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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0176
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si notano sporgenti in fuori tre rilievi, piatti inferior-
mente, convessi al di sopra, i quali corrispondono ad
altrettante sporgenze simili esistenti lungo il limite
superiore del portello, ma rovesciate, cioè colla faccia
piana in alto e quella rigonfia in basso.

La superficie esterna del portello, convessa per
continuare la curva descritta dalle pareti, sopporta ap-
plicate delle bande di argilla, le quali descrivono due
rettangoli divisi ciascuno nell'interno da altre bande
equidistanti e parallele ai lati corti del rettangolo
stesso. L'applicazione di questi rilievi avvenne certa-
mente quando il vaso cinerario era stato già ingabbiato
e disseccato, poiché essendosi in alcuni punti distac-
cati, lasciano ivi scorgere la superficie semicruda della
carcassa ingubbiata.

A ciascun lato dell'ingresso si notano tre aste sot-
tili addossate alle pareti, terminanti in alto sotto la
gronda, ed in basso a quella risega che dicemmo raf-
figurare il livello del suolo circostante. Altri due ret-
tangoli a contorni rilevati, con listelli nel loro interno
paralleli ai lati corti ed equidistanti, simili quindi a
quelli già notati sul portello di chiusura, si notano
all'esterno nella parete sinistra della capanna, per chi
la guarda dall' ingresso ; è evidente che nell'inten-
zione dell'artista dovevano imitare le imposte di una
finestra.

Come nella maggior parte delle urne a capanna
laziali, il tetto, benché ellittico, si divide in quattro
spioventi; l'ossatura poi, riprodotta sommariamente
all'esterno, mostra all'evidenza la tecnica seguita dai
costruttori dei tuguri imitati dal figlilo. Sei pertiche
piegate ad arco sono fissate per le estremità a punti
opposti sulla testata delle pareti, in corrispondenza dei
pali che ivi dovevano essere piantati verticalmente nel
terreno per sostenere l'ossatura di queste ultime; le
pertiche arcuate erano mantenute equidistanti da le-
gature o intrecci, che le fissavano ad un'altra longi-
tudinale. Restavano così aperti i lati corti del tetto, a
chiudere i quali si disposero quattro pertiche inclinate
e divergenti dall'alto al basso, destinate a sostenere
la copertura.

Le pertiche alle quali ho accennato per ultimo,
non sono state lasciate lisce come le altre, vi si osser-
vano infatti delle impressioni ottenute con uno stecco
a punta ottusa, le quali si ripetono lungo la gronda,
gli stipiti e le aste di rinforzo ai lati dell'ingresso.

E chiavo che il figlilo nell'eseguire queste intaccature
non ebbe la intenzione di ornare l'urna, mentre la
sua viva preoccupazione di rappresentare i particolari
tecnici, riprodotti persino ove non era possibile vederli,
ci fa ritenere con certezza che con quelle rozze im-
pressioni egli abbia voluto accennare a qualche altro
particolare costruttivo.

Ora in molti vasi laziali dei cordoncini rilevati,
muniti di tali impressioni, sono disposti in modo da
mostrare evidente l'intenzione di imitare delle corde
o funicelle, delle quali quelle intaccature riproducono
in modo rozzo e grossolano gli incavi spiraliformi che
si producono in un manufatto intrecciato e ritorto.

E del tutto improbabile che in cotesta urna le
impressioni cui accenno vogliano riprodurre dei cor-
dami, poiché questi non hanno la rigidezza richiesta
in una costruzione di tale genere ; quelli che corrono
lungo la gronda si prestano quindi assai meglio ad
essere posti a raffronto coll'intreccio in paglia, vimini,
o frascame che in molte capanne moderne della cam-
pagna romana servono a mantenere equidistanti le teste
dei pali ai quali si addossano le pareti, ed a fissare
ai medesimi le estremità delle intelaiature del tetto.
Mi sembra pertanto del tutto probabile che a tale
sistema costruttivo accennino le impressioni alle quali
alludo benché si ritrovino, come ho già detto, anche
sulle asticelle di rinforzo ai lati degli stipiti.

Insieme all'urna si ritrovarono entro il sepolcro,
in ignote condizioni di giacitura, pochi vasetti di cor-
redo, eseguiti tutti rozzamente a mano, con un impasto
ingubbiato di nero, ed alcuni bronzi. Cotesti corredi
sono qui appresso descritti :

b-c) Due vasetti (tav. XVIII, fig. 4) simili a
quelli rivenuti nel sepolcro di Grottaferrata ('), sono
cioè a corpo ovoidale tronco in basso e sprovvisti in
alto di collo largo e svasato ; la decorazione consiste
in una doppia linea spezzata, non continua, eseguita
con un pettine a tre denti siili'ingubbiatura ancora
fresca; queste linee spezzate sono rinchiuse entro due
fascie orizzontali, eseguite pur esse collo stesso pettine

(i) Bull, com., 1901, p. 366, fig. 3. Questi esemplari si di-
stinguono da quelli che ora pubblico soltanto per un dettaglio
della decorazione e per essere più piccoli. È notevole poi l'es-
sersene riuvenuti due così nella tomba di Grottaferrata come
in questa, poiché ciò mostra corrispondere questo fatto ad un
uso comune.
 
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