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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0383

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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cinta difensiva, che un secolo dopo doveva essere così
utile contro la invasione dei Cartaginesi.

Le costruzioni del Comizio attribuite all'epoca reale.

Gli scavi del Boni nel Comizio hanno ridonato
la luce ad una serie di costruzioni intorno alle quali
scrissero il Boni, il Lanciani, l'Huelsen, il Vaglieli e
recentemente lo Studniczka, il Delbruck, il Modestow
ed il Petersen ('), il quale ultimo con maggior pre-
cisione distinse il suggesto dell' epoca reale, l'iscri-
zione ed il cono che a suo parere vi si ricollegano
dalle costruzioni di età posteriore. L'epoca di quelle
strutture antichissime, secondo il Petersen, dovrebbe
dedursi da quella della stipe ivi ritrovata, della
quale fanno parte oggetti caratteristici del principio
del secolo VI o della fine del secolo VII a. C.
per cui anteriori a tale epoca sarebbero le primi-
tive costruzioni del Comizio. Ma questa data di-
pende appunto dalla relazione esistente fra la stipe
e le costruzioni sottoposte, intorno alle quali le no-
tizie di scavo sono tutt'altro che sicure, per cui non
si può condannare il giudizio del Savignoni che la
stipe stessa, contenente fra gli altri oggetti anche del
materiale degli ultimi tempi della Republica, sia stata
ivi accumulata in età relativamente recente, raccat-
tando materiale di riempimento in qualche vicino ed
antico santuario abbandonato.

Sembrerebbe quindi già per ciò necessario so-
spendere ogni giudizio in proposito ; e pur riconoscendo
la relativa antichità maggiore del suggesto cui si
ricollegano, non originariamente del resto, l'iscrizione
ed il cono, in confronto con gli avanzi delle costru-
zioni presillane, sillane e cesaree, io credo destinato
ad abortire ogni tentativo di stabilire la cronologia
assoluta di tali costruzioni per mezzo della stipe,
ritrovata in condizioni tali di giacitura che mi hanno
permesso di poter affermare con sicurezza che le terre
contenenti i cocci e gli altri rifiuti attribuiti ad una
stipe avvolgenti il cippo e la cosiddetta tomba di
Romolo, sono dovute a scarichi ivi eseguiti nelle rico-

(') La letteratura precedente è raccolta dal Vaglieli, nel
Bull, com., 18G6, p. l;vedi inoltre Delbruck, Der Apollotem-
pel auf dem Marsfelde in Rom, p. 11, taf. II, fig. 1; Petersen,
Comitium, p. 5 e seg.

(2) Savignoni, Not. scavi, 1900, p. 144 e seg.

Monumenti Antichi — Vol. XV.

struzioni di Fausto Siila (') il quale evidentemente
le tolse da strati contenenti quell'antico materiale
archeologico.

Nello stesso lavoro che io non debbo qui riassu-
mere, ed al quale rimando il lettore desideroso di stu-
diare a fondo tale questione mi sembra poi di
aver dimostrato che la costruzione alla quale ho ac-
cennato può risalire al massimo alla metà del V secolo
a. C, è quindi senza confronto posteriore all'epoca
reale ed alla fine della seconda fase della età del
ferro, o al principio di quella seguente.

La città dei sette colli.

Alcuni moderni topografi reputarono che il Septi-
monzio costituisse nella storia dello sviluppo edilizio
di Roma antica una pagina intermedia tra quella della
città antichissima, ristretta al Palatino, e quella più
recente che corrisponde alla divisione della città in
quartieri ; nè, a giudizio del Wissowa e del Richter,
mancherebbero a questo stadio dello sviluppo cittadino
la consueta festa natalizia ed una propria cinta forti-
ficata. Di quest'ultima il Wissowa nel suo pregevole
lavoro sul Septimonzio e la Subura e quindi il Richter
hanno creduto di poterne ricostituire il tracciato gene-
rale (fig. 214) (3), indicandone anche due avanzi, uno
dei quali sarebbe appunto il murus terreus carinarum
ricordato da Varrone nel pendio dell'Oppio sopra la
Subura (4), e l'altro un tratto di muro scoperto sul
Celio dietro la chiesa di S. Gregorio (5).

Peraltro il murus terreus era noto a Varrone e
secondo ogni probabilità anche a Labeone, essendo
ancora visibile ai loro tempi, come un avanzo di una
antichissima fortificazione; quindi il fatto che nò
l'uno nè l'altro lo ricollegava allo stato della città
cui si riferirono dal Wissowa i culti del Seplimon-

(') Una tale ipotesi era stata già avanzata dallo Studniczks
nel Jahreshefte des Osterreichischen Instit. in Wien 1903; ma,
egli non precisa a quale dei due Siila si debba la stipe, ne
adduce argomenti sicuri oltre quello del materiale del I secolo
esistente nella stipe stessa.

(2) Pinza, 77 Comizio romano nella età repubblicana ed
i suoi monumenti, negli Annali della soc. d. ing. ed ardi,
italiani, 1905.

(3) Satura viadrina, 189G, p. 15 e fig. non numerata a
p. 10; Piichter, Topographie der Stadt Rom, p. 30 e seg.

(4) Varrone, De lingua latina, V, 48.
(r>) Cfr. Ann. Inst. 1871, p. 47.

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