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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0313

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MONUMENTI PRIMITIVI DI KOMA E DEL LAZIO ANTICO 614

furono donati dal comm. Castellani che li aveva ac- corazione geometrica sviluppata e quella della maggior

quistati come provenienti da Palestrina. parte degli elementi greci ai quali ho accennato per

Figurine in mezza porcellana egizia, identiche o ultimo, la esistenza di intensi commerci fra l'Eliade

simili a quella edita nella tav. XVII, fig. 5 si rin- ed il Lazio è troppo evidente perchè io debba mag-

vennero anche a Vetulonia (') ed altrove in Etruria; giormente insistere nel provarli. Ho pure mostrato ante-

un altro esemplare si ritrovò invece ad Eleusi (2). cedentemente che queste relazioni già esistevano vi-

Degli ariballoi identici a quello edito nella tav. XVII, gorose allorché si scavò la gran massa dei sepolcri

fig. 20 si ritrovarono nelle colonie greche della Sicilia (3) romani della I età del ferro, interessa ora il determinare

e 1' Orsi publicandoli ha citato gli altri esemplari ritro- se queste relazioni commerciali fossero già incominciate

vati nel Mediterraneo orientale (4). all'alba della Ia fase della età del ferro.

Fig. 186.

Questi prodotti in mezza porcellana verdastra o
turchiniccia, si sogliono attribuire in genere alle fab-
briche fenicie, ma quelli che ho citato poterono benis-
simo derivare da manifatture greche; greca infatti è
la forma dell'ariballo (5) e che i Greci sapessero pro-
durre queste mezze porcellane è provato all'evidenza
dagli scavi a Naukratis che ne hanno restituito pa-
recchi esemplari; mi sembra quindi probabile o al-
meno possibile che i due ultimi oggetti fra quelli ora
citati, l'ariballo cioè e la figurina umana ritrovate a
Palestrina (tav. XVII, tìgg. 5, 18, 21), derivino da
fabbriche greche.

Ma nella IIa fase della età del ferro, in cui av-
venne la grande diffusione del vasellame greco a de-

(') Falchi, Vetulonia, tav. XIII, fig. 3.

(2) 'Eqi^u. "«QxcuoX., 1898, tav. VI, fig. 1 ed 1 a.

(3) Mon. Lincei, I, p. 808.

(4) Loc. cit.. nota 1.

(5) Il tipo più diffuso dalle fabbriche corinzie, cfr. ad
esempio i vasi corinzi editi nella tav. XV, figg. 18 e 21, ritro-
vati a Palestrina e conservati oggi nel Museo capitolino.

A tale riguardo osservo che la produzione dei vasi
della classe « protocorinzia » risale all'epoca imme-
diatamente successiva a quella in cui decadde la pro-
duzione vascolare micenea (') e spetta perciò il suo
principio alla Ia fase della età del ferro ; dovettero poi
quei prodotti diffondersi in Italia subito dopo l'avve-
nuta loro introduzione nella moda greca, poiché così
allo Scoglio del tonno, nella estrema Italia meridionale,
come a Thapsos in Sicilia lo strato che li conteneva
si adagiava su quello con vasi micenei, indizio cotesto
che tra la decadenza di questi ed il primo diffondersi
di quelli non fu di moda alcun'altra produzione vasco-
lare cronologicamente intermedia; e se la maggiore
diffusione avvenne soltanto nel II periodo, la prima
introduzione dovette effettuarsi, sia pure sporadica-
mente, già nel submiceneo, cioè nella Ia fase della età
del ferro, durante la quale del resto altri dati anche
più evidenti provano le esistenza di commerci diretti
o mediati fra il Lazio e 1' Eliade.

(') Cfr. p. 697 e seg.
 
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