Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0330

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
647

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

648

poi alla fìbula prenestina se tutti la riferiscono al
secolo VI a. C. ciò si deve al fatto che tutti accet-
tarono la data proposta dall'Helbig in base ad ar-
gomenti di carattere puramente archeologico. Come
ho accennato io non debbo entrare nel merito di quelle
ricerche, ma limitarmi semplicemente a determinare
la cronologia delle iscrizioni valendomi di criteri
archeologici per determinare la data dei monumenti,
ai quali si ricollegano.

Il vaso di Dueno (fìg. 198 a) è eseguito in impasto
ingubbiato di nero, dal punto di vista della forma
consta di tre vasetti a corpo sferoidale muniti di breve
piede e larga bocca, riuniti insieme su di un piano
orizzontale da appendici fra le quali resta un foro
circolare. Sulla ingubbiatura ancor fresca il figlilo graffi
l'iscrizione tutt' intorno alla pancia del fittile. La strut-
tura del vaso poco si presta a determinare la data
relativa in confronto al restante vasellame a noi noto
di Roma e del Lazio, poiché le recenti ricerche del Men-
garelli a Conca e quelle più antiche nel territorio
falisco provano già a sufficienza che l'uso degl' impasti,
cioè dell'argilla tufacea ricca naturalmente od artifi-
cialmente di rocce magre, e così pure 1' uso di ingab-
biare i prodotti plasmati con tal materia dai tempi più
antichi persistette sino assai tardi.

La associazione cogli altri oggetti ritrovati nello
scavo in questo caso non ha alcun valore cronologico,
giacché l'ingente quantità di vasetti raccolti insieme
al vaso di Duenos prova all'evidenza che questo e
quelli facevano parte di una stipe, nella quale furono
gettati oggetti di età disparatissima fra loro, quali
ad esempio i buccheri ed i vasi etrusco-campani.
Questi prodotti d'altronde non ci forniscono con si-
curezza gli estremi cronologici entro cui deve porsi
la formazione di quella stipe, giacché lo scavo fu tal-
mente tumultuario ed il ricupero degli oggetti così
incompleto, che si può supporre che fra la grande massa
del materiale perduto vi fossero alcuni oggetti più
antichi o più recenti rispetto agli estremi cronologici
dinnanzi proposti. Anche questa via pertanto non ci
conduce ad una soluzione soddisfacente della questione
cronologica.

Fortunatamente più utile è l'esame della forma
del vasetto di Dueno a triplice recipiente. Vasi simili
provengono da strati antichissimi così dell'Italia come
dell'oriente mediterraneo; se ne rinvennero infatti

degli esemplari a Philacopi nell'isola di Milo ('), a
Capaci in provincia di Palermo (-) e nella palafitta
di Polada, ma tutti questi esemplari della età del
rame e del bronzo, se se ne eccettua quello di Phi-
lacopi, che del resto si distingue per l'alto piede a
tromba che manca negli altri esemplari, differiscono
dal fìttile di Dueno per l'assenza del caratteristico
tratto di unione a ciambella.

Questo dettaglio è caratteristico dei vasetti della
età del ferro italiana. La stessa stipe del Quirinale
che conteneva il vaso di Dueno ha restituito un altro
esemplare del tutto simile, ma anepigrafo e munito
di quattro anziché di tre recipienti. Del tutto analogo
al vaso di Dueno, benché privo di foro nel tratto
di unione, è un triplice vasetto del Museo gregoriano
proveniente dagli scavi eseguiti nel 1817 sui colli
albani, i quali scavi furono fatti unicamente nelle
necropoli della età del ferro colà esistenti (3). Mate-
riale del tutto analogo a quello restituito dalla ne-
cropoli di Caracupa e dalle tombe romane del II pe-
riodo della età del ferro si rinvenne in un sepolcro sco-
perto dal Mengarelli a Valvisciola, non lungi da Cara-
cupa, il corredo funebre si conserva oggi nel Museo
preistorico di Roma e ne fa parte un vasetto in im-
pasto ad ingubbiatura lucente, nera, identico si può
dire a quello di Duenos. Un altro esemplare del tutto
simile è stato ritrovato nella palafitta di Auvernier nel
lago di Neuchàtel in Svizzera, la quale palafitta ha
restituito abbondante materiale assai omogeneo e del
tutto corrispondente a quello caratteristico della Petà
del ferro italiana (4).

Gli strati posteriori a questa età sono abbastanza
largamente noti in Italia ed altrove ed il tipo di cui
mi occupo vi manca affatto. E quindi certo che il vaso
di Duenos non può appartenere ad un'epoca posteriore
alla prima età del ferro e siccome soltanto in que-
st' ultima si ritrovano in uso in Italia gli esemplari
col tratto d'unione a ciambella, così non vi è ra-
gione per dubitare che effettivamente il tipo di cui
mi occupo spetti proprio a quella età.

(') The Animai of the British School at Athens, 1896-97,
p. 54 e seg., fìg. 3.

(*) Bull, paletn. ital., 1901, p. 181, fìg. 9.

(3) Bull. comm. archeoi. comun., 1900, tav. X, fig. 2.

(4) Munro, The lake dwellinys of Europe, p. 44, fig. IX, 23.
 
Annotationen