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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0339
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rame risale l'uso della decorazione largamente inca-
vata, destinata a ricevere una specie di niellatura o
stuccatura di materia bianca o rossa, quale si osserva
ad esempio in un vaso laziale (tav. XIX, fig. 2)(l),
niellatura che del resto usualmente dovette porsi anche
nei graffiti a punta di stecco, ove ne restano talora le
tracce. Così pure riguardo alla decorazione rilevata
non solo persistono nella età del ferro gli elementi
noti in quella del rame, i cordoncini rilevati cioè con
impressioni a polpastrello, le bugne ed altri: ma è
anche identica la tecnica colla quale si applicarono,
nei fìttili di quella come di questa età le parti spor-
genti essendo modellate a parte ed incastrate poi negli
appositi fori rilasciati nella carcassa del vaso quando
quest'ultimo era disseccato, od anche quando aveva già
subito una prima volta l'azione del fuoco, precedente
l'applicazione della ingubbiatura.

Conviene ora esaminare il valore dei dati sin qui
raccolti, per non trarne dei giudizi arbitrari fondati
su dei preconcetti. Anzitutto debbo osservare che i con-
fronti fra del materiale di diverse regioni e per giunta
di diversa epoca, si prestano poco a chiarire i problemi
relativi alle origini di certe industrie, o forme, o mo-
tivi ornamentali e quindi molto meno a determinare
le relazioni di sangue fra i popoli che usavano il ma-
teriale posto a confronto. Lasciando da parte le que-
stioni etniche, conviene adoperare questo materiale con
molta circospezione anche nello studio di quelle altre
questioni, giacche manca uno degli elementi più utili
all'esame che si vuole intraprendere, la conoscenza cioè
del materiale laziale coevo a quello della età del bronzo
nella valle padana. Che se malgrado ciò si vuole stu-
diare la questione valendosi del materiale disponibile,
non si può disconoscere che la influenza delle industrie
ceramiche della età del rame su quelle laziali della
età del ferro è senza confronto più importante di quella
esercitata da quelle stesse industrie che fiorivano nella
bassa valle padana durante l'età del bronzo.

Quasi tutti gli elementi comuni anche a quest'ul-
tima si ritrovano già negli strati precedenti, ed in

XmoX., 1898, tav. IX, fig. 8; Journal of hellenic Sludies, 1901,
p. 96, fig. 30; 1903, p. 158 e seg., pi. IV, figg. 15, 16, 17, 21,
25, 30; Hoernes, Urgeschichte der bildenden Kunst, p. 265,
figg. 86 e 81; Bull, paletti, ital, 1899, p. 225, tav. XI, figg. 6
ed 11; 1902, tav. IX, figg. 7, 8, 10.

(') Cfr. p. e. Bull, paletti, ital, 1889, tav. VII, fig. 8.

questi per giunta ne esistono alcuni o sconosciuti, o
almeno in decadenza nelle manifatture padane della
valle del bronzo.

Questo dato di fatto già importante per se stesso,
acquista un valore senza confronto maggiore se si
riflette al modo con cui i raffronti stessi poterono isti-
tuirsi. Il materiale vascolare neolitico ed eneolitico
rinvenuto in Italia è assai scarso, poiché, se si ec-
cettua quello ligure, ancora in gran parte inedito ed
il resto malamente conosciuto, si trova raccolto nel
lavoro del Colini sul periodo eneolitico ed in alcuni
antecedenti del Castelfranco e del Chierici princi-
palmente. Si tratta quindi di un numero ristretto
di esemplari, per la maggior parte frammentati, sui
quali debbono stabilirsi i confronti; cosicché è lecito
supporre, dati i numerosi raffronti istituiti su così
pochi oggetti, che in ben più larga misura potrà ri-
conoscersi l'influenza esercitata dall'industria della età
del rame su quelle della età del ferro, quando i pro-
dotti di quella ci saranno più largamente noti.

Ciò incontestabilmente aumenta il valore dei raf-
fronti già citati, mentre invece riguardo a quelli isti-
tuiti col materiale terramaricolo o in genere con quello
caratteristico della civiltà del bronzo nel bacine adria-
tico, in cui naturalmente non comprendo le persistenze
delle tecniche e delle forme diffuse già nel periodo pre-
cedente, il loro valore diminuisce considerevolmente se
si considera che furono pubblicati soltanto quegli oggetti
che poterono servire a sostegno delle teorie etniche,
alla cui soluzione attese quasi unicamente la paleoetno-
logia nel secolo passato e così si ricercarono, si mi-
sero in vista, e si ripubblicarono anche più volte gli
oggetti o gli elementi che sembravano ravvicinare gli
abitatori del Lazio o della vicina Etruria a quelli
delle terremare, onde trarne argomento a sostegno
della derivazione dei primi da questi ultimi ; mentre
la maggior parte del materiale che non serviva a
questo od a scopi consimili e che pure è quella che
caratterizza la facies civile della età del bronzo adria-
tica, rimase quasi completamente inedita e tesori
scientifici riguardo a cotesta facies giacciono scono-
sciuti quasi, a chi non si è dedicato specialmente a
coteste ricerche, nei Musei di Roma, di Bologna, di
Modena, di Parma, o in collezioni minori.

Ciò che io ho potuto esaminare mi sembra che
attesti una certa diversità di indirizzo e di gusti
 
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