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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ducati, Pericle: La sedia Corsini
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0216

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LA SEDIA CORSINI

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isolatamente dal Brizio ('), secondo la quale il carat-
tere della processione sarebbe essenzialmente fune
ratio; il vaso sostenuto con una stanga dai due per-
sonaggi dal largo cappello sarebbe un vaso cinerario
e, data la pertinenza sostenuta dal Brizio della sibila
alla civiltà villanoviana o umbra, umbro sarebbe il
funerale rappresentato nella zona seconda della situla
stessa. In realtà, osserva il Brizio, questo vaso recato
dai due personaggi ha la forma identica alla situla
in cui è effigiata, ma questa situla ricoperta da una
rozza sfaldatura di arenaria, aveva servito da cine-
rario ed aveva costituito una tomba di cromalo in
mezzo alle altre tombe, in prevalenza di inumati,
della necropoli della Certosa (2).

La ipotesi del Brizio, prescindendo dalla attribu-
zione della situla all'arte umbra, si presenta per dav-
vero, a primo aspetto, assai seducente, poiché essa
meglio soddisfa per quel che riguarda l'uso che nella
processione aveva questo recipiente sostenuto dai due
personaggi, tenuto conto altresì della posizione cen-
trale che esso vaso occupa nel bel mezzo della pro-
cessione. La quale invero può essere divisa in tre
parti ben dist;nte. La prima sarebbe composta dalla
bestia bovina da sacrificare in onore dello divinità
infernali, da quattro uomini e da tre donne attinenti
al sacrifizio : il primo uomo conduce le vittime, il
secondo è con un secchiello, forse uno àfiriov, il
terzo con una capeduncola, il quarto, credo, con la
pietra focaia per suscitare il fuoco, tenuta religiosa-
mente dalla mano ricoperta dal mantello; la prima
delle donne e la seconda hanno recipienti, che forse
contengono farina di orzo, la terza ha un fascio di legna
per il fuoco. La seconda parte, principale, sarebbe
composta dai due personaggi arrecanti la situla o urna
funebre, dai due servi portanti un vaso accessorio,
forse contenente il corredo sepolcrale, da un terzo
servo conducente l'ariete da sacrificare in onore del
defunto e da tre personaggi infine, forse parenti o

pata dallo Zannoni, op. cit., pag. 133 e segg. e che ha il suo
più recente sostenitore in Grenicr, op. cit., pag. 373.

(1) Nell'opera postuma Guida del Museo Civico di Bo-
logna, 1914, pag. 105. Anteriormente invece lo stesso Brizio
nell'opera V Appennino bolognese, pag. 221, aveva definito
questa processione della situla come sacrificale e sacerdotale.

(2) E la tomba n. 68 della necropoli della Certosa (Zan-
noni, op. cit., pag. 101).

amici del morto. La terza parte comprenderebbe le
tre donne portanti i recipienti con le bevande per il
banchetto funebre e due ministri del culto, con l'ala-
bastron, con l'olio e con un recipiente il primo, con
la scure e lo schidione il secondo.

Ammetto tuttavia che su tale esegesi, che ho
cercato di sviluppare un po' nei suoi particolari e
che pare la più soddisfacente, potrebbe nascere qualche
dubbio.

Prima di tutto si dovrebbe ammettere una distanza
non lieve dall'ustrino al luogo del seppellimento,
mentre sarebbe da aspettarsi, secondo l'uso omerico ('),
che e ustrino e tomba, quando non coincidessero in
una sola località, fossero tutt'altro che discosti l'uno
dall'altra, sì da non necessitare la solenne e ben ordi-
nata processione esibita dal monumento felsineo. E
potrebbe inoltre essere obbiettato che le vittime, il
toro e l'ariete, avrebbero dovuto essere scannate sul
rogo.

Mi pare tuttavia che queste due presunte obbie-
zioni non siano tali da infirmale la esegesi sopra
esposta, poiché si può supporre che la processione
abbia dovuto formarsi nel trasportare non solo le ce-
neri del defunto, ma anche il suo corredo funebre, dal
luogo dello ustrino non già privato, ma pubblico, al
luogo della sepoltura, e si può supporre che il toro
e l'ariete siano da sgozzare anche sulla tomba stessa,
cpme viatico propiziatorio del defunto che scende nella
tomba, iniziando il suo viaggio all'Averne

Dati i rapporti innegabili che esistono tra la
scena della situla e quella della sedia, potrebbe sor-
gere un altro dubbio dalla considerazione elio, in
realtà, in questo ultimo monumento non può eviden-
temente trattarsi di un vaso cinerario, riguardo al
recipiente sostenuto da due persone; ciò viene escluso
dal mestolo che il secondo dei portatori tiene, un
simpulo, che non può se non riferirsi al vaso sostenuto
da lui e dal suo compagno. Ma non possiamo da ciò
dedurre una identità di contenuto pei due monumenti
e negare ogni carattere mortuario alla scena del mo-
numento felsineo. Nel quale, invero, i due personaggi

(') Si veda, pei funerali di Patroclo, Iliade, XXIII. v. 252
e segg., in cui la tomba sorgr proprio nel luogo della pira;
ma, pei funerali di Ettore, Iliade. XXIV. v. 795 e segg., que.-to
è tutt'altro che certo.
 
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