Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

DOI Artikel:
Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0060
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
Ili

IL SARCOFAGO ETRUSCO Di jTORRE SAN SEVERO ECC.

112

mente attica, del sec. V a. C. È probabile, come
ho già accennato sopra, che il prototipo o i prototipi
delle quattro rappresentazioni del sarcofago non fos-
sero scultorii, ma piuttosto pittorici, per l'abbondanza
stessa originaria delle ligure, per i chiaro-scuri e gli
scorci, per l'aggruppamento simmetrico fra due li-
stelli, mantenuti fedelmente dallo scultore etrusco, e
infine per i rapporti spaziali tra i personaggi e le
cose inanimate sullo sfondo neutro dei quadri.

proveniente da Salamina ed ora nel Museo Nazionale
di Atene (').

Dopo quanto si è detto, appare chiaro e giustificato
il fatto che lo stile di queste figure derivate da mo-
delli stranieri sia ben diverso da quello tutto locale
che si riscontra nei demoni etruschi della cassa e del
coperchio, così energicamente naturalistici e marcati.

A cagione poi della roccia poco adatta, quale era
il peperino del sarcofago, che non consentiva di rendere

Fio. 54. — Particolare della testa di Polissena sul lato B del sarcofago di Torre San Severo.

Certo sarebbe assai avventata la tesi che possa
trattarsi di una dipendenza diretta da tipi e da schemi
pittorici del sec. V; ma non si può d'altra parte ne-
gare il dovuto valore alle reminiscenze stilistiche di
quel periodo aureo, trapassate attraverso ulteriori ela-
borazioni ed evidentissime nelle scene del nostro sar-
cofago.

Le armature e i vestiti tuttavia, in mancanza
degli originali dipinti scomparsi, corrispondono in ogni
particolare a quelli offerti dalla statuaria e dai ri-
lievi contemporanei. Oltre al mantello che avvolge
con successivi ordini di pieghe il corpo del vecchio
Calcante sul lato B, si confronti il manto che lascia
nudo il petto e parte dell'addome a Plutone (origi-
nariamente Agamennone) sul lato A, e che corri-
sponde perfettamente a quello portato in simil modo
da un giovane sopra un' insigne stele funeraria attica

ogni finezza del modello originario, e data anche l'in-
dole particolare dell'artista etrusco che copiava ela-
borando, non può sorprendere se qualche imperfezione o
lacuna qua e là si nota. Egli d'altra parte seguendo un
sistema molto diffuso al suo tempo — come si rileva da
numerosi cimeli pervenuti fino a noi — dove non arrivò
con lo scalpello, supplì col pennello. Il connubio infatti
delle due arti rappresentative per eccellenza, scultura
e pittura, incomincia in Etruria fin dall'epoca dei
canopi fittili (sec. Vili) (*) e persiste, così come in
Grecia (3), non solo nelle sculture in terracotta di
carattere e destinazione architettonica, ma anche nei

(!) Lechat, op. cit., pag. 120, fig. 23.

(3) Cfr. Not. se, 1915, pag. 16 sgg., fig. 1-3: recente
scoperta di un canopo dipinto a Chiusi.

(8) Cfr. M. Collignon, La polycromie dans la sculpture
grecque, pag. 38 sg.
 
Annotationen