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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Cultrera, Giuseppe: Vasi dipinti del Museo di Villa Giulia
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0179

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349

VASI DIPINTI DEL MUSEO DI VILLA GIULIA

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in bruno denso, bruno diluito e lumeggiature in rosso
violaceo. Un'altra sfilata di animali si trova sul mar-
gine esterno sporgente; ma ai cervi, ai leoni e agli
animali aquatici qui si aggiungono dei cinghiali. Si
presentano egualmente di profilo a destra. In tutte e
tre le zone gli spazi vuoti sono colmati con dei riem-
pitivi più o meno informi.

*

Il piccolo gruppo dei vasi fin qui descritti com-
prende esemplari che rappresentano diverse categorie
della ricchissima classe della ceramica ionica e ioniz-
zante (1). Poco studiati sono finora i vasetti plastici
a forma di animali. Essi sono abbastanza comuni tra
la suppellettile delle necropoli arcaiche dell' Italia (2) ;
ma, in considerazione della fattura, sembra che non
si possa dubitare — per alcuni almeno — della pro-
venienza da fabbriche ioniche. In genere vi si pos-
sono forse riconoscere delle riproduzioni in forme
plastiche delle figure consimili così frequenti nelle
decorazioni dipinte. Maggiore singolarità, in confronto
con la ceramografia, presenta il gruppo, per altro assai
comune, delia scimmia e lo scimmiotto (3). Kispetto
ai primi non può sfuggire una certa affinità con gli
esemplari, certo più antichi, di provenienza cipriota (4).
Non si hanno tuttavia sufficienti argomenti per am-
mettere che i prodotti ciprioti abbiano costituito i
prototipi della analoga produzione più recente. Non
appartengono a uno stesso centro di produzione. Il ca-
priolo e l'istrice del nostro gruppo presentano delle
caratteristiche comuni : argilla biancastra molto fine
e copertura bianco-avorio con tendenza allo scuro;
picchiettature brune molto piccole e più o meno

('j Su questo argomento rimandiamo a quanto abbiamo
scritto a proposito del vaso Chigi (Ausonia, Vili. p. 124
e segg.).

(2) Vari esemplari si possono osservare nello stesso Musco
di Villa Giulia. Altri, ad es., si trovano nel Museo di Berlino
(Furtwangler, Beschreibung, nn. 1313-1316).

(3J La forma, per quanto lontanamente, arieggia certi va-
setti di porcellana, di provenienza orientale. Al Museo di Villa
Giulia se ne ha qualcuno tra la suppellettile di Cerveteri.

(«) Cfr. Perrot, Hist. de l'Art, III, p. 498 e segg.; VI
figg. 390, 391, 392, 454, 455; X, p. 745. Per esemplari pre-
sentanti qualche affinità coi nostri, si vegga: J. Sieveking-
R. Hackl, Die Konigliche Vasensammlung zu Mùnchen, Mttn-
chen, 1912, tav. 5, nn. 48-51 (d'itti cretese-micenei), n. 324 a
(civetta, collocata tra i vasi detti corinti), nn. 765-770 (pro-
dotti supposti italici).

dense; sensibile levigatezza alla superficie. Nel gruppo
delle scimmie e nella lepre la copertura bianco-avorio
ha tendenza al grigio (l). La decorazione del cigno,
sia per i tratti incisi, sia per i caratteri della pit-
tura, ricorda particolarmente la ceramica così detta
corintia. Altre caratteristiche presenta poi il porcel-
lino con la sua copertura biancastra tendente al ver-
dognolo, con la sue macchie brune piuttosto larghe
e la mancanza di levigatezza alla superficie.

Una particolare questione si presenta a proposito
della oinochoe n. 7 (2) e, più ancora, del piatto n. 8.
La loro fattura, specialmente quella del piatto, diffe-
risce sensibilmente da quella della maggior parte della
ceramica ionica, la cui provenienza dal mondo elle-
nico — quali che ne siano stati i particolari centri
di fabbricazione — si può dire accertata. Da taluni
si pensa che simili prodotti di fattura non fine, rin-
venuti in Italia, siano di fabbricazione locale (3). È
assai difficile poter stabilire caso per caso quando si
tratti effettivamente di produzione locale e quando di
prodotti esteri meno fini di altri. Per conto nostro
incliniamo a riconoscere una pai te notevole alla pro-
duzione locale. Come si hanno molte imitazioni del
vasellame greco a figure nere e di quello a figuro
rosse, così è ammissibile che imitazioni si facessero
anche prima, cioè del vasellame ionico.

II.

Ceramica greca a figure nere.

9. Skyphos. Iuv. n. 23332 (tav. III). Dono Gnoli.
Altezza mm. 105.

Botto in più pezzi e ricomposto con qualche
lacuna, supplita in gesso.

Senza manichi, con orlo sporgente a imbuto. Com-
prende, nella metà superiore, un'unica zona a figure
brunastre su fondo rosso, taluna con lievi ritocchi in
rosso cupo.

(*) Il sistema delle picchiettature è comune con vasetti
di altra forma. Si vegga il bombylios di Monaco, presso Sie-
veking-Hackl, op. cit., tav. 28, n. 695.

(a) Per il motivo dei grifi affrontati si vegga il vaso
Francois.

(3) Cfr. Sieveking-Hackl, op. cit., p. 72 e segg.
 
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