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E VASI DELL'EPOCA MINOICA PRIMITIVA

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lazzo di Phaestos si era nell'età del bronzo, era pas-
sata l'età del rame e da lunghi secoli probabilmente
non si facevano più armi di pietra. 11 vedere raccolti
questi frammenti inutili di armi di pietra in una
nicchia del palazzo primitivo, mostra che non erasi
spenta la tradizione dell'età neolitica e che tenevasi
vivo il culto degli antenati.

§ 5.

Oggetti d'osso.

Non parlo delle ossa di bue, di pecora, di lepre
o di coniglio e di cinghiale che erano abbondantis-
sime, come residui dell'alimentazione quotidiana di
queste genti. Avveitirò solo che non ho trovato ossa
nè denti di cavallo, nè di cane. Le teste dei femori e
delle tibie ed altre ossa spugnose intatte che trovai
fra i detriti fanno credere che i cani non avessero di-
mora intorno alle capanne, perchè tali ossa, di cui
sono tanto ghiotti questi animali, sarebbero scomparse.
Speravo fare uno studio diligente delle ossa, ma es-
sendomi mancato il tempo, non ho potuto fare tutte
le fotografìe, nò i disegni come era mio desiderio.

La fig. 7 B, rappresenta uno dei tipi più comuni
di spatole rotonde od aguzze, che probabilmente ado-
peravano i vasai. Altri punteruoli aguzzi fig. 7 C D E
servivano come aghi per forare le pelli.

Il pezzo P è uno strumento d'osso triangolare
rotto alla base, che serviva probabilmente come arma
ed è il perone di un grosso bue. Fra le ossa che ven-
nero in luce alcune sono di grandi uccelli; ne vidi
coll'estremità articolare annerita; ciò fa credere ap-
partengano ad uccelli che vennero cucinati allo spiedo.
Due di questi pezzi, che sono probabilmente femori di
grossi uccelli, erano lavorati. Uno bene liscio (rig. 40 G)
ha l'estremità incavata ad imbuto, è probabilmente il
pezzo di una zampogna.

Già il Piette (') ha pubblicato pezzi d'osso simili
tagliati come le canne in scala nello strumento ca-
ratteristico del dio Pane, eli e adoperasi ancora dai
nostri pastori. Un altro pezzo di femore lavorato come
un bocchino di cornamusa lo trovai rotto, il più in-

(') Décheletto, Manuel d'Archeologie préhistorique, p. 202.

teressante è un frammento di avorio (fig. 7 A) non
lavorato, che formava la base di una grossa zanna.
L'apertura interna per la polpa del dente aveva il
diametro di 35 mm. Questo pezzo d'avorio attesti le
relazioni neolitiche coli'Africa e non comprendo perchè
l'abbiano conservato greggio senza lavorarlo.

CAPITOLO III.

Raffronti e cronologia della ceramica neolitica
di Phaestos.

§ 1-

Raffronti della ceramica neolitica di Phaestos
con quella di Cnossos e di altri luoghi.

Fino ad ora in Creta non si trovarono tombe che
contengano una suppellettile esclusivamente neolitica.

La tholos di Haghia Triada descritta dall'Halb-
lierr (che è forse la tomba più antica ora conosciuta
neh' isola) contiene ceramica identica a questa di
Phaestos. La terraglia però è rossa, giallognola o bian-
castra, e manca il bucchero nero e lucido. Quando si
portavano i vasi in onore dei morti nella tholos di
Haghia Triada, i parenti scelsero pei defunti quelli
biancastri di argilla chiara decorata in rosso-bruno e
nero nello stile che già era apparso nell'età neolitica
e che era succeduto alle terraglie nere lucenti.

Da quanto ho riferito prima risulta che a Phaestos
nell'epoca neolitica si fecero i vasi con tre qualità
diverse di argilla. Una rossa più o meno depurata e
lavata, che è l'argilla comune dovuta al disfacimento
delle roccie cristalline, alla quale si trovano mesco-
lati granellini di altre sostanze e pagliette di mica,
quarzo e sabbia; essa prende il color rosso caratteri-
stico dall'ossido di ferro. Un'altra specie è composta
della medesima argilla, mescolata a polvere di car-
bone; e con questa si fecero vasi fini e grossolani che
dal color nero del bucchero e dal bigio lucente della
piombaggine, passano per mezzo della cottura al giallo
ed al rosso conservando nell'interno le traccio della
pasta nera primitiva. Mi sono assicurato che questa
sostanza nera è veramente carbone, bruciandone in un
tubo per analisi ed ottenni acido carbonico. Final-
 
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