Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0331
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
Ma abbiamo visto che l'iscrizione graffita sul vaso
ancor fresco è perciò contemporanea alla sua fabbri-
cazione, pertanto l'iscrizione del vaso di Duenos non
può essere posteriore alla fine della prima età del ferro
nel Lazio, e cioè al momento in cui si incominciavano
a diffondere ivi i vasi che oggi si sogliono attribuire
alle fabbriche corinzie, e deve essere anteriore alla
fine del VII secolo, o al più al principio del VI se-
colo a. C. (').

Questo fittile latino adunque è di una grande
importanza anche nel campo dell'archeologia preisto-
rica, poiché dimostra che almeno nella seconda fase
della età del ferro la lingua latina era già in uso in
Roma, ed anche che la scrittura vi doveva essere abba-
stanza diffusamente conosciuta, dal momento che un
figlilo, classe di operai questa non certo fra le più
colte, era in grado di granire una lunga frase in un
suo prodotto relativamente dozzinale.

La fibula prenestina (fig. 198 b) fu acquistata
nel 1871 a Palestrina ed oggi si ritiene comunemente
che provenga addirittura dal sepolcro Bernardini, benché
all'atto della vendita il compratore non riuscisse a sa-
pere se e da quale sepolcro provenisse (-). Comunque sia
di ciò sta il fatto che la fibula, del tipo ad arco rovescio
serpeggiante con bastoncelli, è del tutto simile per forma
ad un'altra effettivamente ritrovata nel sepolcro Ber-
nardini, dalla quale però si distingue per essere lavo-
rata con una accuratezza ed una abilità senza con-
fronto minore.

A tale riguardo anzi si osserva che mentre l'altra
fibula corrisponde abbastanza bene per la perfezione
del lavoro alle oreficerie certamente rinvenute nel se-
polcro, questa se ne distacca nettamente per la infe-
riorità della esecuzione.

È poco probabile che in una stessa tomba, anzi
in uno stesso fornimento, dovendosi provvedere due
fibule pressoché identiche e per giunta di un tipo lar-

(') Le conclusioni a cui giunsero il Dressel e dopo di lui
gli altri filologi, basandosi esclusivamente sui caratteri intrin-
seci dell'iscrizione, sono ben diverse, assegnando essi a questo
vaso una data che oscilla tra la prima metà del V e la metà
del IV secolo a. C. ; ma essi si fondano su dati che non pre-
sentano dal punto di vista cronologico alcuna evidenza, essendo
del tutto manchevoli le fonti dalle quali cercano di desumere
la storia dello svolgimento dell'alfabeto e delle forme gram-
maticali anteriormente agli ultimi secoli della Repubblica.

(2) Bull, dell'Id. arch. germanico, sez. romana, 1887, p. 37.

gameute diffuso allora, come lo prova il numero grande
di esemplari a noi noti che lo riproducono in oro ed
in altri metalli, se ne siano scelte due di lavoro tal-
mente diverso e ciò concorda colle circostanze in cui
comparve sul mercato nel dimostrare del tutto im-
probabile che effettivamente facesse parte dei cor-
redi della tomba Bernardini.

Per determinarne l'età non ci resta quindi che
studiarla da un punto di vista esclusivamente tipo-
logico, la sua associazione cogli oggetti rinvenuti nel
sepolcro Bernardini essendo per ciò che ho detto più
che dubbia.

Come ha già osservato l'Helbig, che seguendo il
criterio archeologico assegnò per il primo alla fibula
il VI secolo a. C. come epoca in cui fu fabbricata,
data che poi fu accettata da quasi tutti i filologi che
si occuparono dell' iscrizione, fibule analoghe a questa
provengono da quel gruppo di tombe ricchissime rin-
venute sino ad ora nel Lazio e nell'Etruria marittima,
che sono contemporanee a quella Bernardini ed alla
Regulini di Cere, e che proprio allora quel tipo fosse
di moda risulta anche dal fatto che in molte se-
polture di quell'epoca, che poi corrisponde alla fine
della prima fase ed alla seconda fase della età del
ferro, se ne rinvennero delle imitazioni più o meno
libere in bronzo.

Siccome è del tutto improbabile, dato il senso della
frase graffita, che la iscrizione sia stata incisa sulla
staffa quando la fibula stessa era già in uso da lungo
tempo, così se ne può trarre la conclusione che questo
gioiello, che spetta presso a poco alla medesima epoca
cui deve farsi risalire il vaso di Dueno, conferma i ri-
sultati su esposti riguardo a quest' ultimo fittile ; ciò
naturalmente nel caso che i dubbi che si possono ele-
vare sulla autenticità della fibula siano, come è pos-
sibile, infondati.

La iscrizione del cippo è evidentemente contem-
poranea a quest'ultimo e questo a sua volta, per ciò che
ho esposto antecedentemente, non può essere anteriore
ma è contemporaneo o posteriore alla platea (B) di tufo
che lo sopporta. Di questa platea se ne conserva un solo
tratto dietro la colonna conica appoggiata sul primo gra-
dino di un suggesto poligonale certamente posteriore al
lastricato al quale accenno, ma in cui quel tratto di
lastrico antichissimo (B), già ricoperto da una pavi-
mentazione (B') sovrapposta, che avvolse la parte più
 
Annotationen