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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0263

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513

GELA

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gendo il capo dal lato opposto, e regge nella d. il
kantharos e nella sin. il lungo ramo a foglie pavo-
nazze. Lo precede a d. un Sileno nudo caudato, suo-
nante la doppia tibia, colla nebride pendente ; dal lato
opposto un secondo Sileno con otre. Ambedue hanno
la testa calva al vertice, cinta di cercine, aguzze le
orecchio, ottuso il nasino. Chiude la scena a sin. una
Menade che cammina in senso inverso al dio, a cui
volge il capo; è vestita di chitone e di nebride con
fondo a chiazze diluite e bolli ; nella sin. agita le
nacchere. Nulla vi ha qui da osservare ; lo stile rosso
è assai progredito; le figure tolte dal repertorio dio-
nisiaco usuale sono tracciate alla lesta ma con fran-
chezza; a notare il contrasto di movimento fra Mo-
nade e dio, e quello dei Sileni di pieno profilo, b) Tre
garzoni mantellati in colloquio. — Il vaso sta bene
addentro nella seconda metà del sec. V.

Risulta pertanto dall'esame dei vasi che il sepol-
creto Jozza, di modica estensione, apparteneva a di-
stinta famiglia, che vi depose i suoi morti per la du-
rata di un mezzo secolo almeno, dal 480 al 420 circa,
i quali due limiti sono dati dalle anforette n. 1 e 2 e
dal cratere n. 7.

XIII.

Gruppo sepolcrale nel predio Bentivegna.

(Giugno 1900).

Il predio del sig. Saverio Bentivegna detto Can-
nizzo si stende sul declive settentrionale della collina
di Gola, nella regione detta Costa Zampogna, e pre-
cisamente fra lo sbocco di via Bonura e la strada
ferrata. Era codesta tutta una regione oltremodo ricca
di sepolcri, nella quale si è scavato da un mezzo se-
colo con vario successo, ma senza che alcuno abbia
mai curato un diario, senza che si sappia dove il co-
pioso materiale rinvenuto sia andato disperso. Il ter-
reno Bentivegna era ricco di bauli fittili e di tombe
a cappuccina nella parte alta e media, mentre quella
bassa, più umida ed acquitrinosa nell' inverno, conte-
neva sarcofagi monoliti e cellette ipogeiche costruite
di grossi massi. A testimoniare i saccheggi avvenuti
per lo addietro, ancora nel 1900 io ho visto sul posto
cumuli di rottami di bauli fittili e di pezzi calcarei
squadrati. I precedenti proprietari del fondo erano
riusciti a formare una non indifferente collezione di
Monumenti Antichi — Voi. XVII.

vasi, che il sig. Sav. Bentivegna vendette poi alla
spicciolata e per tenui sommo; egli ricordava ancora
molto bene una tazza colla firma del ceramista Her-
mogenes ('), non che un copioso deposito di terrecottc
pure manomesso e disperso.

Io lavorai pochi giorni nel predio Bentivegna,
perchè presto mi avvidi che esso era stato tutto sfruttato,
e che appena qua e là esisteva qualche sepolcro di-
menticato o sfuggito. Comunque, i magri risultati con-
seguiti valgono almeno a fornirci un criterio crono-
logico del gruppo sepolcrale.

Sep. 1. Cappuccina, 1. m. 1,85, dir. E-O, con uno
scheletro dal cranio ad E ; all'esterno di esso, in cor-
rispondenza alla mano d. si raccolsero i seguenti vasi :
una piccola lekythos aryballica a. cm. 7, con tosta
muliebre rossa coperta di cuffia (fig. 361). Un pic-
colo stamnos grezzo con due fascie brune.

Sep. 2. Avanzo di baule fittile, in buona parte
violato; esso era posto in direzione E-O, e sul fondo
alla estremità E conteneva i crani ed altri avanzi
scheletrici di due giovani individui, in mezzo ai quali
una piccola lekythos a f. n. completamente frantumata.

Sep. 3. A cappuccina di due paia e mezzo di te-
gole, dir. E-O, con uno scheletro dal cranio ad E.
Alla mano d. una lekythos aryballica a. cm. 13
(fìg. 361) con una figurina di Artemide (?) munita
di arco, incedente verso un'ara; dietro le spalle sta
appeso allo sfondo un turcasso.

Sep. 4. Area di ustrinum di m. 1,50 X 0,50 collo
ossa cremate di un individuo ma senza oggetti.

Sep. 5. Altra area di ustrinum come la prece-
dente, in mezzo alla quale si raccolse un bello alaba-
stron di vetro, di fattura greco-fenicia (2), a. cm. 13,

(') Dei 17 vasi colla firma di Hermogenes, raccolti dal Klein,
Vasen mit Meistersignaturen, 2a, ed. pp. 82-84, nessuno reca la
provenienza da Gela, per cui penso che l'esemplare già Bentive-
gna sia ancora sconosciuto in qualche privata raccolta ed inedito.

(*) Da parecchi si 6 discussa l'origine ed il luogo di fab-
brica di codesti eleganti balsamarì vitrei variegati ; recente-
mente il Patroni (Nora, colonia fenicia in Sardegna in Moti.
Lincei, XIV, p. 187 e seg.) ha espresso l'opinione che essi
sier.o tutti esclusivamente fenici ed arcaici, dei sec. VII e VI.
La tesi è giusta, se limitata alla Sardegna. Ma nelle necropoli
siceliote si li anno, sebbene men frequenti, anche durante tutto
il sec. V, come è provato dal nostro sepolcro gelose e da altri
di Camarina; ed in taluni casi scendono anche al IV, forse al
III secolo (Notizie 1903, p. 439); data tale cronologia, è le-
cito credere, che come succedanei agli articoli fenici fossero
in commercio anche imitazioni industriali greche.

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