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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0044

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79

IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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l'anfora ionica del British Museum, e fondendoli con
quelli offerti dai monumenti posteriori, si può tuttavia
credere che molte personalità dell'esercito greco erano
associate al protagonista del sacrificio.

È possibile che vi fossero anche rappresentati
Menelao, nonché Acamante e Demofonte, come suppone
il Robert nel luogo sopra citato, proponendo di iden-
tificarli, in base a due passi euripidei rispettiva-

Se a questi nomi aggiungiamo poi Nestore, Dio-
mede, Anfilocho, A.ntifate, Aiace Oileo e Fenice, esi-
biti dall'anfora a f. n. di Londra, arriviamo a formare
una serie assai numerosa di figure che — come è
credibile — popolavano il quadro originario del sa-
crificio di Polissena al sepolcro di Achille. Prima però
di accennare quale potè essere questo quadro, debbo
di nuovo mettere in rilievo il particolare dell'ultimo

mente nel primo e negli ultimi due guerrieri che si
vedonj a destra della tomba di Achille sul monumento
che egli illustra. Se il primo del nostro gruppo è —
come pare accertato — Ulisse, i Teseidi o uno di
essi e Menelao possono corrispondere ai due ultimi
personaggi a destra. La presenza di Acamante, oltreché
dal citato passo deW Ecuba, è sostenuta dalla celebre
kylix di BiTgos con scene dell'lliuperside, sul lato b
della quale si vede appunto Acamante che trascina
per mano Polissena (2).

(') Ecuba, vv. 510 o 123.

(*) Cfr. Furtwangler-Reichhold, Griech. Vasenmalerei, III,
tav. XXV. — Dopo la felice interpretazione della scena di cui
è adorno il sarcofago dipinto di Leida, analoga a quella della
tazza, a parte il tumulo di Achille che vedesi sul primo,
mi pare che si possa essere autorizzati a tornare, senza ri-
serve, al significato che le relative iscrizioni sul vaso attri-
buivano originariamente alle due figure controverse; abbando-
nando così la recisa affermazione del Romagnoli, che ricono-
sceva in esse Menelao ed Elena, nonostante le epigrafi « adesso
evanide, conscie, quasi, del loro esiguo valore » : cfr. E. Roma-
gnoli, Proclo e il ciclo epico, in Studi ital. di filoloijia clas-
sica, IX (1901), pag. 96; ved. anche pag. 50 e 94.

guerriero (Menelao o un Teseide?) che tiene nella
destra la spada rovesciata e col balteo pendente
E poiché non è certo il caso di pensare ad un attri-
buto specifico, visto che anche Minerva, la costante
protettrice di Achille (2), sulla cista Révil. tiene la
spada allo stesso modo, assistendo al sacrificio dei
prigionieri troiani in onore di Patroclo, e non potendo
supporre neanche che si tratti di un gesto di offerta,
non resta altra soluzione che estendere a questo atteg-
giamento l'esegesi di Servio ad un analogo accenno
virgiliano (3), interpretandolo cioè in un senso rituale
richiesto dalla pompa funebre.

(') Da non confondere con la spada nuda che brandisce
Aiace Telamonio sul lato A ; perchè qui si tratta, come ho
cercato di dimostrare, di un elemento indispensabile che nel
riassunto della rappresentazione dovuto all'artista etrusco, fu
conservato all'amico di Achille come segno dell'aiuto che egli
prestò nel sacrificio.

(a) Cfr. p. es. Iliade, XX, v. 94 sgg. *

(3) Servius, in Verg. Aen., XI, v. 93.
Il passo virgiliano è il seguente:

« hastam alii galeamque ferunt, nam reterà Turnus
victor habet. Tum maestà phalan.c Teucrique secuntur
Tyrrhenique omnes et versis Arcades armisi.
 
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