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383

VASI DIPINTI DEL MUSEO DI VILLA UIOLIA

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nudo, di scorcio a sinistra, con una benda nella mano
sinistra abbassata e uno specchio nella destra sollevata.
Nelle due fiancate, sistemi di palraette e girali, ma
senza simmetria nella disposizione.

La rappresentazione dell'amazonomachia è da ri-
tenersi un soggetto generico ; difficilmente sapremmo
indurci a riconoscervi il noto episodio di Achille e
Pentesilea ('). Il disegno, specialmente sulla faccia
con l'amazonomachia, malgrado non sia privo di qual-
che difetto, non manca di pregi. La figura dell'Amaz-
zone che lancia il giavellotto, nel piano superiore, pre-
senta una torsione del corpo assolutamente innaturale,
che si può ritenere una bravata dell'artista fatta con
piena coscienza (*). Notasi in questa stessa faccia una
certa monotonia di movimenti. La maggior parte delle
figure, sia che si presentino di prospetto, sia che di
schiena, pendono verso lo stesso fianco e quasi con lo
stesso grado di inclinazione. Ila tale difetto è compen-
sato dalla buona modellatura a tratti franchi, ma non
senza ricercata finezza. Il gruppo della zona inferiore
rivela poi qualche cosa di più che non la semplice va-
lentia tecnica: nei volti delle tre figure c'è un'espres-
sione di sentimento, che. per quanto resa con grande
semplicità di mezzi, non può passare inosservata. E il
mezzo adoperato per il conseguimento di questo effetto
è lo stesso non ignoto ai ceramografi dell'età arcaica(3):
dare alle teste un atteggiamento che, senza bisogno di
nulla cambiare nei lineamenti normali del viso, confe-
risca a questo una maggiore intensità di espressione.

Sul rovescio il disegno è assai più andaute. Non vi
mancano per altro franchezza e bravura; nella figura
dell'efebo seduto, per esempio, sono egregiamente rese

la delicatezza e la mollezza di un corpo effeminato. Ma
per la sommarietà delle linee, alcune parti di questa
figura — il collo e le braccia soprattutto — sono addi-

(') Sembra evidente, infatti, che l'Amazzone è stata col-
pita dal guerriero che si allontana e non da quello che la
sorregge.

(2) In fatto di bravate, relativamente a rappresentazioni
di amazonomachie, non possiamo non ricordarci del fregio del
Mausoleo di Alicamasso, ove un'Amazzone a piedi, per il suo
movimento, offre delle analogie con la nostra figura (Collignou-
Baumgarten, Gesckichte der griee.h. Plaslik, II, fig. 167), e
un'altra cavalca a rovescio, cioè volgendo il tergo alla testa
del cavallo (Collignon, op. cit., fig. 167).

I3) Si vegga il fregio con la caccia alla lepre nel raso
Chigi {Ausonia, Vili, tav. V, p. 121).

rittura deformi. Anche certe particolarità stilistiche,
come la forma degli occhi, rivelano una mano diversa.

39. Hydria. Inv. n. 22593 (tav. XXIII). Acquistata
all'Ufficio di esportazione Alt. mm. C95.

Ben conservata.

Come il vaso precedente, di argilla color rossastro
affumicato. Sopra un largo fregio a meandro si imposta
la composizione figurata, che, naturalmente, ha il suo
centro sulla faccia opposta a quella dell'ansa verticale
e si stende alla spalla del vaso fino alla base del collo.
Nel mezzo, sopra un basamento, un'edicola a prospetto
bianco con lumeggiature gialle, la cui trabeazione con
relativo frontone è sorretta da due pilastri. Nel tim-
pano, una maschera a faccia rotonda. Gli acroterì sono
decorati di palmetti'. Dentro l'edicola, due figure fem-
minili, colorate in bianco su fondo nero e disegnate a
tratti gialli: l'ima, a sinistra, seduta; l'altra, di fronte,
in piedi. La prima, vestita di chitone discinto e di
himation che le avvolge le gambe, tiene nelle mani, ap-
poggiandolo alle ginocchia, uno di quegli arnesi a fog-
gia di scala a pinoli, ohe, secondo l'interpretazione più
probabile, altro non sono che dei telai a mano (2). La
seconda, vestita di solo chitone discinto, le sta davanti
con un piccione sull' indice della mano destra. En-
trambe portano un piccolo velo legato a cuffia attorno
ai capelli. Fuori dell'edicola, quattro figure, due per
lato, collocate rispettivamente su due piani differenti.
A sinistra: in basso, un efebo dalla lunga capiglia-
tura arruffata e la testa cinta da un ricco diadema

(') Cfr. Ancienne collcction Woodyat, n. 102; Gabrici,
op. cit., col. 693.

(2) Seguiamo l'interpretazione del Millin (Pemtures des
vases grecs, II, 1810, p. 29 ; Description des tombe» de Cimose,
1816, p. 25). Per le varie interpretazioni del suddetto oggetto
si vegga H. Heydemann (De scalae in vatorum picturis signi-
/icatu in Annali dolVInst., 1S69, p. 309 e segg.). Lo Heyde-
mann, d'accordo con Giovanni Jatta ( Catalogo del Museo Jatta,
p. 80, p. 142), ritiene trattarsi di uno strumento musicale,
che egli definisce " sistro apulo». Quest'idea dello strumento
musicale è condivisa, per esempio, da S. Reinach (Répert. des
vases peints, I, p. 323; ; e la denominazione di « sistro apulo »
è accolta da H. B. Walters (Catal. of Greek and Etruscan
vates in the Brit. Museum, IV, F272, K331, F414) Ma,
anche ammesso che si tratti di uno strumento musicale, la
qualifica di apulo non sarebbe giustificata, visto che lo stesso
arnese trovasi raffigurato in vasi greci (cfr. A. de Ridder,
Catal. de vases peints de la Bibliotheque Nationale, tav. XVI,
n. 907; Stackelberg, Die Oràber der Hellenen, tav. XXXIII;
Daremberg-Saglio, Dictionn., IV, 1, fig. 5472; Pcrrot, /list,
de l'Art, X, fig. 155).
 
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