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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0377

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741

C0MA

742

CAPITOLO SESTO
Scavi minori — Inizio degli scavi sull'Acropoli.

Scavo Maglione nel fondo Artiaco. — In seguito
ad una convenzione stipulata il 7 marzo 1901, G. Ma-
glione fu autorizzato a scavare nel fondo Artiaco a
certe condizioni. 1 travamenti fatti tra il 7 febbraio e
il 9 aprile 1902 sono della massima importanza ar-
cheologica, e diventarono di dominio della seienza
dopo la pubblicazione del Pellegrini in Monum. ant.,
voi. XIII, 1903, e l'altra, che segni a questa, del
Karo, nel Bullett. di Paletnologia, XXX, 1904,
nn. 1-3. Il Pellegrini illustrò solo quattro tombe
greche, tralasciando quelle che sono comunissime nella
necropoli cumana, come a dire le tombe a schiena e
cassa, di epoca greco-sannitica

Credo quindi inutile una descrizione, anche som-
maria, di tutte le scoperte fatte durante questo scavo,
sia perchè le pubblicazioni citate sono più che suffi-
cienti, sia perchè i giornali, allora redatti, non aggiun-
gono niente a quel che già si conosce. E perciò dei
travamenti fatti, esclusi quelli già illustrati, ho tenuto
conto solo nella statistica generale delle tombe.

Scavo Osta nel fondo Correale. — L'avv. Ernesto
Osta, il 30 gennaio 1903, ottenne licenza di scavare
nel fondo Correale (quello dove scavò il conte di Si-
racusa), in un punto chiamato Mazzone (ved. pianta
alla tav. 1). I giornali, da me consultati nell'archivio
del Museo Nazionale di Napoli, cominciano col 16 feb-
braio e si chiudono col 26 luglio 1903; ma non posso
metterli a profitto, perchè monchi ed errati. Solo si
ricava, che furono scoperte molte sepolture di tegoli ed
alcune a schiena, già frugate dagli antichi. Quelle
che dettero suppellettile funebre sono 101; molte
altre, che non ne fornirono, sono menzionate appena.

Ma l'Osta non limitò lo scavo a questo solo pe-
riodo di tempo. Scavò, senza licenza, per tutto il resto
dell'anno, tinchè non rinvenne le tombe indigene nel
dicembre.

Della mèsse di oggetti, raccolta nello scavo legal-
mente autorizzato, toccò una quarta parte al Museo di
Napoli, nella quale sono compresi taluni oggetti, che
non è superfluo il pubblicare. 11 primo è una lekythos
attica con rappresentazione di una Sirena che suona
la cetra (tav. LXXXIV, n. 2). Il secondo è un cratere
a campana, cumano, con il labbro staccato, e che ha
la rappresentazione di una giovane con corto mantello
e col capo coperto da una cuffia (tutulus), in atto
di porgere una phyale ad un guerriero seduto (ta-
vola XCVI, 5). Il terzo è uno stamnos con ornati
bianchi su fascia nera, palmette nere e rami, munito
di coperchio e di beccuccio laterale (tav. CIX, 6). È un
vaso caratteristico delle tombe sannitiche della Cam-
pania, di età molto bassa.

L'antiquario Virzì, che fu socio dell'Osta in questo
scavo, donò al Museo di Napoli una fibula d'argento
placcata d'oro, di tipo specialissimo, perchè l'arco è
piatto, ornato, sul dorso, di finissima filigrana e pallini
e, nella parte interna, di una laminetta d'oro con pai-
inetta rilevata. Le due facce della staffa sono ornate
di palmette e palline (tav. CXVI, n. 22) ; la linguetta
della staffa è spezzata e manca l'ago. Per l'età di questa
ti buia giova ricordare, che essa è descritta fra gli og-
getti della tomba 25, a culla, scoperta il 2 marzo 1903,
consistenti in vasi figurati di fabbrica cumana (cra-
tere, hydria, anfora, situla, coppa con ornati im-
pressi, ecc., v. col. 709).
 
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