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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0165

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GELA

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alabastron di alabastro intatto ed i rottami di due
lekythoi. La prima ricomposta, ma pur molto incom-
pleta, misura cm. 29 ; porta sulle spallo palmette le-
gate da caulicoli, e sul ventre fra due fascie a meandro
la rappresentanza a f. r. mediocri di un genio alato
vestito di doppio chitone, che si avvicina con patera
ed oenochoe ad una giovanetta tutta chiusa nel man-
tello e seduta sopra una sedia a dorsale. Ai lati delle
figure debolissime tracce di lettere illegibili.

Di gran lunga più bella e meglio conservata è
l'altra lekythos a. cm. 42, riprodotta alla tav. Vili ;
sulle spalle eleganti palmette e giragli. Sul ventre
fra due fascette a meandri e croci due figure muliebri
squisitamente disegnate e piene di una grazia ineffa-
bile, di un sentimento delicatissimo. Quella a sin.
alta slanciata, vestita dell'elegante e ad un tempo
severo chitone dorico, nude le braccia, serrata da un
cercine la chioma, che poi scende in lunga e sciolta
chioma inanellata e sfumata, regge nella d. una fiac-
cola dalla fiamma rossa ed impugna nella sin. ab-
bassata l'arco e due freccio; gli attributi parlereb-
bero già per Artemide, ed appunto in alto sopra la
fronte una languidissima traccia di epigrafe pare dica
AP .... ('). Sta a lei di fronte una donzellafcol corpo
in prospetto, la testa in profilo, colla corta chioma
ammassata a crobylos sull'occipite e cinta a più ri-
prese di sottile tenia; essa è in atto di serrare i
fianchi con un sottile cingolo rosso a fiocchetti. Tra
le due figure aggiunge pregio al vaso una iscrizione
in gran parte svanita che dice:

KAEN1AH
K A A OS
PHAlO< [sic)

La sigla !& è graffita sotto il piede. È veramente
iattura che il vaso rotto in numerosi pezzi e buttato
sulle ceneri roventi abbia molto sofferto nella pittura
e più nella epigrafe, la cui lettura penosissima è
anche in qualche punto incerta. Il nomo del favorito
Kleinias o Klenias occorre in quattro anfore nolano
ed in una coppa (Klein, Lieblingsinschriflen, 2 ed.,

(') Artemide con oenochoe, arco e freccio abbassate in
hydria a f. r. (Gardner, Greek vases in the Ashmolean Mu-
seum, n. 295). A. colla fiaccola in numerose terrecotte del-
l'Artemision di Scala Greca a Siracusa (Notine 1900, pp. 3C8
e 385).

Monumenti Antichi — Vol. XVII.

p. 1G2 e segg.; Pollale, Roem. Mittheil, 1898, p. 88);
non è escluso che esso sia il padre di Alcibiade,
però mai esso occorre accompagnato da altro nome,
che potrebbe essere patronimico, se non fosse dubbia
l'ultima lettera (').

Quanto allo stile ed al merito artistico del vaso
dirò subito che la composta e serena bellezza dolle
figure, la piena conoscenza dell'anatomia, la franchezza
con cui vengono resi i panneggi e le forme del corpo,
la finezza dei tratti senza errori e pentimenti, e so-
pratutto la grazia delicata trasfusa nei volti, rendono
degne queste due figure di un grande pennello del
periodo in cui la pittura rossa si è appena sciolta
dallo pastoie dell'arcaismo.

Procedendo col lavoro si sono incontrati alla prof,
media di m. 2 più di 16 bei sarcofagi o bauli in
terracotta, allineati e tutti frugati. Da uno di essi
si recuperò il frammento del ventre di un magnifico
cratere (fig. 239) coli'avanzo di una grande compo-
sizione, consesso di divinità, della quale ci è ri-
masto solo il torso di un uomo nudo barbuto, col
mantello sulle spalle a cui è appoggiato uno scettro
o tridente, in quella che stende solennemente la mano
ad una donna maestosa, vestita di chitone e mantello,
che ella discosta dalle spalle e dal capo cinto di
diadema. Le figure di uno stile grandioso, con qualche
traccia ancora di arcaismo, ci ricordano involontaria-
mente la metopa selinuntina con Zeus ed Hera. Nel
caso nostro, essendo la rappresentanza assai mutila,
può anche pensarsi ad Hera e Posseidon, in consesso
con altre divinità (2).

Sep. 3. Ustrinum di ni. 2,00 X 1,00 alla prof, di due
m. ; essa conteneva una grande tazza con fascia rossa.

(') Kleinias morto a Coronca nel 446 fu padre del grande
Alcibiade ; intorno a lui abbiamo per ora assai scarse notizie
raccolte dal Toepffer (in Pauly's-Wissowa, Real-Encyclopaedie
II voi., p. 1516). Ma l'avo di Alcibiade si chiamava pure
Alcibiade. Quanto al nome 7tt](?tog, esso e nuovo, e non ricorre
nei lessici o negli indici del Corpus.

(') Questo prezioso frammento mi fa risovvenire lo stile
e forse anco la mano degli altri frammenti analoghi dell'Er-
mitagc riprodotti dal Benndorf nei Wiener Vorlegeblaetter,
1890-91, tav. XI. Codesti vasi di forme grandiose sono stati
recentemente studiati dal Ducati (Roem. Mittheil. 1906, p. 110
e seg.), il quale con largo corredo di prove, ha dimostrato,
come non sieno anteriori al 460. Per la scena veggai anebe:
Miiller, Wieseler, Wernike, Antike Denkmaeler zur qriech.
Gotterlehre, I, pp. 10 e 13, tav. I, 1,4; ed il vaso tav. II, 8
nello schema del nostro, salvo che le figuro sono sedute.

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