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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Editor]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0364
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715

CUMA

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tudinale da numerose linee ondulate di colore azzurro,
bianco, verde, giallo-chiaro, marrone (tav. CXV1II,
n. 5, R. St.; alt. mm. 115; manca il collo). Cfr. Gat.
Collez. De Clercq,Yo\. VI, tav. IX, 257; prov. Amrit.

Un simile alabastron della Raccolta Cumana, alto
mm. 70, aggiunge alle altre una linea ondulata di
polvere d'oro (tav. CXVIII, n. 2). Il Sambon (Les
verres antiques, tav. LXXI, n. 6), ne pubblica uno
simile, di provenienza alessandrina.

Credo pure alessandrino l'alabastron del colore
dell'onice, edito alla tav. CXVII, n. 4 (R. Cum.,
n. 86419 ; alt. mm. 135).

Tav. CXVIII, n. 1 (R. Cum., n. 86421; alt.
mm.98). Boccetta a collo stretto e strie a onde. Cfr.
Gat. Collez. De Clercq, tav. VIII, n. 246.

Tav. CXVIII, n. 4 (R. St., alt. cm. 6). Hydria
di colore azzurro con disegni di linee bianche spez-
zate, e giri di linee bianche e gialle sul resto del
corpo (manca un'ansa; alt. cm. 6). Cfr. Gat. de
Clercq, VI, tav. VII, n. 237.

Alcuni vetri, di esecuzione più affrettata, sono rife-
ribili all'ultimo periodo della civiltà greco-sannitica
di Cuma, ed hanno per lo più la forma di anforetta
a grandi anse (tav. CXVIII, n. 3; R. St., alt. mm. 95)
o di alabastron a sagoma goffa.

Sulla età di questi prodotti della industria greco-
fenicia del vetro non sono d'accordo con alcuni auto-
revoli studiosi, i quali forse troveranno, ad es., abbas-
sati di troppo fino all'epoca ellenistica gli alabastra
della tavola CXVII, nn. 2 e 3. A. Sambon li farebbe
risalire, come parmi, al secolo settimo (op. cit.,pag. 13,
tìg. 22; cfr. Patroni, Nora, pp. 187 sgg., tav. XVII).
Non escludo che di tali prodotti possano essere stati
fabbricati in Oriente da epoca molto remota; ma gli
esemplari trovati a Cuma non possono essere ante-
riori al periodo al quale li ho assegnati, per tutte le
circostanze concomitanti che sono andato esponendo,
e di cui terrò conto nel capitolo conclusivo. Si deve
per altro riconoscere, che le medesime forme furono
ripetute nelle industrie talora per secoli, e che due
oggetti della medesima forma e decorazione possono
essere stati fabbricati a distanza di secoli. Non escludo
che questo dei vetri potrebb'essere proprio il caso, in
cui convenga far ricorso a tale criterio.

L'ambra trovasi usata per qualche ciondolo trian-
golare, rozzamente intagliato secondo le forme del volto

umano (tombe CXXXIX, fig. 220, e CXLI), o a sem-
plice cono liscio, o a piastrina circolare (tomba CLXVI).
Un'altra piastrina (R. St.; alt. mm. 43, fig. 256),
liscia da una faccia, è intagliata sull'altra a volto

Fig. 256.

umano ed attraversata da una fascia obliqua a strie
imitanti i capelli. (Cfr. Zannoni, La Certosa, tav.
XLVIII, n. 2).

§ III.

Osservazioni cronologiche e storiche.

Leggiamo nelle antiche fonti, che la invasione dei
Sanniti in Campania turbò grandemente l'ordine sociale,
e che Cuma, più di ogni altra città,ebbe a soffrirne
le conseguenze Tale narrazione risulta esatta con-
siderando, che la ceramica greca della fine del secolo
quinto e dei principi del quarto (quella cioè che suol
chiamarsi ceramica del ciclo di Midia) è perfetta-
mente estranea ai sepolcri cumani posteriori alla inva-
sione sannitica. Tale turbamento nella vita industriale
di Cuma è indicato, come ho detto, da alcuni segni
di decadenza, comparsi nella serie monetale fin dalla
metà del secolo quinto. Il nuovo elemento etnico sanni-
tico, che aveva guadagnato una parte della Campania,
cominciava allora ad infiltrarsi a poco a poco nella popo-

(') Diod. Sic, XI[, 76: Kafinavol fis/c'cXi] SvvàfÀU aiga-
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Strab., V, 243: vaxeoov (Voi Kajj,7iavoi xi'igiot, xaxuaxàvxtg xt]g
nóUwg vpotouv sìg xovg àvUQmnovg 710W xai dfj xai xaìg
yvvai^iv aita»' avvMxrjaav avxoi.
 
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