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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0061

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IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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rilievi delle urne funebri (per lo più fittili, ma anche
di altri materiali), in prevalenza del territorio chiu-
sino, e nei sarcofagi dell'ultimo periodo. Anche per
questo riguardo il sarcofago di Torre San Severo è
un eccellente esempio del genere, ed assume un' im-
portanza tutta speciale.

Sebbene la policromia non si sia conservata in
quantità uniforme su tutti i lati, tuttavia da ciò che
ancora rimane (e che pur troppo, senza adeguati e
solleciti ripari, col passare degli anni sbiadirà sempre
più) si può determinare con sufficiente esattezza il
criterio che l'artista seguì nell'àpplicarla.

I lati A e D ne conservano di meno, poiché erano
a contatto con le pareti rocciose ed umide della tomba,
che assorbirono i colori. Anche il coperchio, per essere
stato forse da molto tempo tolto dalla cassa e deposto
a terra, finì col perdere quasi del tutto i suoi vivaci
colori. Solo il fregio a borchie e rosette, corrispondente
ora sul lato A, mantiene larghe traccie di rosso nel
fondo e di bianco sulle parti rilevate. Ciò fa sup-
porre che il coperchio stesso in origine doveva essere
posto sulla cassa inversamente da come trovasi allo
stato attuale.

Comunque, l'espertissimo disegnatore Guido Gatti
del R. Museo Archeologico di Firenze, al quale si de-
vono, oltre a tutto il materiale grafico e fotografico
qui edito, (eccetto le fotografie dei quattro lati del sar-
cofago, che furono invece eseguite dal bravo operatore
sig. Luigi Raifaelli Armoni di Orvieto), anche le fedeli
riproduzioni a colori del sarcofago, nell'eseguire il suo
prezioso lavoro di copia non potè tener conto, per
correggerlo, di questo possibile spostamento avvenuto.

Uno strato di bianco fu da prima disteso su tutta
la superficie scolpita del monumento, per colmare le
porosità e le lacune, con calce grassa e depurata che
formò una specie di pellicola uniforme di base, come
riscontrai in particolar modo sul lato C, dove la detta
pellicola si spoglia. Gli altri colori che furono adope-
rati a tempera nelle varie parti delle figure, consi-
stono in ocra rossa, in ocra gialla, in nero a base di
manganese, e in turchino prodotto con l'ossido di
rame.

La tecnica con cui queste materie coloranti furono
impiegate, è simile a quella che si riscontrò in tutte
le tombe a camera dipinte direttamente sulla roccia
tufacea, senza l'intermediario dello stucco.
Monumenti Antichi — Vol. XXIV.

Il criterio poi secondo il quale i cinque colori,
compreso il bianco, sono adoperati è convenzionale e
talvolta anche inverosimile. Ma non differisce sostan-
zialmente dal metodo colorista usato anche nei celebri
sarcofagi di Sidone (').

Quanto all'applicazione uniforme del colore sugli
indumenti e sui nudi, valgono bene anche al nostro
caso le parole del Collignon scritte nei riguardi del
sarcofago di Alessandro: « C'est la saillie du bas-
relief qui seule donne aux lumières leur valeur, aux
ombres leur intensité. Le peintre ne modèle pas: il
colore avec des teintes plates des surfaces sculptées
qui ont par elles-mèmes leurs jeux d'ombre et de
lumière (2) ».

Essendo il sarcofago di Torre San Severo pur sem-
pre un prodotto industriale, è assai probabile che dal-
l'officina dove fu scolpito uscisse anche dipinto, forse
per mano dello stesso artista. Così si possono spie-
gare i completamenti a colore di alcune parti delle
armature trascurate nel rilievo, come i baltei e le
cuspidi delle lancie di alcuni guerrieri, e la corda
al collo del montone che viene scannato da Ulisse
sul quarto lato. Ogni descrizione dettagliata delle
parti dipinte nulla aggiungerebbe all'efficacia delle
tavole policrome, eseguite dal Gatti con scrupolosa
fedeltà e lunga pazienza sull'originale ad Orvieto,
non solo per ciò che riguarda il tono giusto dei
colori, ma anche per aver tenuto conto di tutte le
più piccole traccie che di essi rimangono sul fondo
bruno-grigiastro del peperino. Onde mi limito ad in-
dicare all'attenzione dei lettori soltanto il colore
uniforme delle vesti, come per esempio il mantello
purpureo di Polissena e quello turchino con greca
rossa al bordo dell'ombra di Achille in B; gli ornati
geometrici in rosso sulle smerlature delle corazze; i
capelli di tutti i personaggi in giallo e le barbe di-
pinte a nero ; il rosso delle labbra ; la cura minuziosa
di rendere, con tecnica quasi miniaturistica, i denti

(') Cfr. l'opera di Haindy-bey e Th. Reinach, Une necro-
fole royale à Sidon; per le osservazioni intorno alla policromia,
cfr. Collignon, op. cit., pag. 48 sgg.

Limito le mie brevi considerazioni ai monumenti contem-
poranei o quasi, senza risalire fino al sarcofago di Haghia
Triada, e senza prendere in esame il sarcofago delle Amazzoni
a Firenze, dipinto con una diversa tecnica.

(a) M. Collignon, op. cit., pag. 53-

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