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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0111

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209 c

del defunto deve ricercarsi altrove, come il prototipo
del canopo chiusino va ricercato a Troia. Veramente,
tale concezione si genera col concetto etico della se-
poltura, ma le popolazioni laziali presentano questo
concetto materiato nell'urna stessa.

Credo che questa concezione sia derivata dall'uso
ariano di seppellire i morti nell'abitato stesso, e di
costruire sulle sepolture le capanne. Tale usanza ebbe
a constatarsi nel terzo strato (che è il miceneo più
antico) di Orchomenos. Nell'età classica sapevasi es-
sere stato questo in Grecia un costume antichissimo.
A Thorikos lo Stais trovò dentro una casa un pillios
con avanzi umani, murato riella parte superiore. Si-
mile osservazione fu fatta ad Atene ed Eleusi (').

Dalla medesima concezione deriva l'uso di cavare
il pozzetto per depositarvi il cinerario. Molti dei più
antichi pozzetti hanno un cavo sul fondo, dove è de-
positata l'urna, e riproducono quindi la capanna con
focolaio centrale, trovata nel secondo strato di Orcho-
menos, e in molte parti dell' Italia (capanne del Vi-
brata, di Terni, ecc.). Il punto dove stava il focolare
domestico, che raccoglieva le ceneri del fuoco, quel
medesimo raccolse nel pozzetto-capanna le ceneri del
defunto e del rogo. Questa parrai sia l'origine del
pozzetto, che in seguito subì molte modificazioni; nè
è da ricercarsi in Italia, stante che tombe a pozzo se
ne trovarono a Salamina con ceramica del tipo di
Assarlik (2).

Se le mie vedute sono esatte, lo svolgimento della
civiltà preellenica di Cuma abbraccia tutto il periodo
di tempo, nel quale si andarono formando le necro-
poli a incinerazione dell'Etruria, del Bolognese, dei
Colli Euganei, dei Colli Albani, ed in cui i discen-
denti dei neolitici guadagnarono la prevalenza col rito
miceneo della inumazione. Bisogna considerare che
la più antica fase di Cuma preellenica corrisponde,
con le debite distanze di tempo già accennate, a quella
dei sepolcreti di Tolfa e di Allumiere, dei Colli La-
ziali, dove nei primissimi tempi la civiltà ebbe poco
a risentire l'influenza di Cuma, di alcune parti del-
l'Umbria, come Terni, e del territorio falisco. Dob-
biamo accordare una certa durata di tempo a questo
periodo primitivo, in cui ciascuno dei centri nominati

(l) Poulsen, Dipylongràber, p. 3. Bulle, Orchomenos, p. 67.
(a) Wide, Gràberfunde aus Salamis in Ath. Miti. XXXV
1910, p. 17 sgg. Cfr. nota 1, col. 170.

Monumenti Antichi — Vol. XXII.

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assume, per così dire, una individualità propria, e
così anche Cuma, dove sopra un fondo prettamente
meridionale, quello delle grotte, si sviluppa la fibula
ad arco pieno, quella a due occhielli, la tecnica del vaso
a cono superiore. Durante questo lasso di tempo, nella
Et ruria meridionale si determina la sagoma dell'os-
suario biconico, la fibula ad arco sottile con gomito, e
quella con un occhiello ed ampia molla ; nel territorio
falisco si fissa l'ossuario di tipo neolitico, che costi-
tuisce il prototipo del dolio ; nei paesi situati di qua
e di là dall'Appennino umbro si vanno formando i
tipi di fibule a due occhielli con spillone, e quelli
ad ampio scudetto laminato e graffito, mentre la ce-
ramica di Terni si sviluppa nelle linee generali se-
condo le forme dei Colli Albani e di Cuma. È pro-
babile che a questa prima fase risalgano le più antiche
parti delle necropoli di Torre del Mordillo, di Spez-
zano, dei cumuli del Barese assai poco conosciuti. A
tutto questo manifestarsi di progresso industriale asse-
gnerei buona parte del secolo X, collocando in pri-
missimo posto Cuma e l'Etruria meridionale, poi i
colli Albani, Terni, e a qualche distanza, cioè verso la
fine di quel secolo, le necropoli dell'estrema parte di
Italia a sud. Non possiamo riportare a questo secolo
le più antiche parti delle necropoli a incinerazione
nell'Emilia e nei Colli Euganei, perchè in tutta l'Italia
superiore, e in gran parte di quella media sull'Adria-
tico, si protrasse il periodo transitorio, come attesta,
a mio modo di vedere, il grande deposito di S. Fran-
cesco, che è molto più tardo dei depositi trovati nella
Toscana e nell'Umbria.

Durante il corso del secolo IX — in cui l'ele-
mento ariano sfoggiò in tutta la sua forza di espansione
nella Toscana — i cresciuti rapporti fra i popoli
della penisola, e il generalizzarsi della civiltà in
un numero maggiore di centri popolosi, producono
uno scambio di elementi industriali, di cui risente
anche Cuma. Quivi troviamo le fibule a scudetto,
quelle a dischi di spirale, che abbiamo già loca-
lizzate, certe forme di vasi a cono superiore e
bocca strettissima, che sono proprii delle necro-
poli laziali (tav- XII, 1), il vaso biconico, che bi-
sogna necessariamente ascrivere ad influenza della
Toscana pel tramite del Lazio, lo spillone a testa
sferica (tìg. 23), che si sviluppa nelle necropoli del
Bolognese, e molti elementi della civiltà che è co-

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