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549

IL RILIEVO GLADIATORIO DI CHIET1

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Il gladiatore avversario e feritore di quello ora
descritto è certamente l'oplomaco - (3 -, che gli stadi
fronte, il quale, sicuro oramai della vittoria, si avanza
risoluto col braccio destro alzato per vibrare il colpo,
che finisca il trace.

Il gladiatore, che per una ferita riportata, si sen-
tiva ormai in condizione di assoluta inferiorità di
fronte all'avversario, poteva chiedere a colui che pre-

Aveva il diritto di accordare la grazia soltanto l'im-
peratore e il numerario, i quali però d'ordinario la con-
cedevano o la negavano (') a seconda dei desideri della
folla, manifestati quasi sempre clamorosamente (2). È
facile anzi pensare che al gladiatore prevalente fosse
fatto divieto di finire il gladiatore soccombente, che mo-
strasse di voler chiedere la missio. Noi poi vediamo che
il trace della coppia di cui ragioniamo ha il braccio si-

siedeva lo spettacolo di uscire vivo dall'arena, a meno
che per eccesso di orgoglio preferisse di combattere
fino all'estremo ('). Se egli chiedeva salva la vita (2)
doveva gettare le armi e alzare, in atto di preghiera, la
mano sinistra col dito indice teso. Un bel esempio ce lo
offre una lucerna del Museo delle Terme (tav. VI, 4) (3).

(■) Sen., dial. II 1G, 2.

(2) Hor., epist. 1, 10; Sen., dial. 16, 2:ep. 37, 2: 117, 7; Dio
Cass., 77, 19; Sid. Apoll., 23, ]29; Schol. l'ers., 5, 119.

(a) Come fosse fatta questa domanda di grazia è diligente-
mente dichiarato in Daremberg et Saglio, op. cit. II il, p. 1595.
D'ordinario il gladiatore gettava a terra lo scudo (Sen., epist.
37, 1; Id., de Prov., 3, 3) e ciò dicevasi: arma submittere;
talvolta anche inginocchiavasi (decumlere; cfr. Cic, Tuscul,2,
17; Phil-, 3, 114: vedi il sannita della terza coppia da sinistra

nistro disarmato dello scudo, il quale vedesi in terra,
ed il destro inerte lungo il corpo : non pare impro-
babile che gli sia stata già negata la grazia chiesta;
in tal caso non gli restava che il bel gesto di porgere
la gola al vincitore (:ì).

nel rilievo del monumento di Scauro); più sposso stava in piedi.
L'atto di alzare la mano dicevasi : manum tollere (Mart., Spici.,
24, 4; Quintil., 8, 5, 12 e 20). Di qui poi l'espressione: ad
digitum pugnare (Cic, Consol., fr. 7).
(') Meicr, op. cit., p. 47, n. 1.

(2) È troppo noto, perchè si debba ripetere, in qual modo
gli spettatori manifestavano il desiderio che fosse concessa o
negata la missio al gladiatore soccombente (cfr. Cic, Pro Sext,
80; Tusc, 11, 41; Sen., ep., 30, 6; Daremberg et Saglio, op.
cit, II, ii, p. 1595).

(a) Cic, loc. cit.; Sen., loc. cit.; e Tranq. anim. II, 3,4. Ve-
 
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