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NUOVI STUDI! E SCOPERTE IN GOtlTYNA

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assai aggettanti e sinuosi, ben diversi pertanto dalle
linee del severo dorismo, rivelano appunto il gusto
dei tempi ellenistici (]). Ed a questi accenna ugual-
mente così il carattere delle teste leonine che spor-
gono dalla sima (tìg. 10), come la forma e lo stile,
meno convenzionale che nel passato, del grosso acro-
terio (fig. 11) che sembra inspirato dal calice rigoglioso
e fiorito del capitello corintio, e che come motivo
finale richiama anche gli acroterii di alcune stele at-
tiche e del Monumento di Lisicrate. Infine la facciata
stessa con le sue mezze colonne applicate ad una pa-
rete piana e piantate sopra uno stilobate finto, che
per di più è tagliato da una porta insolitamente si-
tuata ad un livello più basso di esso, ci offre un
esempio molto particolare e caratteristico di quella
architettura fittizia, la quale, se ha i suoi precedenti
già nella facciata occidentale dell'Erechtheion e per-
sino in qualche edificio arcaico (2), tuttavia diviene
propriamente di moda e si generalizza nei tempi dei
successori di Alessandro (3). E nella stessa guisa che
alle colonne (destinate ad evocare soltanto l'apparenza
di un portico) un ufficio puramente decorativo è stato
assegnato anche alle ricordate teste leonine della gronda,
che non sono perforate, come dovrebbero essere, per lo
scolo dell'acqua. Del resto la costruzione di tutte le
parti del pronao è molto buona: le pietre dei muri
sono con molta esattezza squadrate e commesse in-
sieme senza cemento in modo che i giunti combaciano

(') Halbberr, I. e, p. 34, ha citato le analogie della Porta
dell'Agora di Atene, del tempietto dorico di Messene e del
tempio detto di Castore e Polluce in Agrigento, il quale sa-
rebbe forse l'esempio più antico. Cfr. per questo Koldewey e
Puchstein, Griech. Tempel in Unteritalien uni Sicilien, p. 178
seg., fig. 159, i quali sembra che ritengano la trabeazione ori-
ginaria e spettante al V sec. a. C. Un esempio più vicino al
nostro è nell'altare di Hieron II a Siracusa; cfr. op. cit. p. 73.

(a) Cfr. il tempio di Zeus in Agrigento e le facciate simu-
late in tombe licie. Ma anche per le mezzecolonne vi sono i
precedenti micenei: cfr. la porta del corridoio 41 r.el palazzo
di Phaestos, Pernier, Mon. ant., XIV, tavv. I e V, 2 e fig. 19, e
inoltre le tombe di Micene, Perrot-Chipiez, op. cit., VI, tav. IV
e VI e figg. 264, 283, 288, 290. In Creta un esempio ellenico
più antico del Pythion si ha nelle due mezzecolonne che fian-
cheggiavano la porta del tempio arcaico scoperto testé a Prinià
dal Pernier: cfr. Bollettino d'Arte del Min. d. [str., anno I,
n. 8, 1907, p. 5 seg. dell'estratto.

(3) Cfr. il citato Monumento coragico di Lisicrate, l'Arsinoeion
di Samotracia (pilastri all'esterno, colonne all'interno) e in ge-
nere l'uso di dividere le pareti interne dei palazzi ed altri edi-
ficii mediante semicolonne o semipilastri. Cfr. Sybel, Welt-
geschichte der Kunst2, p. 326 e segg.

perfettamente secondo la buona tecnica ellenica; il
che si può abbastanza discernere anche nelle figure
riprodotte qui nelle tavole e nel testo.

Tanto codesto carattere della costruzione quanto
il materiale adoperatovi, il poros, la distinguono da
quella della cella, dovuta ai tempi romani. È incerto
se a questi stessi tempi oppure agli ellenistici sia da
attribuirsi una specie di banchina o basamento, alto
circa m. 0,30 e lungo m. 0,77, che fu appoggiato
lungo la parete interna settentrionale del pronao
(v. tav. I, n. 2 e tav. Ili) e che è fatta soltanto di terra
contenuta sul davanti da una lista di pietre di gesso
sagomate e congiunte con cemento gessoso; sul suo

Fig. 12. — Vaschetta del cardine della porta.

piano, che si deve credere già coperto di lastre, seb-
bene ninna siasi conservata, dovettero essere collocati
dei doni votivi, principalmente le statue, i cui resti
furono trovati nel pronao e che saranno descritti più
oltre (p. 248 segg.). All'epoca romana apparterrà, io
credo, il listone di lastre, simile a quello del piaz-
zale, che va dall'una all'altra porta ed è largo soltanto
m. 3,52 rimanendo il resto del piano senza pavimento.
In questo listone, appena varcata la soglia, è un in-
casso rettangolare di m. 1,42 X 2,45 e di 9 cm. più
basso di quello (v. la pianta e la tav. II, 2) dentro il
quale si aprivano le due imposte della porta. I cardini
di queste giravano sopra due vaschette di bronzo tro-
vate in si tu e aventi la forma d'un dado incavato
nel mezzo a foggia di una ciotola emisferica in cui
s'imperniava il cardine (v. fig. 12) (').

(') Il pezzo non è massiccio, ma nella parte rovescia è
vuoto in modo che la ciotola è contenuta tra gli orli e racco-
mandata a quattro perni che dagli angoli vengono a congiun-
gersi ad essa diagonalmente. Sopra, attorno alla ciotola è un
margine leggermente incavato di 6 mm. che dovea facilitare il
 
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