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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0382
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Ioga a quella degli altri frammenti tuttora esistenti ;
la topografìa dei luoghi poi eselude completamente
questo dubbio, poiché quivi, come altrove, quelle mura
coronano il pendio del colle, che proprio in quel punto
discende ripido verso il Campo Marzio, onde è del
tutto arbitrario supporre ivi un tracciato diverso e
più antico. Del resto se con un po' di immaginazione
è possibile supporre un tracciato alquanto diverso e più
prossimo al dorso del colle, strettissimo in quel punto,
tracciato del quale, ripeto, non si ha alcuna memo-
ria ne traccia, si potrebbe con ciò lasciar fuori da
cotesto ipotetico percorso delle mura « serviane » la
tomba a camera che si apriva sui pendii del Campo di
Marte, ma non quelle a fossa rinvenute presso S. Ca-
terina da Siena cioè sul pendìo opposto del colle (')> le
quali tombe contenevano materiali di corredo analoghi
a quelli del sepolcro a camera, e spettano quindi pur
esse alla medesima età.

Le tombe individuali e quella collettiva ora ci-
tate sono evidentemente gli unici avanzi a noi noti
di un sepolcreto del secolo IV, il quale occupava
gli estremi lembi del Quirinale verso il Campidoglio,
prima che quivi sorgesse la cinta serviana.

Quando questa fu eretta, nel sepolcreto rinchiuso
ormai nell'abitato dovette cessare ogni attività e lo
spazio sino allora consacrato alla dimora dei morti
dovette adibirsi ad uso dei vivi, proprio come già
nel VI o V secolo era avvenuto nel Campidoglio e
nell'Argileto.

Livio ricorda l'appalto delle mura nel tratto pros-
simo alla porta Viminale eseguito nel 379 av. C.
« Murum a censoribus locatum saxo quadrato fa-
eiundum » (2). Si potrebbe invero supporre che con
questo passo egli volesse ricordare dei rifacimenti
spettanti ad età molto lontana da quella in cui l'ag-
gere stesso fu costruito per la prima volta ; invece è
certo che si riferiscono al principio o alla continua-
zione di quella grandiosa opera di difesa, che do-
vette eseguirsi a tratti e condursi a termine dopo
lunghi anni di lavoro.

Proprio presso alla porta Viminale e quindi nel
tratto delle mura ricordato da Livio, nell'isolato com-

(i) Cfr.testoa p. 263. tombe GLXXI-OLXXIII. e tav. XXV.
(=) Livio, VI, 32, 1.

preso fra la chiesa di S. Antonio e le vie Napoleone III,
Rattazzi, e Carlo Alberto, giaceva la tomba CLVI con-
tenente vasellame etrusco campano al massimo del IV
secolo a. C. L'intero isolato è attraversato dall'aggere
che occupava quasi interamente quell'area, il sepolcro
al quale accenno adunque o si trovava all' interno
cioè ad occidente dell'aggere, o sotto il medesimo, o
al più all'esterno, ma certo vicinissimo al fossato. Nei
primi due casi sarebbe evidente la seriorità del muro
al sepolcro, nell' ultimo tale seriorità è sempre pro-
babile, difficilmente potendosi ammettere che fosse
lecito seppellire così presso alle mura e proprio ove
doveva correre la via esterna di guardia che segue la
crepidine del fosso ed ove pertanto il confine del ter-
reno demaniale, o della zona militare come oggi di-
remmo, doveva passare al di là del sepolcro racchiu-
dendo quest' ultimo nel suolo publico. Non si può sup-
porre che nel IV secolo, quando vivissimo era il
timore dei tumulti gallici si permettessero delle usur-
pazioni private di suolo publico nella zona militare
annessa alle fortificazioni della città; il sepolcro in
questione anche nel caso più sfavorevole alla mia
tesi, quello cioè che fosse scavato al di fuori del fosso
dell'aggere, deve riferirsi adunque ad un momento
anteriore alla espropriazione del suolo che dovette
precedere la costruzione dell'aggere medesimo.

Infine pure al IV secolo a. C. deve riferirsi il se-
polcro LXI ritrovato presso il Mitreo di via Giovanni
Lanza, poiché conteneva uno di quei piattelli a fondo
giallo o rosso-giallastro con ornati in nero, munito di
piede, rotto nell'esemplare al quale accenno, i quali
piattelli sono comuni nei sepolcri dell'Esquilino con-
tenenti appunto materiale del III e IV secolo a. C.
Siccome l'uso di seppellire in quei luoghi dovette ces-
sare colla costruzione della cinta che li racchiuse nel-
l'abitato, non si può dubitare che quest' ultima sia
posteriore almeno alla metà del IV secolo, limite
massimo al quale possano riferirsi le deposizioni del
sepolcro LXI.

I dati monumentali raccolti in due punti opposti
della cinta si accordano adunque con la notizia ripor-
tata da Livio e dimostrano con assoluta evidenza che
la cinta « serviana » è un'opera incominciata verso
la metà del IV secolo a. C, evidentemente eseguita
dopo la dolorosa esperienza dell' invasione gallica, la
quale aveva dimostrato la necessità di una valida
 
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