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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Cultrera, Giuseppe: Vasi dipinti del Museo di Villa Giulia
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0197

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385 VASI DIPINTI DEL M

lumeggiato di bianco, con un piatto ricolmo nella
destra, e nella sinistra un lembo della clamide rac-
colta dietro la schiena; in alto, una donna seduta,
evidentemente su di un rialzo del terreno non indicato,
vestita di chitone senza maniche e adorna di diadema,
di collana e di armille; questi monili sono lumeggiati
di bianco, come pure dello stesso colore sono lumeg-
giati i calzari. Dall'altra parte: in basso, una donna
in piedi, vestita di chitone e adorna di collana e ar-
mille e di filari di perle alla testa, con un gran piatto
ricolmo in una mano; in alto, un'altra donna seduta;
tutta ammantata, adorna di un ricco diadema al capo
con una benda nella mano destra.

Le due fiancate, sotto i manichi laterali, sono oc-
cupate ciascuna da una grande testa femminile di
profilo verso l'edicola. Il collo del vaso è ornato di
tre grandi palmette alternate con nascimenti di tre
foglio a forma di gigli ; la rimboccatura esterna del-
l'orlo della bocca di un meandro a onde; la parte po-
steriore, sotto il manico verticale, di due grandi pal-
mette sovrapposte, chiuse simmetricamente entro un
sistema di girali, a cui si innestano palmette minori.

Gradevole effetto di insieme; ma disegno piutto-
sto mediocre, non privo di qualche pretenziosità nel
quadro centrale.

40. Frammento di coperchio di pisside. Inv. n. 17920
(tav. XXIII). Acquistato all'Ufficio di esporta-
zione. Lungh. mm. 160.

Forma conica abbastanza pronunciata, con manico
a disco. Vi è rappresentato un efebo alato. Eros, con
una corona in testa, seduto sopra una specie di cesta
cilindrica, di profilo a diritta con il torace di scorcio.
Braccio sinistro proteso con un piatto nella mano;
corona nella destra portata indietro ; braccialetti bian-
chi ai polsi. Altre lumeggiature bianche alle ali, nel
piatto, nella cesta. A tergo della figura, una pianti-
cella con tre larghe foglie; davanti, un sistema di gi-
rali che separa la figura dell'efebo alato da un'altra
composizione figurata, della quale avanzano pochis-
sime tracce. Disegno discreto.

41. Piccolo frammento, probabilmente di cratere. Inv.
n. 17918 (tav. XXIII). Acquistato all'Ufficio di
esportazione. Lungh. mm. ■80.

Contiene l'avanzo di una composizione figurata ese-
guita con straordinaria finezza di disegno, rappresen-
Monumenti Antichi — Vox.. XXIV.

SEO DI VILLA GIULIA ^B(3

tante un vecchio che adagia l'avambraccio destro e il
gomito sinistro a un qualche sostegno che gli sta davanti
prendendosi con la mano diritta la testa reclinata,
che doveva avere la chioma bianca al pari della barba;
ma scomparsa la chioma resa a colorazione sovrappo-
sta, ora la testa apparisce calva. Un poco della barba
rimane sul mento. La fronte è fortemente rugosa. Il
vecchio è vestito di chitone a lunghe maniche, colo-
rate in bianco-giallo, e di clamide. A destra, in alto,
due gambe di un tripode sopra un capitello ionico.
Dall'altra parte, una fascia biancastra, forse un avanzo
architettonico.

*

A prescindere dal vaso Chigi, che non solo del
gruppo ionico e ionizzante, ma di tutta la nostra rac-
colta costituisce il più prezioso cimelio, il gruppo dei
vasi italioti è certamente il più importante (1). Si è
fatta menzione in principio della situla apula con
scena del mito di Pelope. Ma pure a fabbriche apule
appartiene la maggior parte degli altri vasi.

Non abbiamo voluto escludere dalla presente pub-
blicazione i un. 30-32, modesti campioni della così
detta ceramica « messapica » (2) ; molto comune nei
luoghi di origine, solo da questi tre esemplari è finora
rappresentata nel Museo di Villa Giulia: un cratere
a imbuto, che si ritiene caratteristico della Daunia,
un cratere a stamnos, che sembra caratteristico della
medesima regione, e una « torzella ». tipo derivato
evidentemente dalla forma dei vasi villanoviani e
peculiare della Messapia, anzi particolarmente del
Leccese.

A fabbrica pugliese appartiene il cratere a colon-
nette n. 33; e così pure la pelike n. 34 (3), le due

(*) Per la ceramica italiota si vegga il lavoro del Patroni,
La ceramica antica nell'Italia meridionale, in Atti dell'Ac-
cademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti (di Napoli),
voi. XIX, parte II. Cfr. Ausonia, VII, pag. 150 e segg.

(2) Su questa classe di ceramica, in genere, si vegga:
G. Patroni, Monum. dei IÀncei, VI, 1806, col, 549 e segg.:
id. La Ceramica antica dell'Italia meriaionale, p. 1 e segg. ;
M. Mayer, Ceramica dell'Apatia preellenica. I. La Mes-
sapia, in Bull. deWImp. Ist. arch. yerman. (sez. rom.), XII,
1897, p. 201 e segg.; II. La Paucezia, periodico cit., XIV,
1899, p. 13 e segg., III. Daunia, periodico cit., XIX, 1904,
p. 188 e segg., p. 276 e segg.; IV Daunia; V. Tarent, pe-
riod. cit., XXIII, 1908, p. 167 e segg. Dello stesso autore si
vegga poi la nuova opera complessiva sull'argomento: Apu-
lien, Leipzig, 1914.

(*) Per la forma, Patroni, La Ceramica dell'Hai, merid.,
flg. 92, e ultimo vaso della fig. 107.

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