; Bull, del vulcanismo italiano, 1874, Vili,
fase. 1; Bull. d. comm. arch. com. di Soma, 1874, p. 49 e seg.;
1875, p. 40 e seg.; 1878, p. 67 e seg., p. 139 e seg.; Gli studi
in Italia, 1880, fase. IV (Rivista degli studi e delle recenti
scoperte paleoetnologiche di Roma dal 1870 al 1879); Bull.
Inst., 1885, p. 62 e seg.; Ann. Inst., 1885, p. 295 e seg., ta-
vola d'agg. K; Bull. d. comm. arch. com., 1885, p. 39 e seg.
 
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