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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Gàbrici, Ettore: Bolsena: scavi nel Sacellum della dea Nortia sul Pozzarello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0124

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DELLA DEA NORTIA SUL POZZARELLO

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nità la primitiva concezione fondamentale, andarono
acquistando col tempo ciascuna una speciale caratte-
ristica secondo l'aspetto dal quale fu considerata la
dea madre o terrestre : alcune, come pare, assunsero
carattere catactonico, quali la Dea Bona o Maia, la
Dea Nortia, la Fortuna prenestiua ; altre carattere
terrestre, come la Dea Dia dei fratelli Arvali e la
Diana Nemorensis ; altre infine mantennero il carattere
di dee della natura, come le Dee di Anzio e di Feren-
tino. Il culto catactonico della Dea Nortia è poi giusti-
ficato dalla natura vulcanica dell'agro bolsenese. Una
caratteristica di tutti questi culti italici consiste nel-
l'essere esercitati allo scoperto, nei boschi, donde ebbe
origine il lucus o nemus, e in loca consaepta. Un'iscri-
zione ricorda che un tale volo susceplo Bonae Deae...
aediculam, aram, saeplum clusum velustate diruta
reslituit (C. 1. L. VI, 56). Ecco un santuario identico
a quello del Pozzarello, con la aedicula e con l'ara,
chiuso de un muro perimetrale.

Col prevalere della religione ufficiale romana questi
culti locali furono tutti identificati con quelli delle
grandi divinità del Pantheon greco-romano, e così la
Dea Bona diventò una Cerere, la dea presso il lago
di Nemi diventò una Diana Nemorensis, la Nortia e
e le altre dee di Preneste, di Anzio, di Ferentino, di
Ama divennero tante Fortune, conservando però la
loro impronta primitiva. E noi oggi, con lo studio del
materiale votivo e col sussidio delle fonti classiche,
riusciamo a scoprire le affinità originarie di tutte
queste divinità italiche. Lo Stieda, che esaminò dal
puuto di vista anatomico le terrecotte votive raffi-
guranti organi interni ed esterni del corpo umano,
come quelle scoperte al Pozzarello (fig. 28), e ne
fece la statistica, notò che siffatti monumenti pro-
vengono de santuari sacri a divinità italiche (Bull,
d. Instit. 1899, p. 230; cfr. Tommasi-Crudeli, Ibid.
1885, p. 146).

Allargando la cerchia delle nostre vedute, riesce
possibile spiegare il significato delle numerose tana-
gliette dei depositi sacri del Pozzarello, le quali sono
il medesimo attributo di Vulcano, che vediamo su
monete dell' Etruria (Garrucci, LXXIV, 5-7, 10),
di Aesernia (id. XC, 19), della Caecilia (Babelon, I,
p. 269), della Cassia (id. I, p. 325), dell'Amelia
(id. I, p. 244). Cfr. il bassorilievo del Vaticano nei
Monum. dell'Inst. I, tav. XII.

Monumenti Antichi — Vol. XVI.

La presenza di tali tanagliette può essere in
certo modo chiarita dal fatto che Maia, la quale non
è che la Dea Bona (Macrob. I, 12, 21), quindi affine
anch'essa a Nortia, era associata a Vulcano nell'an-
tichissimo culto del Volcanale al Foro Romano (Prel-

Fig. 45.

ler, R. M. p. 149). Essendo Nortia e Maia in ori-
gine una sola divinità, come ho detto di sopra, le
tanagliette del Pozzarello attestano le persistenza
dell'antichissimo culto, anche dopo che la Dea Nortia
ebbe assunto quasi una fisionomia propria nel culto
locale di Vulsinii.

Se l'idoletto della figura 34 e, col capo radiato,
deve mettersi nella categoria di quei bronzetti rap-
presentanti i Lares, che hanno il capo cinto da una
corona di quercia o forse di edera, di cui molti esem-
plari si conservano nel Museo di Firenze (fig. 45) ('),

(') Gori, Mus. Etr. I, tab. XXXVII; III, De Genio dome-
stiro, tab. II; Sacken, Antik. Bronz. des Cab. in JVien,
Taf. XVI, 6, XXXVI, 7. Numerosi idoletti di bronzo, di questo
identico tipo, si conservano nel Museo di Napoli coi num.
d'inventario 5375, 5376, 5394, 5395, 5405, 7612,130155, 130163,
130164, 130171, 130194, 130196, 130213, 130311, 130313,
130314.

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