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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0194
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i quali sepolcri, per i tipi delle fibule e per altri im-
portanti e numerosi caratteri, evidentemente sono po-
steriori al periodo in cui nel Mediterraneo orientale,
non solo, ma anche nell' Italia, o almeno nella sua
parte meridionale, fioriva la civiltà micenea; e deb-
bono certamente riferirsi al periodo successivo sub-
miceneo. Mostrerò poi che in questo periodo, come in
quelli antecedenti ed in quelli seguenti, non cessarono
mai dei vivacissimi commerci di scambio fra le coste
dell' Italia e quelle del Mediterraneo orientale ; per
cui è del tutto improbabile che allorquando si depo-
sero i corredi nelle tombe di Palombara e Boschetto,
o in quelle identiche di Allumiere e di Matera, il
ferro, diffuso in Oriente, fosse ignoto in Italia ; adunque
il fatto che il coltello del sepolcro di Palombara era in
bronzo, ed in ferro quelli esquilini, non ha valore cro-
nologico, ma si ricollega piuttosto agli altri caratteri
di pseudo arcaismo, già notati nel restante materiale
di quelle tombe, e conferma il carattere rigidamente
conservatore delle famiglie alle quali appartennero quelli
di bronzo, famiglie che, come avviene di continuo nella
vita, in tempi progrediti in cui i commerci colla Grecia,
con Creta e Cipro tendevano sempre più ad ingentilire
la civiltà indigena, arricchendola di elementi nuovi e
stranieri, conservavano tenacemente i prischi costumi,
continuando a servirsi dei materiali indigeni, di forme
e tecniche più conformi alla facies civile fiorita nel
Lazio alla fine del periodo immediatamente antece-
dente.

Che anzi l'uso del ferro nelle tombe esquiline
con corredi progrediti, in confronto con quelli di tipo
conservatore raccolti nei sepolcri di Palombara e di
Grottaferrata, ci suggerisce un altro argomento per fon-
dere in un medesimo periodo quelle due facies così ben
distinte ; abbiamo visto infatti che secondo ogni pro-
babilità, data la intensità dei commerci, i primi pro-
dotti in ferro dovettero importarsi in Italia poco dopo
che si cominciarono a diffondere nel Mediterraneo
orientale; e nel submiceneo dovette rapidamente dif-
fondersene 1' uso, dati i pregi eminenti del nuovo me-
tallo ed il costo minore, in confronto del bronzo,
per l'abbondanza dei giacimenti esistenti a fior di
terra quasi ovunque nel bacino del Tirreno, ed in
quantità colossali nell' Elba, ove certamente furono
espiotati già nella prima fase dell'età del ferro, come
lo provano delle fibule di questo metallo rinvenute

in quell'isola; fibule la cui forma è caratteristica di
quell'epoca.

La vicinanza delle miniere espiotate, e l'abbon-
danza dei giacimenti dovettero adunque di necessità
invilire rapidamente il prezzo del metallo ; siccome
poi il ferro, eccellente per gli strumenti e le armi,
poco si presta per il suo aspetto e la difficile fusibi-
lità e meallibilità alla confezione di piccoli oggetti
di lusso, così è del tutto probabile che le fibule e
gli altri oggetti di ornamento fusi in questo metallo
si dovettero diffondere nel bacino del Tirreno quando
cotesto materiale era ancora relativamente raro e
prezioso, ossia nel brevissimo periodo di tempo pros-
simo alla prima introduzione di questa nuova con-
quista del lavoro e dell' ingegno umano. Ma nelle
tombe esquiline del primo gruppo a facies progredita,
molte fibule sono di ferro e proprio da queste tombe
provengono i coltelli identici per tipo a quelli delle
sepolture a facies arcaica; debbono quindi quei se-
polcri riferirsi al momento cronologicamente prossimo
all'alba del submiceneo; siccome poi i confronti colle
estese necropoli di Allumiere e di Monte Timmari
provano che pure le coeve tombe laziali a facies ar-
caica non sono anteriori alla fine del miceneo italiano,
così se ne deduce, se non con una evidenza completa
almeno con grande probabilità, la contemporanea fio-
ritura delle facies civili rappresentate dai sepolcri ai
quali ho ora accennato.

Ciò è confermato da altri argomenti. Malgrado la
tenace persistenza delle forme, propria delle fabbriche
locali, alle quali si debbono i corredi raccolti nelle
sepolture sabine e laziali a facies conservatrice, non si
osservano in quei prodotti quelle più notevoli per-
sistenze della precedente facies micenea indigena, rive-
late dai sepolcri del Fucino ad una estremità e dal
ripostiglio di Tolfa all'altra della regione di cui mi
occupo. Invece nei corredi delle tombe progredite del
primo periodo, in quelle Spithower, cioè, e meglio nelle
altre analoghe dell' Argileto, dell'Esquilino e di vigna
Testa nei colli albani, si conservano ancora, malgrado
il carattere spiccatamente progressista di quei corredi,
numerosi elementi micenei, per esempio l'orcio del
sepolcro XXXI (tav. IX, fig. 3), e le sue imitazioni
indigene, la lama di coltello dal tallone forato pel
passaggio dei chiodi che la assicuravano al manico
(fig. 23), identica quasi ad esemplari protomicenei di
 
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