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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0053

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IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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Inginocchiato a terra dinanzi all'ariete si vede un
guerriero imberbe e a testa nuda, con clamide, balteo
a tracolla e spada riposta nella vagina, il quale alza

10 sguardo ed ha la destra mano protesa verso la
vittima. La mano sinistra è invece appoggiata sulla
coscia: lungo la gamba da questo lato, fin dove essa
è visibile, si nota una specie di costola a rilievo,
che non fa parte del sistema muscolare, e quindi po-
trebbe essere un segno degli schinieri.

Dinanzi a questo guerriero inginocchiato, sotto le
zampe anteriori della bestia, si nota un grande scudo
metallico, circolare, concavo, con grossa orlatura, af-
fondato un po' obliquamente nel terreno e sorretto
da un sasso. Non potendo altrimenti mostrare in pro-
spettiva la fossa cubitale per il sacrifìcio, scavata per
consiglio di Circe nella terra, la cui superfìcie è qui
rappresentata dal listello inferiore del quadro, l'artista
ricorse con felice intuito a tale mezzo, rendendo così
fedelmente il senso della narrazione omerica (1).

L'angolo destro della scena è occupato da una
terza figura di guerriero in piedi, col viso volto verso

11 sacrificante e il corpo di prospetto. È pure giova-
nile come l'altro, indossa la corazza enea con balteo
sovrappinto in rosso, ha la spada inguainata sotto
l'ascella, ed esprime con la destra protesa verso la
vittima lo stesso gesto religioso del suo compagno in
ginocchio (2). Delle due gambe non si vede che una
piccola parte, e non si può rilevare se abbiano o no
gli schinieri.

Le vesti, le armi, il loro atteggiamento escludono
senz'altro che possa trattarsi di ombre accorse per bere
il sangue del sacrificio, del resto non ancora compiuto.
Bisogna quindi identificare in essi Euriloco e Peri-
mede, così come non può cader dubbio che colui che
scanna il montone non è altri che Ulisse, il loro duce.

Lo scultore etrusco, che abbiamo riconosciuto così
intelligente e diligente nelle altre tre scene del sar-
cofago, non poteva esser pago della sola rappresen-
tazione esposta sul primo piano, che non sarebbe ba-
stata certo a chiarire il luogo e lo scopo del sacrificio.

(') Odissea, X, v. 517-20; XI, v. 25 sgg.

(') Cfr. più avanti i due compagni di Ulisse, Euriloco e
Perimede, espressi sul cratere di Parigi — come sul sarco-
fago — in sembianze giovanili, per rendere più evidenti il
loro carattere e la funzione loro attribuita di ieroduli o Ca-
mini.

Monumenti Antichi — Vol. XXIV.

Fedele al suo compito e ligio al modello greco che
aveva dinanzi, nel quale probabilmente era svolto con
svariati e ricchi particolari l'episodio di Ulisse nella
terra dei Cimmerii, egli dà prova di uno slancio e
di una iniziativa finora insospettati in tutta la storia
dell'arte etnisca, mostrando come in una visione lon-
tana l'ignoto paese indicato da Circe.

La grossa cornice che circonda ed isola il qua-
dretto paesistico di forma approssimativamente ovale
nel secondo piano, rappresenta il fiume Oceano che
bagna la misteriosa terra, come si rileva dalla barca
di Ulisse per metà tirata in secco all'angolo sinistro,
e da un delfino guizzante che ancora ha la coda na-
scosta dalla cornice, a riscontro nell'angolo destro (').

Il contenuto del quadretto fu reso a bassissimo
rilievo, ma più ancora dalla varia e viva policromia,
della quale sono rimaste larghe traccie ; nonostante che
l'umidità per la vicinanza della parete rocciosa della
tomba ed i licheni, prodotti dalla medesima causa,
abbiano in gran parte alterato i colori. Si riconosce
tuttavia che il fondo era dipinto in azzurro; i due
delfini guizzanti, ai lati dell'uccello maggiore, di
bianco-giallastro ; la barca di color bruno (') con remo
rosso; il gruppo di palme con folto fogliame rica-
dente a volute, di bianco ; i due uccelli acquatici (?)
posati a destra sulle piante, mostrano chiazze scure nel
corpo e qualche segno di rosso alla coda e alla testa ;
infine l'uccello più grande in terra, il quale non è
altro che un grosso trampoliere, e verisimilmente uno
struzzo, avendo la coda corta e spiovente, è tutto
bianco, tranne il becco e l'occhio che sono rossi (3).
Di color rosso è anche dipinta la cornice a rilievo
che inquadra il paesaggio.

L'intenzione dell'artista è chiara: egli ha voluto
rappresentare un rigoglioso paesaggio tropicale, ricco
di piante e di uccelli, un'isola circondata dal mare,

(') Sebbene sia alquanto deteriorato, si riscontrano sul
delfino le pinne dorsali e l'ingrossamento caratteristico della
testa, che escludono si possa invece trattare di un serpente,
come dopo un esame affrettato potrebbe credersi.

La stessa avvertenza vale anche per il secondo delfino che
si vede a sinistra dello struzzo.

(•) Odissea, XI, v. 3.

(3) Per questo particolare, ma non certo per le propor-
zioni del volatile paragonato agli altri animali che sono nel
quadro, si potrebbe forse pensare anche ad una cicogna.

Le traccie di rosso nel becco e nell'occhio di questo grosso
uccello non sono visibili sulla nostra tavola IV; ma esistono
sull'originale.

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