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PRESSO MANFREDONIA

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gianti, di lavori colle unghie, di mezzi cerchi impressi
con cannuccie. Tali forme decorative identiche, ci
fanno comprendere l'uniformità e l'estensione della
civiltà neolitica in Italia. Sono importanti perla storia
di questa ceramica gli esperimenti che fece don Mo-
relli sulle terrecotte delle caverne delle Arene Can-
dide; egli volle con stampi fatti di legno, riprodurre
i disogni delle incisioni neolitiche. Il Mayer aveva
creduto ohe occorrevano per tali stampi, (ili me-
tallici, ma Don Morelli li fece benissimo con una
stecca.

Che gli strati più profondi appartengano realmente
all'età neolitica lo provano i coltelli di selce, e le
freccie di cui presento qualche esempio nella fìg. 65,
tav. XABCDBFGH. Per dare la misura della
loro grandezza ricorderò che la lama H è lunga 10
centim. Sembrano tutte di selce bionda del Gargano,
anche la punta di freccia G.

Quando cominciai a scavare presso il terreno
vergine, e vidi una ceramica identica a quella che
l'anno prima avevo trovato al Pulo, concepii la spe-
ranza di conoscere donde fosse venuta la gente che
fondava la stazione di Coppa Nevigata, ma fui disil-
luso e l'origine di questa gente rimane avvolta nel
mistero. Forse il promontorio garganico, come il punto
più vicino all' Illiria, segna il centro dove prese di-
mora la popolazione che emigrava verso l'occidente;
e Coppa Nevigata è compresa nella medesima sfera
d'influenza della quale troviamo la ceramica iden-
tica al Pulo, intorno a Molfetta e nelle isole Tre-
miti (').

Decideranno gli scavi ulteriori se abbia la prece-
denza la ceramica che chiamerei del Pulo, o quella
di Matrensa e Sten tinello. Comunque sia non pos-
siamo dimenticare che attorno al promontorio del
Gargano si trovano le traccio della civiltà paleolitica
più abbondanti che non in Sicilia; e però invece di
ammettere un influenza che dalla Sicilia si propa-
gasse verso il monte Gargano, credo probabile che
codesto genere di ceramica neolitica siasi dill'usa dal
Gargano verso la Sicilia, oppure che abbiano un centro
comune di origine nell' Egeo.

CAPITOLO Vili.
Bronzi.

§ 1.

Coltelli.

L'abbondanza degli oggetti di bronzo, è una ca-
ratteristica della stazione di Coppa Nevigata; natu-
ralmente è una ricchezza relativa, la quale si rife-
risce al fatto di alcuni gruppi di abitazioni che, pure
appartenendo all'epoca del bronzo, erano prive di que-
sto metallo ; e cito per esempio la terramara di Sam-
boseto nella provincia di Parma ('). Se tale deficienza
dipende dal prezzo elevato che aveva il bronzo a quei
tempi, per cui difficilmente se ne perdeva; qui l'ab-
bondanza degli oggetti di metallo, dipende dall'es-
sere stata in questa stazione fiorente la metallurgia.

Il pezzo migliore che trovai rig. 66, tav. X, è un
coltello a doppio taglio che pesa 75 gr., lungo m. 0,19,
largo m. 0,030 nel terzo superiore verso la punta,
e si restringe leggermente tino a 25 mm. nel terzo
inferiore. Il codolo è lungo 40 mm. ed ha un chio-
detto ancora in posto, che serviva per fissarlo nel
manico. Questa lama, molto ossidata, saggiandola colla
lima, mostra dentro il color rosso cupreo caratteristico.
Anche il chiodetto di questo pugnale, saggiato colla
lima, non ha il colore del bronzo. Era necessario de-
cidere se fosse rame o bronzo, onde sacrificai un pezzo
della lama che era rotta nel margine (come vedesi
sulla punta a destra) per cercare lo stagno. Coll'ana-
lisi trovai questo metallo, ma in piccolissima quantità.

La forma della lama è arcaica, perchè si trovano
coltelli identici fatti di selce (2). L'averlo estratto
io dal terreno sopra il pavimento della capanna
dove erano i grandi vasi, e che supponemmo fosse
la dimora del capo della stazione, potrebbe indurci
alla supposizione che si conservasse come ricordo una
arma antica di una lega poverissima di stagno, ma
potrebbe anche essere diversa la spiegazione.

Nel Museo preistorico di Koma vi sono frammenti
di due lame, l'ima di pugnale, l'altra di coltello ser-
peggiante, ròse dall'ossido ; e nel Museo Nazionale di

(') Squiiiabol, Bull. Paletn. it., a. XXXIII, 1907, tav. II-

(') Bull. Paletn. it., a. X, 1884, p. 40.

(a) Colini, Bull. Paletn. it., a. XXIV, p. 217.
 
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