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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0264

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519

LA CAVERNA DI LATRÒN1C0 ECC.

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a graffito e punteggio che anche qui si associa alle
anse a nastro, la quale associazione caratterizza i ben
noti depositi italiani che si son ricordati.

Già il Colini aveva riconosciuto che « cotesta ce-
« ramica a superficie nero-lucida, che a causa della
« cottura, talora volge al grigio e bruno, ha un certo
« valore dal punto di vista cronologico anche indi-
« pendentemente dalle forme e dagli ornati di vasi,
« perchè rivela una tecnica quasi sconosciuta nelle
« più antiche stazioni neolitiche, ma molto diffusa
« nel nostro paese durante l'età del bronzo iu ispecie
« nelle terramare, e in quel gruppo di caverne e di
« stazioni contemporanee all'aperto e nei fondi di ca-
« panne che contengono traccie più o meno evidenti
« della medesima civiltà » (1).

Le ricerche posteriori hanno messo anche più in
evidenza il carattere peculiare che cotesta ceramica
acquista nei depositi enei dell'Italia meridionale, ed
un esperto conoscitore di questa, il compianto An-
tonio Jatta la definì « la più caratteristica produzione
« dell'età del bronzo nelle Puglie » (2).

Ma soprattutto le anse ad alto nastro slargato,
con foro, ora semplici ora insellate e sagomate, sono
veramente caratteristiche, tanto che il Quagliati le
disse « l'indice più significativo della regione nella
« quale la nuova civiltà italica era giunta » (3).

Al Gervasio non parve sostanziale la differenza
tra esse e quelle cornute terramaricolo, mentre per
lo Jatta Ant. caratterizzano la lavorazione indigena
modificatasi sotto l'influenza dei terramaricoli (4).

Il Colini, avvertendo le differenze tra queste e le
corrispondenti a vertice incavato o a cornetti della
Sicilia, ritenne che, come la decorazione a punti,
scarsa e rudimentale nel secondo periodo siculo, pos-
sano essere sorte indipendentemente da un nucleo co-
mune (5).

Va anche per la cronologia fermata l'attenzione
sulla decorazione graffita e punteggiata a mano libera
che pure a Latrimi co ci si presenta su taluni vasi
della ceramica nero-lucida di tecnica enea.

(!) Colini, B. P. /., XXXIII, 1907, pag. 127.

(2) Jatta, 1. e, pag. 195.

(3) Quagliati, Rassegna pugliese, anno 1910, pag. 259.

(4) Gervasio, 1. e, pag. 233. — Jatta, 1. c. pag. 179.

(5) Colini. B. P. I., XXX, 1904, pp. 289, 291.

In nessun altro deposito della Penisola, prima eli e
a Latrònico, la decorazione a punteggio eseguito a
mano libera, ed associato al rude graffito, era apparsa
in tanta copia.

La semplicità degli elementi costitutivi di cotesta
decorazione spiega facilmente perchè se ne trovi
qualche scarso saggio in depositi più antichi. Ma qui gli
elementi, che sono specialmente rombi e triangoli si
scelgono, si coordinano iu un sistema ben definito; i
motivi ornamentali non invadono più a caso la super-
ficie del vaso come nel nostro materiale neolitico,
ma decorano una determinata parte del vaso. Si ammira
la sicurezza con cui le bande si snodano in spirali o
si biforcano raccordandosi: vi si associa il trian-
golo curvilineo a occhio, inusitato in Sicilia secondo
le osservazioni dell'Orsi ('); compare con la stessa
tecnica, in depositi similari ricordati, il meandro.
Può bene pertanto parlarsi di uno stile che prenda
nome da Latrònico-Pertosa (2).

Già il Colini aveva indicato le stazioni in cui si
rinvennero decorazioni a puntini eseguiti a mano
libera e cioè i fondi di capanna di Vhò nel Piade-
uese (Cremona), di Fano, di Vayes in Val di Susa,
di fase neolitica, la Grotta dell'Onda (Alpi Apuane),
il sepolcro di Andria (Bari), la necropoli di Anghelu
Ruju (Sassari), e gli scarichi del Castelluccio (Sira-
cusa); giudicate eneolitiche, e del Plemmirio del
secondo periodo siculo.

« Ma - egli avvertiva — gli ornati del frammento
« ricordato della Valle della Vibrata » (che è la cape-
duncola che ho citato sopra)... « si legano special-
« mente al sistema decorativo proprio dell' indu-
« stria fittile di un gruppo archeologico dell'Italia
« centrale ed inferiore, che comprende finora le grotte
« Nicolucci presso Sorrento e delle Felci nell'Isola
« di Capri, quelle del Zachito e di Pertosa (Salerno)
« e le Camerucce sepolcrali del Materano, esteu-
« dendosi fino alle stazioni delle Conelle e della
« Pieve presso Arcevia (Ancona) e della Bertarina
« (Forlì) » (3).

(*) Orsi, Sep. protos. di Oela, 1. e, pag. 131, tav. Ili,
flgg. 7, 11.

(2) Lo stile di Pertosa già era stato tenuto distinto dal
Peet, Scop. preistor. a Matera e nel sud d'Italia in generale.
traduzione Vanzolini, pag. 15.

(3) Colini, Le scoperta archeol. ecc.. 1. e, XXXIII, 1907,
pp. 119, 120, 127.
 
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